venerdì 13 febbraio 2009

La Romania degli ungheresi

Cosa succederebbe se la minoranza ungherese in Romania rivendicasse con forza il diritto di autodeterminazione? Parliamo di un milione e mezzo di cittadini, quasi il 7% dell’intera popolazione romena, una lobby consistente ereditata dalle guerre di confine medievali e postmedievali tra cristiani e ottomani che videro protagonisti, tra gli altri, la Transilvania e un certo conte Dracula.

Durante la sua recente visita in Ungheria, il presidente romeno Traian Basescu si è messo di traverso a qualsiasi iniziativa politica per creare una regione autonoma per la minoranza ungherese. “Non ci sarà mai un’autonomia territoriale fin quando la Romania sarà uno stato unico e sovrano”, ha detto Basescu al cospetto del suo omologo ungherese Laszlo Solyom.

Una posizione motivata da vari punti di vista, quella di Basescu.
Anzitutto i cittadini romeni di lingua ungherese sono sparsi in varie parti del Paese e solo in alcune province centrali sono in maggioranza. Persino in Transilvania, regione storicamente amministrata da nobili ungheresi, la minoranza di lingua ungherese non supera il 20%.
In secondo luogo la concessione di un’autonomia territoriale creerebbe un precedente pericoloso per l’unità dello stato romeno che è un mosaico di etnie e popoli storicamente diversi, uniti nel tempo dalla necessità di combattere il nemico comune, l’Impero Ottomano.
Se si conta infine che per vari secoli i romeni di Transilvania sono stati solo una minoranza etnica dominata da nobili ungheresi, da quando la dissoluzione dell’Impero Austro-ungarico gli ha dato le chiavi del potere essi non hanno alcuna volontà di mostrarsi particolarmente generosi con gli ex dominatori.
Per fare un paragone con l’Italia, pensiamo all’importanza storica della questione di Trento e Trieste e alla difficoltà con cui molti italiani guardano alla gente di Bolzano che parla tedesco.

Nel frattempo il problema in Romania esiste e non è di poca importanza. Durante la prima metà del novecento le iniziative politiche dall’una e dall’altra parte si sono succedute con regolarità, con la creazione di partiti indipendentisti, autonomie territoriali, dichiarazioni di indipendenza e di annessione, pulizie etniche e movimenti di popolazioni dolorosi come fu l’abbandono di Fiume da parte degli italiani. L’ascesa al potere del dittatore Ceausescu nel 1965 fece del nazionalismo una bandiera e mirò alla “romenizzazione” di tutti i cittadini. Gli insegnanti madrelingua ungheresi furono pian piano sostituiti e il ruolo storico degli ungheresi in Romania venne semplicemente cancellato, riscrivendo i libri di scuola in chiave esclusivamente romena. Fu questa generazione “romenizzata ” che gestì il crollo del muro di Berlino. In coincidenza con la svolta democratica avvennero scontri armati importanti tra gruppi delle due etnie in quello che viene ricordato come il “marzo nero” dagli ungheresi e che lasciò sul terreno centinaia tra morti e feriti. Fu nel 1990, non secoli fa.

Solo da dieci anni a questa parte la situazione della minoranza ungherese in Romania è decisamente migliorata, sia per il ruolo di governo assunto dal partito Udmr (Unione democratica degli ungheresi in Romania), sia per l’ingresso dei due Paesi nell’Ue, con conseguente libertà di movimento e di espressione dei cittadini. Resta una forte spinta alla creazione di un territorio autonomo nelle province centrali a maggioranza ungherese, che vanno sotto il nome di “Terra dei Siculi”, con un’università di lingua ungherese e diritti culturali precisi, sostenuti apertamente dal governo di Budapest. A questo si oppone il “no” deciso del presidente Basescu secondo cui la politica del governo romeno verso le consistenti minoranze etniche garantisce l’insegnamento della lingua e la rappresentanza politica ed è in linea con gli standard europei.

Bruno Picozzi


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante ciò che dici

Anonimo ha detto...

Vai a leggere bene la storia, e poi scrivere qualcosa su internet! Non scrivere delle putanate su la storia di un popolo che non conosci! Un " consiglio" dalla parte di un rumeno!

Anonimo ha detto...

Ma quando mai gli italiani guardano con difficoltà la minoranza tedesca di Bolzano! Bolzano e le altre zone con minoranze linguistiche sono state conquistate dall'Italia con una guerra e la conquista riguarda il territorio e i popoli con la loro lingua e le loro usanze. Quindi lo stato italiano accetta e tutela le minoranze linguistiche e la loro autonomia, e da diverso tempo questa multiculturalità costituisce una risorsa del trentino e del Friuli. La stessa cosa deve valere per i Sekely e gli ungheresi di Romania! in Transilvania ci sono due nazionalità e non vedo altra soluzione da un'autonomia che le garantisca entrambe, che dia loro modo di svilupparsi insieme. Tutto il resto sono chiacchiere pericolose!

Beatrice ha detto...
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