Questo articolo è stato pubblicato sul numero 62/2009 di Notizie Verdi
L’Europa, quella unita da interessi e obiettivi comuni, ha trovato un’intesa alternativa in venti articoli sul documento di Durban II, la prossima conferenza internazionale sul razzismo. Orgoglio da parte di Frattini e sorrisi da Israele.
La storia è semplice.
I delegati di tutti i Paesi aderenti all’Onu hanno lavorato per mesi sul documento della conferenza, stilando in 250 articoli e 45 pagine un compendio di tutto lo scibile in tema di violazioni dei diritti umani motivate da razzismo e assimilati. Avendo tutti contribuito alla sua stesura, il testo affronta l’argomento razzismo da tutti i punti di vista e richiama tutti gli stati del mondo, nessuno escluso, al rispetto dei diritti delle minoranze, delle popolazioni civili, dei rifugiati, degli omosessuali, delle donne, dei bambini, degli immigrati, dei deboli, degli oppositori politici, dei diversi, degli uguali, di tutti. E chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Israele si è dissociato dal documento nello scorso novembre, stigmatizzando il testo in quanto antisemita. Il governo statunitense ha dichiarato, di conseguenza, che non avrebbe partecipato alla conferenza sulla base del testo in discussione. Il governo italiano ha scimmiottato, come spesso fa, la decisione made in Usa.
Chiunque abbia voglia di chiedersi come può mai essere antisemita il documento di una conferenza mondiale contro il razzismo, legga il testo in discussione che è pubblicato su internet nella sua versione del 23 gennaio 2009. La parola Israele viene citata una sola volta, mentre l’antisemitismo è espressamente condannato due volte, insieme con l’islamofobia e la cristianofobia. 5 articoli su 250, dal 30 al 34, parlano di Medio Oriente, in termini di pratiche discriminatorie e razziste contro i siriani che abitano le alture del Golan, militarmente occupato, contro i palestinesi dei territori militarmente occupati in Cisgiordania, e vi si propone di inserire un paragrafo sulla situazione di Gaza, militarmente bloccata. Si richiamano varie risoluzioni dell’Assemblea generale dell’Onu, vi si condanna la costruzione del muro di segregazione, il blocco economico e la chiusura dei territori occupati e la costruzione di insediamenti illegali, nonché ogni possibile violazione dei diritti umani.
Nascono quindi una verità e una menzogna.
La questione palestinese è l’unico caso specifico citato dal documento, in un mondo in cui pulizia etnica e persecuzione delle minoranze la fanno da padrone. Non considerare questo un attacco diretto a Israele sarebbe negare l’evidenza. Ma spacciare questo per antisemitismo è un falso ideologico, un salto mortale carpiato della logica, una menzogna pura! Filosofi, giornalisti, politicanti, imbonitori e fattucchiere ci marciano alla grande su questo confondere antisemitismo e antisionismo, che sono molto diversi tra loro, secondo alcuni addirittura opposti.
Partendo dal presupposto che non solo gli ebrei ma anche gli arabi sono semiti, antisemitismo è l’insieme di tutti gli atteggiamenti razzisti e persecutori che hanno come oggetto gli ebrei, come individui o come popolo. Diverso e’ l’antisionismo, opposizione al progetto politico sionista, nato a fine Ottocento, di creazione dello stato d’Israele sulle terre legate storicamente al popolo ebraico, attraverso l’espulsione delle popolazioni arabe che vi abitavano da due millenni. Chi fa confusione tra le due parole o è ignorante o fa il furbo.
Che il documento di Durban II contenga, in soli 5 articoli su 250, 1 pagina su 45, una forte critica alle politiche del governo israeliano circa i territori occupati, questo è fuori discussione. Ma non vi è alcuna traccia di antisemitismo nel documento, né in questi 5 articoli, né altrove.
Qualche osservazione pertinente invece l’ha mossa la Francia riguardo a frasi equivoche che mettono in contrapposizione tra loro la libertà di espressione e il rispetto verso le religioni, ma questa è una storia diversa con altri attori, altri obiettivi e altri interessi.
Bruno Picozzi
giovedì 19 marzo 2009
Tutte le menzogne su Durban II
Labels:
Cultura di guerra,
ONU,
Razzismo
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