mercoledì 25 marzo 2009

Prove d'Europa in Repubblica di Macedonia

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 66/2009 di Terra

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Macedonia si è svolto in piena sicurezza, senza che i circa 500 osservatori internazionali abbiano lamentato notizie significative di violenze o brogli. Gjorgje Ivanov, leader del partito conservatore Vmro-Dpmne al governo e favorito alla presidenza, non potrà evitare il ballottaggio del prossimo 5 aprile, probabilmente contro il candidato socialdemocratico, eppure la vittoria del suo partito sul palcoscenico internazionale è già indiscutibile perché per la prima volta nella breve storia del Paese si sono tenute elezioni credibili dal punto di vista democratico e rispettose degli standard internazionali.

È un’ottima notizia per questa piccola e giovane nazione europea candidata all’ingresso nell’Unione e nella Nato, ma indebolita da una poderosa ed inquieta minoranza albanese e soprattutto da una grave inimicizia con i vicini greci. La denominazione “repubblica di Macedonia”, infatti, fa andare su tutte le furie i politici di Atene che la considerano un primo pericoloso passo verso la possibile rivendicazione dell'intera area geografica denominata Macedonia, gran parte della quale si trova nella Grecia settentrionale. La controversia è quindi tutt’altro che semantica, trattandosi di una questione politica di principio che sconfina largamente nel nazionalismo.

La repubblica di Macedonia fu riconosciuta nel recente 1993 dall’Onu con il nome ufficiale "Fyrom", acronimo inglese di “Ex repubblica jugoslava di Macedonia”. Fu proprio la Grecia ad opporsi alla più ovvia e semplice denominazione Macedonia, ritenendo che questo appellativo sia intrinsecamente “ellenico” e parte integrante dell’eredità culturale greca. L'opposizione di Atene si estende anche al nome del gruppo etnico e della lingua dei vicini, chiamati infatti slavo-macedoni, affinché non siano confusi con i greco-macedoni. Skopje invece ne fa una questione di autodeterminazione e di identificazione culturale, considerando come una violazione dei diritti dei macedoni il fatto che gli si neghi la possibilità di darsi il nome desiderato, che identifica culturalmente l'intera nazione.

Il dibattito si sposta quindi sulla storia e sul regno di Alessandro il Macedone, da tutti conosciuto come Alessandro Magno, il quale estese il suo dominio fino ai confini dell'India partendo da un piccolo regno nell'attuale territorio della Macedonia greca. Secondo i greci nazionalisti, i popoli slavi che abitano attualmente la Fyrom arrivarono in quei luoghi solo dopo la dissoluzione del grande regno macedone, e quindi non possono identificarsi con il nome della regione.

Ancora nello scorso luglio la controversia diplomatica ha raggiunto toni bollenti. La Grecia ha promesso di bloccare le aspirazioni europeiste di Skopje fin quando non si troverà un compromesso accettabile sul nome. Per tutta risposta, lo scorso dicembre, la Fyrom si è rivolta alla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, nella speranza di far valere giuridicamente le proprie ragioni e spianare la strada che porta all’Europa.

Bruno Picozzi


Nessun commento: