I civili hanno sempre più desiderio di ritornare ai propri villaggi in Casamance, ma con il proseguire delle violenze e col processo di pace "ancora in una situazione di stallo" secondo i negoziatori, alcuni vedono pochi motivi di speranza.
"Il processo di pace non è andato avanti per molto tempo - anzi io direi che ora sta andando indietro invece che avanti", ha detto Landing Diedhiou, presidente della Organizzazione Non Governativa locale APRAN-SDP che per lungo tempo ha fatto da intermediario tra il governo senegalese e ribelli del Movimento delle Forze Democratiche del Casamance (MFDC). (continua a leggere)
La regione meridionale del Casamance è in una situazione di conflitto a bassa intensità DA 25 anni, il che ne fa la regione dell'Africa con la più lunga guerra civile in corso e un numero di persone sfollate che supera le 60.000, con un massimo di 10.000 tra costoro rifugiati in Gambia e Guinea-Bissau.
I ribelli dell'MFDC lottavano inizialmente per l'indipendenza del Casamance, ma le loro richieste adesso sono cambiate. Un accordo di pace Governo-MFDC non ha tenuto, e mentre la violenza era diminuita verso la fine del 2007 vi è stato un aumento di attacchi violenti, saccheggi, omicidi e ferimenti da mine antiuomo nel 2008.
Solo la settimana scorsa un ragazzo è stato ucciso da presunti ribelli MFDC vicino Tendième, 33 km a nord di Ziguinchor.
La gente è stanca
Il 10 giugno scorso famiglie di sfollati hanno marciato per le strade di Ziguinchor, la capitale, a fianco della comunità, dei leader religiosi e di funzionari locali per chiedere che il governo faccia di più per rilanciare il processo di pace in modo che possano tornare alle loro case.
"Essi [i donatori e il governo] hanno promesso di attuare i piani per aiutarci a tornare a una vita normale, ma finora non è stato fatto nulla", ha detto Abdoulaye sane, un ex rifugiato che ora è sfollato a Fanda, a 12 km da Ziguinchor.
Aminata Badji Syafd, rappresentante di una ONG locale, ha letto una dichiarazione di fronte al palazzo del governo locale. "Le nostre famiglie sopravvivevano una volta con l’agricoltura, ma ora siamo diventati dipendenti da altri… e il nostro tessuto sociale e le nostre famiglie si stanno disfacendo".
Ciò è confermato da recenti ricerche condotte da Martin Evans, geografo presso l'Università di Leicester, che ha rivelato che la capacità delle famiglie di continuare ad accogliere i loro parenti sfollati dopo tanti anni sta cominciando a calare, e come risultato le tensioni sono in aumento. Le tensioni sono aggravate dalla situazione economica depressa e dal forte aumento dei prezzi alimentari in tutta la regione.
Ma mentre i civili hanno sempre più fame di pace, e vi è una crescente evidenza che anche i ribelli dell’MFDC sono stanchi di combattere, secondo Evans, tuttavia i colloqui di pace sono a un punto morto e le prospettive di pace nel prossimo futuro sono sempre più fievoli.
Portare i negoziati a un livello più alto
Uno dei motivi per cui la situazione non è migliorata rimane la profonda divisione in fazioni dei diversi rami dell’MFDC e tra le sue ali militari e politica, il che ostacola la capacità del Governo di negoziare con loro, secondo Diedhiou.
"Il problema, in primo luogo, era che il Governo negoziava con alcuni leader ribelli e non con altri, in modo che il processo era visto come parziale - ora è necessario fare di più per portare queste fazioni insieme", ha detto Diedhiou.
Secondo Famara Goudiaby, membro della fazione Sadio dell’MFDC, colui che dirige la fazione nel sud del Casamance, Salif Sadio, ha lasciato i negoziati con il Governo perché ritiene che il Governo stia cercando di mettere le fazioni una contro l’altra.
Il Governo deve cercare maggiormente il consenso e deve porre i suoi negoziati a un livello più alto, secondo Diedhiou. "Mentre il Presidente Wade ha compiuto seri sforzi per affrontare il conflitto, negoziati di livello superiore sono necessari tra il Governo senegalese e la MFDC e per raggiungere questo obiettivo abbiamo bisogno di negoziatori più credibili da entrambe le parti".
Problema regionale, soluzione regionale
Secondo Demba Keita, consulente di APRAN-SDP, un altro punto cruciale è che il governo ha voluto affrontare la questione Casamance tranquilla come un problema interno mentre è un problema regionale.
"Guinea-Bissau e Gambia non possono essere ignorati nel processo di pace… la soluzione a tre governi è l'unica soluzione".
Per il portavoce dell’MFDC Famar Goudiaby, trovare una soluzione regionale, con l'aiuto dei mediatori internazionali è l'unico modo di procedere. "Il conflitto si è esteso da Casamance oltre la frontiera col Senegal ed è indispensabile coinvolgere i paesi stranieri nella ricerca di una soluzione… risolvere la questione come un problema interno non potrà mai essere una soluzione", ha aggiunto.
I capi dell’MFDC controllano gran parte delle loro truppe da oltre frontiera mentre i soldati e i ribelli realizzano una notevole quantità di scambi tra loro in ciò che Evans definisce ‘economia di guerra'.
I profitti della guerra
Questa economia di guerra avvantaggia i combattenti di entrambe le parti, dice Evans, i soldati senegalesi e i ribelli commerciano in legname, cannabis e anacardi al di là delle frontiere. Molte delle foreste di anacardi sul confine con la Guinea-Bissau, ad esempio, si trovano in territorio ribelle con soldati senegalesi di stanza nelle vicinanze. Sebbene i profitti siano modesti, in una regione talmente povera sono meglio di niente.
Molti analisti attribuiscono l’ aumento di violenza del 2008 alla percezione tra i ribelli che i soldati senegalesi stanno prendendo piede in questo prezioso territorio.
Secondo un rappresentante internazionale dei donatori la concorrenza su questo territorio fertile è determinante nel prosieguo del conflitto, cosicché "la riforma fondiaria è uno dei pilastri fondamentali della pace in Casamance". Ma finora "non sono state messe sul tavolo soluzioni praticabili per una riforma fondiaria". Invece le questioni riguardo la proprietà terriera stanno diventando sempre più politicizzate dal momento che i confini dei villaggi sono ridisegnati per accogliere le zone minate, e fino a 242 villaggi rimangono abbandonati a causa della presenza di mine.
E gli attori locali, inclusa la società civile e i funzionari del Governo centrale senegalese, approfittano di un prolungato processo di pace continuando ad accumulare gli aiuti che lo sostengono. "Dal 2000 è arrivato un sacco di denaro da accordi multilaterali e bilaterali per sostenere il processo di pace, il ritorno degli sfollati e la ricostruzione… può essere un buon affare per tutti", ha detto Evans.
Vantaggi economici della pace
Un donatore internazionale ha affermato che per smuovere lo stagnante processo di pace il Governo e i donatori devono rendere più evidenti i vantaggi economici della pace.
Il Casamance è la regione più fertile del Senegal e potrebbe contribuire in maniera significativa alla produzione agricola del Paese. Questo, secondo Evans, è un dato ancora più pertinente all’obiettivo del Presidente Wade di rendere il Senegal un produttore netto di grano, piuttosto che un importatore, nel corso del prossimo decennio.
Secondo Marie Augustine Badiane della ONG locale Kabon Kator dedita a operazioni di peacebuilding, la produzione di riso nella regione è aumentata, nonostante il conflitto in corso, con sempre più terra conquistata alla coltivazione di riso. "Con una pace estesa e con investimenti in infrastrutture adeguate e in cambiamenti delle pratiche agricole, si potrebbe aumentare la produzione di gran lunga", ha detto Evans.
Ma si tratta di trovare soluzioni per il possesso della terra che sia i civili che i ribelli possano tenere in piedi, secondo Badiane.
Nel frattempo qualsiasi proposta di pace deve aiutare i ribelli a cercare mezzi di sussistenza alternativi, secondo Evans, anche se questi ammette che questa fase è ancora lontana.
Progresso
Ci sono stati alcuni progressi negli ultimi anni sul fronte regionale secondo Evans, il quale afferma che dal 2000 il governo della Guinea-Bissau si è maggiormente allineato con il Senegal sulla questione Casamance. Quindi "i flussi di armi verso i ribelli si sono ridotti in maniera significativa, i ribelli estremisti sono stati allontanati dal loro territorio e c'è ora una buona cooperazione in materia di sicurezza oltre il confine".
Secondo Diatta, i negoziatori hanno l'opportunità di spingere sulla voglia di pace tra gli abitanti del Casamance per stimolare i colloqui di pace, coinvolgendoli direttamente nei negoziati. "Il governo si incontra con i signori della guerra nella macchia ma dimentica che in Casamance anche le persone devono avere una voce al tavolo dei negoziati", ha detto Diatta a IRIN.
Nel frattempo gli incentivi per la pace dovrebbe essere resi più chiari agli stessi intermediari, secondo un rappresentante internazionale dei donatori. "Il Presidente Wade vede se stesso come uno statista mondiale e fautore di una pace globale - così quando si parla del Casamance bisogna chiedergli quale eredità lascerà".
Tratto da:
SENEGAL: Finding incentives for peace in Casamance
su IRIN, Ufficio dell’ONU per gli Affari Umanitari, 25 giugno 2008
Traduzione di Bruno Picozzi
Articoli di riferimento:
Scheda del Centro AmilcarCabral sul Senegal
Scheda di UnAltroMondo ONLUS sul Senegal
venerdì 27 giugno 2008
Senegal: trovare incentivi per la pace in Casamance
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