lunedì 15 dicembre 2008

Notizie dal Centro Orientamento Educativo in RD Congo


La biblioteca è stata una delle prime attività svolte dai giovani volontari del COE a Tshimbulu, nata anche prima della creazione del Centro stesso. Un contatto permanente tenuto per oltre un anno con i responsabili delle scuole superiori, ascoltando e recependo i loro consigli e
suggerimenti, incontri nelle scuole per sensibilizzare i giovani e far conoscere il Centro, un aumento consistente di libri (passati da circa 300 ad oltre 1.000) hanno portato a registrare un aumento considerevole della frequenza della biblioteca. In effetti si è passati da un’apertura due volte alla settimana a tre volte la settimana (martedì, mercoledì e venerdì). La frequenza media settimanale è passata da 35 a 218 lettori.

I lettori sono costituiti da giovani delle scuole superiori, gli “sportivi” cioè i bambini delle scuole elementari che frequentano i corsi di cacio e pallavolo e gli insegnanti stessi che usano i vari manuali scolastici per preparare le lezioni. La presenza delle ragazze, nonostante sia aumentata (i primi due anni era nulla) rimane molto bassa rispetto ai ragazzi.

In effetti la stragrande maggioranza dei genitori preferisce mandare a scuola i figli a discapito delle bambine, poi ragazze. Il fenomeno dell’analfabetismo femminile è molto elevato nella RD Congo (media nazionale 44% delle donne con più di 15 anni) e nei villaggi è più consistente. Il COE si è impegnato a dare il suo contributo, la sua goccia nel mare, sostenendo in 4 villaggi (Tshimbulu, Mfuamba, Tshikisha e Kazadi) corsi di alfabetizzazione frequentati da 118 persone di cui
115 donne. Durante le attività di doposcuola del Centro, sempre più improntate come attività di “éveil”, si cerca di iniziare i bambini delle elementari all’amore per la lettura adattando i corsi al livello dei bambini. La presenza di fumetti, storie in Tshiluba e racconti in francese aiuta notevolmente il lavoro degli animatori.
Si vorrebbe aumentare il numero di libri presenti per cercare di accontentare sempre più i lettori, la difficoltà che si ha a Tshimbulu, e in tutto il Paese, è la reperibilità dei libri. È molto difficile trovarli.



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venerdì 12 dicembre 2008

Lester Brown e l'economia irresponsabile


Mi permetto di ripubblicare un testo apparso sul blog di Grillo qualche giorno fa. Parla Lester Brown, presidente dell'Earth Policy Institute, autore del libro "Plan B 3.0" e vincitore di numerosi premi per la preservazione dell'ambiente. Il Washington Post lo ha definito "uno dei più influenti opinionisti del mondo".
Nel leggere le sue parole mi sono ricordato che, durante l'ultima formazione sulla cultura della pace da me tenuta vicino Napoli, una professoressa definì le mie considerazioni come una 'rivoluzione copernicana'.
Ebbene, questo testo dimostra che non sono l'unico a pensarla in questi termini.

"La sola cosa più importante che i governi devono fare è costringere i mercati a dire la verità. Il mercato fa bene molte cose. Una cosa che non fa bene è includere i costi indiretti (nel consto finale dei prodotti, ndr). Per esempio, nell’acquistare un litro di benzina, paghiamo il costo dell’estrazione del petrolio, il trasporto alla raffineria, la raffinazione del petrolio in benzina, il trasporto della benzina al distributore. Non sosteniamo il costo del trattamento delle infezioni alle vie respiratorie causate dal respirare aria inquinata, non paghiamo il costo dei danni da pioggia acida, certamente non paghiamo i costi del cambiamento climatico.
Quando il governo britannico chiese a Sir Nicholas Stern, ex economista capo della Banca Mondiale, di stimare i costi delle conseguenze del cambiamento climatico, questi sottolineò come il cambiamento climatico fosse il risultato di un gigantesco fallimento del mercato. Intendeva dire che, non avendo conteggiato il costo dei cambiamenti climatici nel prezzo della benzina o del carbone, la generazione successiva si trova a fronteggiare costi enormi causati dal cambiamento climatico: lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, tempeste sempre più violente e via dicendo. Abbiamo bisogno di costringere il mercato a dire la verità. Dobbiamo includere i costi indiretti. E ora sappiamo quali sono.
E dobbiamo farlo riducendo le tasse sul reddito e aumentando le tasse sull’emissione di CO2. Va fatto progressivamente, in un arco di 10-12 anni, così la gente saprà cosa aspettarsi e pianificherà opportunamente le proprie scelte. Altri preferiscono l’approccio del mercato di anidride carbonica: imponi un limite alle emissioni e rendi negoziabili i diritti ad inquinare.
È quello che ha cercato di fare l’Europa, ma non si è dimostrato molto efficace. La maggior parte degli economisti predilige la via della riprogettazione delle aliquote fiscali. È il sistema più efficace per ristrutturare l’economia e per costringere il mercato a dire la verità sulla questione ambientale. Viaggiando per il mondo mi sento chiedere spesso: cosa posso fare, cosa devo fare? E penso che la gente si aspetti che risponda: ricicla il tuo giornale, o sostituisci la lampadina una a maggiore efficienza.
E certamente sono azioni importanti. Ma ora ci troviamo di fronte all’esigenza di ristrutturare l’intero sistema economico. Dobbiamo costringere il mercato a dire la verità sulla questione ambientale. E ciò significa diventare politicamente attivi.
Per decine di anni noi ambientalisti abbiamo parlato di salvare di pianeta. Ora parliamo di salvare la civiltà stessa.
Perché la pressione crescente di problemi quali il picco del petrolio, l’innalzamento del costo del petrolio, scarsità di cibo, scarsità di acqua e tutti i problemi connessi al cambiamento climatico, spaventano un numero sempre crescente di governi in via di fallimento spingendo il mondo verso una situazione in cui il mondo stesso potrebbe diventare incontrollabile.La salvezza della civiltà non è uno sport da spettatori. Non possiamo sederci ad aspettare che qualcuno lo faccia al posto nostro. Tutti abbiamo un interesse in gioco. Tutti abbiamo figli o nipoti. E dobbiamo pensare a ciò che dobbiamo fare e a quanto velocemente dobbiamo farlo, per salvare la civiltà.
Parliamo da un sacco di tempo di sviluppo sostenibile. L’alternativa allo sviluppo sostenibile è lo sviluppo insostenibile, che è la decrescita economica e il fallimento. E se guardiamo retrospettivamente alle precedenti civiltà ci rendiamo conto dei problemi ambientali che non sono stati in grado di gestire. Per i Sumeri si è trattato della concentrazione salina nel terreno. Tentarono di gestirla passando dalle colture di frumento a quella dell’orzo.Ma il livello di salinità continuò ad aumentare portando alla scomparsa delle colture di orzo e della civiltà stessa. Con i Maya si tratto di erosione del suolo, a causa del disboscamento e dell’eccessivo sfruttamento agricolo. Con il declino del sistema di produzione di cibo, scomparve anche la civiltà Maya. Ora tutto è giungla. E le terre dove vivevano i Sumeri sono desertificate. Sappiamo dall’esperienza che se le civiltà non sono in grado di gestire i problemi ambientali, questi portano al declino della civiltà stessa."



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venerdì 5 dicembre 2008

Le bombe a grappolo finiscono al bando. Era ora!


Non mi sembra di aver letto titoli a tutta pagina sulla firma del trattato che vieterà la produzione, lo stoccaggio e l'uso delle bombe a grappolo (cluster bombs). Evento sicuramente meno importante dell'arrivo di Beckham al Milan, lo capisco. Mi permetto solo di segnalare un breve video che forse chiarisce meglio di tante parole cosa provoca un bombardamento con cluster bombs su un territorio abitato.
Si aggiunga che spesso alcune di queste piccole bombe rimangono inesplose sul territorio in attesa del prossimo bambino di passaggio che le toccherà, facendosi saltare un piede o peggio.

Unimondo ci informa che centinaio di nazioni - tra cui l'Italia - hanno iniziato ieri a firmare presso il municipio di Oslo, in Norvegia, la Convezione internazionale che mette al bando le 'cluster bomb', o bombe a grappolo, responsabili della morte e della menomazione di migliaia di persone. Seppur manchino all'appello alcuni tra i maggiori produttori dei micidiali ordigni - tra cui Stati Uniti, Cina, Russia, Israele, India e Pakistan che hanno disertato fin dall'inizio il 'processo di Oslo'- "è una giornata storica perchè oggi abbiamo confermato che le bombe a grappolo saranno vietate per sempre" - ha detto il premier della Norvegia, Jens Stoltenberg, primo firmatario dell'accordo. "Questa convenzione renderà il mondo un posto più sicuro e più piacevole in cui vivere" - ha aggiunto Stoltenberg.

Chi ragiona così tanto da chiedersi come mai all'appello mancano proprio i Paesi militarmente più aggressivi troverà in rete parole inneggianti alla sacralità della difesa nazionale e alla necessità di dotarsi di strumenti bellici efficaci. Se, come sostengono all'UNESCO, l'educazione alla cultura della pace è costruire la pace nella mente degli uomini, in questi Paesi ci sono ancora ponti interminabili da costruire.



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martedì 2 dicembre 2008

Obama per i diritti umani, il Vaticano contro


Rimbalzano da un capo all'altro del web le dichiarazioni di padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, in merito alla proposta di depenalizzazione dell'omosessualità in sede ONU. Afferma Lombardi:
"la proposta cerca di introdurre una dichiarazione di valore politico che si puo' riflettere in meccanismi di controllo in forza dei quali ogni norma che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale puo' venire considerata contraria al rispetto dei diritti dell'uomo."

Nel dire questo padre Lombardi afferma una cosa decisamente inesatta. Infatti, checché ne pensino al Vaticano, ogni norma che non ponga esattamente sullo stesso piano ogni orientamento sessuale è del tutto e senza dubbio contraria al rispetto dei diritti dell'uomo, in aperta violazione dell'articolo 1 (Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti) e dell'articolo 2 (Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione) della Dichiarazione Universale.

Buone notizie invece dagli Stati Uniti d'America. Il presidente eletto Obama ha nominato ambasciatore all'ONU la clintoniana Susan Rice, giovanissima sottosegretario per l'Africa nella precedente amministrazione democratica, brillante, ambiziosa, apertamente contraria alla guerra in Iraq e in prima linea contro la tortura, intransigente sulle politiche umanitarie e di integrazione del continente africano. Insomma, all'ONU viene mandata una persona che parla di costruzione della pace con esperienza e consapevolezza, nel posto che fu dell'oscurantista guerrafondaio John Bolton ed è occupato oggi dal sinistro Khalilzad, nativo afghano di cui sicuramente sentiremo ancora parlare.



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lunedì 1 dicembre 2008

Pace significa anche guerra all'AIDS


Il primo dicembre si celebra la Giornata Mondiale per la lotta all'AIDS il cui scopo è diffondere consapevolezza dei comportamenti individuali per affrontare la pandemia che ad oggi avrebbe ucciso oltre 25 milioni di persone in tutto il mondo, il che ne fa una delle più terribili epidemie della storia. Nel solo 2005 sono stati stimati circa 3,1 milioni di morti di cui 570.000 bambini. 40 milioni di persone oggi vivono infette da HIV in tutto il mondo. 33,2 milioni sono gli ammalati di AIDS, di cui 2,1 milioni sono bambini di eta' inferiore ai 15 anni. La Giornata Mondiale vuole mantenere accesi i riflettori su questo disastro umanitario che affligge in particolare le zone più povere del pianeta, essendo la causa diretta di quasi il 5% dei decessi al mondo.

"Meno persone muoiono oggi di AIDS e meno persone sono infette da HIV, ma l’AIDS rimane ancora oggi una delle prime dieci cause di morte nel mondo e la principale in Africa". Lo afferma il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon nel suo messaggio per la 'Giornata mondiale dell'AIDS' che si celebra oggi. Nonostante i passi avanti ottenuti grazie ai "governi che mantengono i loro impegni di accrescere l’accesso universale a attività di prevenzione, trattamento, cura e sostegno (…) non c’è spazio per il compiacimento", sottolinea Ban Ki-moon, secondo il quale è importante eliminare "la discriminazione che ancora pregiudica la possibilità che molti possano apprendere come prevenire l’HIV e ottenere trattamenti terapeutici".

L’HIV/AIDS è una vera catastrofe umanitaria. Ogni giorno si verificano 13.700 nuove infezioni da HIV, il 90% delle quali sono nel mondo in via di sviluppo. 3,4 milioni di persone in Africa vengono infette ogni anno. Tra queste oltre il 50% sono giovani fra i 15 e i 24 anni di età.
Ma l’AIDS è anche e soprattutto una malattia della povertà. Anzitutto perché l’ignoranza ne è oggi una delle cause principali. In secondo luogo perché i trattamenti medici sono oggigiorno molto efficaci ma hanno un costo inarrivabile nei luoghi del mondo dove più sarebbero necessari. Motivo ne sia la politica CRIMINALE delle grandi case farmaceutiche che immettono sul mercato solo farmaci brevettati e dal costo altissimo, evitando di rendere disponibili farmaci generici non “di marca” per i Paesi più poveri e condannando praticamente a morte milioni di persone ogni anno.

Grazie all’avidità delle industrie farmaceutiche vi sono Paesi nel mondo, ad esempio nell’Africa subsahariana, in cui intere generazioni di giovani sono a rischio di morte. Nessuno Stato può fare programmi di sviluppo quando deve mettere in conto la perdita di una parte importante della popolazione giovane. In questi Paesi dove non c’è né prevenzione né cura, chi vuole sopravvivere ha solo una possibilità: emigrare in un Paese ricco e sperare di integrarsi nel sistema sanitario locale.



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