Questo articolo è stato pubblicato sul numero 171/2009 di Terra
La città di Bauchi, capitale dell’omonimo Stato settentrionale della federazione nigeriana, è stata teatro domenica mattina di scontri gravissimi tra fondamentalisti religiosi e forze dell’ordine. Gli scontri sono cominciati dopo che una sessantina di islamisti appartenenti alla setta Boko Haram, armati di fucili e bombe a mano, hanno assaltato una stazione di polizia e hanno cacciato gli agenti, distruggendo tutto all’interno dell’edificio. La polizia, per rappresaglia, ha poi fatto irruzione in forze nei quartieri di provenienza dei fondamentalisti, sequestrando armi e uniformi e arrestando centinaia di persone.
Non vi è un bilancio ufficiale delle vittime ma dalle testimonianze sembra che vi siano oltre 50 morti e varie decine di feriti. Il comando di polizia ha rifiutato per il momento di confermare qualsiasi cifra. Altri attacchi contro stazioni di polizia sono avvenuti la notte seguente in altri due Stati nordorientali, causando la morte di un pompiere.
La setta Boko Haram è un gruppo militante che si batte contro la propagazione della cultura occidentale. Essa è guidata da Ustaz Mohammed Yusuf, un religioso che vive in una città all’estremo Nord-Est del Paese, quasi ai confini col Ciad. Boko Haram significa letteralmente "l'istruzione è il peccato", con riferimento alla corruzione dei valori islamici attribuita alla scuola laica di stampo occidentale. I suoi membri sono in prevalenza studenti che hanno abbandonato l’università. «La democrazia e l'attuale sistema di istruzione devono essere cambiati altrimenti questa guerra, che è appena all’inizio, continuerà a lungo», ha dichiarato Ustaz Mohammed Yusuf in un’intervista al quotidiano locale Daily Trust.
Secondo il quotidiano, i membri della setta Boko Haram programmavano da tempo una manifestazione a Bauchi per protestare contro l’atteggiamento del governo che impedisce loro di professare la loro interpretazione rigida dell’islam e fare proselitismo tra la popolazione. Il governo, dal canto suo, teme che il propagarsi delle loro idee possa causare una nuova crisi religiosa. L’insegnamento di Yusuf viene infatti considerato in disaccordo con quanto professato da altri gruppi islamici e minerebbe la coesistenza pacifica tra interpretazioni differenti.
L’obiettivo politico della setta è l’imposizione della sharia islamica in tutti i 36 Stati della federazione nigeriana, sebbene in buona parte di essi venga praticato il cristianesimo mescolato a forme radicate di animismo.
Più di 200 gruppi etnici vivono fianco a fianco, di solito pacificamente, in questo che è il più popoloso Stato dell'Africa occidentale. Il Nord è abitato da tribù islamiche ancora preda di una mentalità semifeudale, ereditata dal passato precoloniale. Il Sud è prevalentemente cristiano e animista, ma anche più debole politicamente. La ricchezza del Paese è il petrolio, i cui giacimenti si trovano nel meridione, in quella zona che, tra il 1967 e il 1970, tentò la secessione col nome di Biafra, attraverso una guerra che causò la morte di oltre un milione di persone. Da allora in poi ci sono stati segni di inquietudine religiosa nel Paese.
Nel 2000 il governo centrale ha accettato di concedere un’applicazione più rigida della sharia islamica in 12 Stati settentrionali, tra i quali Bauchi, Yobe e Borno. Una decisione che ha visto una ferma opposizione da parte delle minoranze cristiane e ha scatenato attacchi di violenza settaria in varie zone del Paese.
L’estremismo islamico ha fatto il suo debutto nel 2004, quando da una base nello Stato dello Yobe, al confine con il Niger, i militanti hanno attaccato avamposti di polizia uccidendo alcuni funzionari. Più di 700 persone sono morte nel novembre scorso a Jos, capitale dello Stato centrale del Plateau, quando una contestazione sulle elezioni locali è degenerata in sanguinosi scontri tra comunità cristiane e musulmane. A febbraio, ulteriori scontri tra le due comunità nello Stato del Bauchi hanno portato alla morte di 11 persone.
Il Governatore del Bauchi, Mallam Isa Yuguda, ha descritto i membri della setta come fondamentalisti militanti, sollecitando i nigeriani a considerare questa come una questione nazionale. Egli ha invitato tutti i governatori del Paese a raccogliere la sfida e schiacciare ovunque la diffusione del fondamentalismo.
Secondo la polizia, la situazione in città è tornata adesso alla normalità e la gente è impegnata nelle sue attività quotidiane. Ciononostante il governo ha annunciato ieri l'imposizione di un coprifuoco dalle 9 di sera alle 6 del mattino e ha mobilitato un maggior numero di poliziotti in zona per mantenere l'ordine. Altre misure di sicurezza sono state prese per evitare la diffusione della crisi negli Stati adiacenti, compreso il dispiegamento di blindati in assetto di guerra per le strade di alcune città.
Bruno Picozzi
martedì 28 luglio 2009
Scontri tra fondamentalisti e polizia in Nigeria
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Nigeria sharia
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