martedì 7 luglio 2009

Lotta all’oppio afghano, finalmente si cambia rotta

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 150/2009 di Terra

Dopo anni di inefficaci politiche repressive, gli Stati Uniti fanno inversione di marcia riguardo alla strategia di lotta contro la produzione e il commercio di droga in Afghanistan. Non saranno più concessi finanziamenti per l’eradicazione coatta delle coltivazioni di papavero ma si introdurranno incentivi concreti di sostegno ai contadini per la sostituzione del papavero con altre colture.

Questo è quanto annunciato sabato scorso dall'inviato statunitense per l'Afghanistan e il Pakistan, Richard Holbrooke, in un’intervista concessa all'Associated Press a margine della riunione dei ministri degli Esteri del G8 a Trieste. «L’eradicazione è uno spreco di denaro - ha affermato Holbrooke davanti al ministro degli Esteri afghano Rangin Dadfar Spanta, presente all’incontro - Si possono distruggere alcuni ettari di superficie, ma non si riduce di un solo dollaro la quantità di denaro guadagnata dai talebani. Così facendo abbiamo solo aiutato i talebani. Quindi, faremo in modo da eliminare l’eradicazione».

L’inefficacia delle politiche portate avanti ciecamente dall’amministrazione Bush e fino ad oggi avallate senza discussione dall’Onu è stata evidenziata dalle parole del capo del dipartimento droghe delle Nazioni unite, Antonio Maria Costa, secondo cui distruggere le colture di papavero ha un costo enorme a fronte di risultati minimi, e prende di mira i piccoli produttori che lottano per sopravvivere invece che la base finanziaria del potere talebano. Secondo il più recente rapporto delle Nazioni unite, l'eradicazione di oppio ha raggiunto un livello elevato nel 2003, subito dopo che i talebani sono stati estromessi dal potere, con oltre 21mila ettari distrutti. 19mila ettari sono stati invece distrutti nel 2007 e solo 5.500 nel 2008.
L'obiettivo della nuova politica statunitense sarà privare i talebani delle decine di milioni di dollari di entrate che, garantiti dal commercio della droga, alimentano l’insurrezione. L’incentivazione di coltivazioni legali è considerata la migliore strategia in questa direzione.

Da Kabul non è venuto nessun commento alle dichiarazioni di Holbrooke, ma non vi sono dubbi che le nuove direttive saranno bene accolte. Molti afghani vivono esclusivamente del loro raccolto, unica fonte di sostentamento e di reddito, e tutti concordano sul fatto che la distruzione delle piantagioni fortemente voluta da Bush ha ottenuto l’unico risultato di radicalizzare i sentimenti antioccidentali, spingendo anche molti contadini moderati a sostenere l’insurrezione dei talebani.

L’incentivazione della legalità è invece la strada fondamentale per dare un futuro alle popolazioni di Afghanistan e Pakistan. Attraverso gli incentivi esse potranno aumentare i redditi, creare posti di lavoro, migliorare lo sviluppo rurale e raffreddare le tensioni regionali. Al contrario l'insicurezza alimentare cronica e la povertà sono le cause profonde dell’instabilità che mina la società civile.
Al momento non sono state ancora fornite cifre in merito ai costi della nuova strategia, ma è certo che gli incentivi all’agricoltura afghana passeranno dalle attuali decine di milioni di dollari l'anno a centinaia di milioni di dollari, secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini.

Ovviamente le politiche di supporto all’agricoltura e di contrasto al commercio delle droghe saranno integrate da uno sforzo di rafforzamento delle istituzioni, vera chiave di volta del successo democratico in qualsiasi Paese. Un valido programma di repressione del traffico di droga in Afghanistan richiede anche il coordinamento tra gli Stati confinanti, per intercettare l’eroina prima che raggiunga i tossicodipendenti in Europa, in Russia e in Iran. Negli ultimi mesi i soldati del contingente statunitense e le truppe NATO in Afghanistan hanno iniziato ad attaccare i siti di stoccaggio e i laboratori di lavorazione dell’oppio nel tentativo di privare i talebani dei profitti derivanti dal traffico di stupefacenti. I ministri hanno inoltre previsto di formare una rete regionale di intelligence per bloccare l’importazione degli agenti chimici necessari alla lavorazione dell’eroina.

In Afghanistan si concentra oggi il 93 per cento della produzione mondiale di oppio, dal quale si ricava l’eroina. Pur essendo diminuita del 19 per cento lo scorso anno, la coltivazione del papavero da oppio rimane intatta nelle province meridionali dell’Afghanistan, dove i talebani hanno totale controllo del territorio. 7mila tonnellate di prodotto vengono esportate ogni anno, transitando attraverso Pakistan e Iran, dove il tasso di dipendenza da eroina è altissimo. Lo scorso anno la produzione di oppio ha fruttato ai ribelli islamici da 50 a 70 milioni di dollari, secondo le stime del dipartimento droghe dell’Onu. Allo stesso tempo, solo quest’anno, i derivati dell'oppio prodotto in Afghanistan hanno causato la morte di circa 100mila persone in quelle parti del mondo dove la domanda di stupefacenti è più elevata: Europa, Russia e Asia occidentale.

Bruno Picozzi


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