sabato 24 gennaio 2009

Guerre di strutturale ingiustizia

Una delle tante guerre spaventose ma sconosciute che si combattono oggi nel mondo è in Sri Lanka, una volta chiamata Ceylon, isola grande quanto Sicilia, Sardegna e Corsica messe insieme e posta a sud della sconfinata India.
Tutto ciò che noi conosciamo di questo stato insulare è l'ottimo tè e il volto di migliaia di uomini e donne di servizio che sono venuti in Italia a lavorare nelle case dei ricchi e dei nobili. A Napoli anni fa la comunità di servitori singalesi contava varie centinaia di persone che si riunivano la sera sempre allo stesso angolo di piazza Municipio per discutere e rilassarsi.

La guerra in Sri Lanka è un conflitto a sfondo etnico, tra una maggioranza singalese che da decenni governa l'isola e una minoranza tamil che rivendica un proprio stato separato nel nord est dell'isola. Tamil e Singalesi sono diversi per lingua, cultura e religione, per abitudini e stili di vita, per attività e risorse economiche. Sono due popoli diversi che vivono nella stessa isola.
In teoria essi hanno stessi diritti e doveri, fino al punto in cui la lingua tamil è lingua ufficiale dello stato, sebbene parlata solo da un quarto della popolazione. Essa viene usata per làinsegnamento, per la giustizia e per tutti i documenti ufficiali.

Eppure vi è un grave problema di accesso al lavoro e all'istruzione, una mancanza di partecipazione politica e di presenza a livello decisionale. Come in Italia la Costituzione riconosce la parità di diritti e doveri a uomini e donne, ma solo una bassa percentuale di donne è in posizioni decisionali, allo stesso modo in Sri Lanka tutti sono uguali ma i Tamil arrivano sempre secondi.
Le ragioni di questa esclusione sono storiche, nulla a che fare con qualità oggettive come forza, intelligenza o capacità di lavoro. Essere tamil o singalese non significa in nessun modo essere migliore o peggiore, è solo una questione di diversità.

Da questa esclusione nasce la guerra che da decenni insanguina lo Sri Lanka, che ha causato oltre settantamila morti e decine di migliaia di feriti, e che da mesi sta minacciando centinaia di migliaia di civili che fuggono dalle zone di combattimento. Il clero cattolico locale ha inviato una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, chiedendo di fermare "gli indiscriminati bombardamenti aerei e d'artiglieria su insediamenti civili" che "uccidono e mutilano ogni giorno bambini, madri e ragazzini", e che "non risparmiano nemmeno scuole, ospedali, luoghi di culto e altri obiettivi civili protetti dalla Convenzione di Ginevra".

Nella lettera viene chiesta all'Onu di fermare questa guerra con la seguente motivazione: "Alla radice di questa guerra vi è la STRUTTURALE INGIUSTIZIA e la veemente negazione dell'UGUAGLIANZA e della DIGNITA' della popolazione tamil dello Sri Lanka, perpetrate per decenni dai governi che si sono succeduti in Sri Lanka guidati dalla maggioranza singalese."

"Non c’è Pace senza Giustizia", ripeté Giovanni Paolo II parafrasando Martin Luther King.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

noi abbiamo tutto e non ci rendiamo conbto di quello che succede nel resto del mondo

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.