venerdì 7 agosto 2009

Uribe sempre più isolato in America Latina

Questo articolo è stato pubblicato il 7 agosto 2009 su Dazebao

Aumenta l’isolamento internazionale del presidente della Colombia Álvaro Uribe in seguito alla sua scelta di aumentare la presenza statunitense nel Paese, per combattere contro i cartelli della droga e contro i circa 9mila guerriglieri marxisti delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc), in guerra contro il governo da quasi mezzo secolo.

Colloqui sono in corso per la firma di un accordo che consentirà alle forze americane l’accesso a sette basi militari in territorio colombiano. Un contratto di affitto valido per dieci anni dovrebbe essere firmato a fine mese, anche se sul piano pratico poco cambierà rispetto ai trattati già esistenti dal 1999, quando a Washington fu lanciato il famigerato “Plan Colombia”, 5 miliardi di dollari in aiuti militari e la dislocazione di forze speciali nel Paese sudamericano per la formazione dei quadri locali e per la condivisione di informazioni di intelligence.

La quantità di truppe USA in Colombia, ad oggi intorno alle 300 unità, non dovrebbe superare il tetto di 800 soldati e 600 contractors civili, il massimo consentito nel quadro del patto militare già in vigore. Le forze antidroga della U.S. Air Force dovrebbero trasferirsi a Palanquero, nella valle della Maddalena, dopo essere state invitate dal presidente ecuadoregno Rafael Correa a lasciare la base di Manta, in Ecuador, dove erano dislocate fino al 17 luglio scorso.

La mossa di Uribe ha scatenato un vespaio di critiche da parte degli altri leader regionali, in particolare i leader socialisti, il venezuelano Hugo Chavez, il nicaraguense Daniel Ortega e lo stesso Correa, preoccupati che l’accordo danneggi la stabilità del continente. Secondo Chavez, Washington «sta trasformando la Colombia in una base imperialista le cui operazioni minacciano la sovranità del Venezuela».

Del resto Uribe è ormai ai ferri corti con Chavez e Correa a causa dei loro “presunti legami” con le Farc. Nel mese di ottobre, tre lanciarazzi anticarro svedesi, acquistati dal Venezuela nel 1988, sono stati ritrovati in un campo dei ribelli. Alla richiesta di spiegazioni Chavez ha richiamato il suo ambasciatore a Bogotà e congelato le relazioni diplomatiche. Con l’Ecuador le relazioni sono interrotte dal raid aereo che nel marzo 2008 provocò la morte di uno dei capi delle Farc, Raul Reyes. Un video distribuito il mese scorso dalla Associated Press mostra un comandante ribelle che discute di fornire contributi elettorali per la campagna elettorale di Correa, nel 2006.

Per difendere i suoi piani e raffreddare le tensioni diplomatiche, Uribe è partito su un vorticoso tour in Perù, Bolivia, Cile, Brasile, Paraguay, Argentina e Uruguay. Il leader colombiano ha ottenuto il sostegno del presidente peruviano Alan Garcia, conservatore anche lui. Non quello del boliviano Evo Morales, stretto alleato di Chavez e Correa, il quale si è opposto all’accordo, dichiarandosi «minacciato» e definendo «inaccettabile» una maggiore presenza militare Usa in America Latina.

Ma anche i leader moderati della regione hanno espresso forte contrarietà. Inequivocabili le parole del brasiliano Lula: «Non mi piace l'idea di una base militare americana in Colombia». Michelle Bachelet, dal Cile, ha fatto suo il disagio espresso dagli altri governi, etichettando come «inquietante» l’accordo, e ha chiesto di mettere il tutto all’ordine del giorno della riunione dell’unione regionale Unasur, che si terrà in Ecuador il prossimo 10 agosto. È prevista la partecipazione di tutti i capi di Stato del continente. Solo Uribe e il suo ministro degli Esteri, Jaime Bermudez, non prevedono di parteciparvi.

Il messaggio centrale del tour diplomatico di Uribe è stato che la presenza americana non è una minaccia per le altre nazioni ma solo un vantaggio per tutti.
«Nessuno, se non i terroristi e i trafficanti di droga, dovrebbe preoccuparsi di questo accordo, che è trasparente, rispetta la nostra sovranità, rispetta gli accordi internazionali e rappresenta semplicemente il rafforzamento della nostra capacità di combattere contro questo flagello mondiale», ha detto il generale Freddy Padilla, ministro della Difesa colombiano.

Ma la reazione alla strategia di Uribe potrebbe complicare gli sforzi compiuti dal presidente Barack Obama per migliorare le relazioni con gli altri Paesi dell'America latina. Obama ha conquistato l’apprezzamento di tutti per la condanna del colpo di Stato militare che nel giugno ha destituito in Honduras il legittimo presidente, il liberale Manuel Zelaya. Ma alcuni accusano la Casa bianca di non dare un sostegno più attivo al leader deposto.

Nel frattempo le forze di sicurezza colombiane hanno lanciato una grande operazione contro i ribelli. Il generale Javier Florez, comandante della Joint Task Force Omega, ha dichiarato che i suoi soldati hanno ucciso almeno 40 militanti delle Farc nel corso delle ultime settimane. Almeno 17 ribelli sono stati uccisi la settimana scorsa, quando le forze di sicurezza hanno bombardato un campo dove si trovavano circa 200 guerriglieri.

Bruno Picozzi


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