di Katia Rossi, cooperante in Congo RD
La prima parola che si sente e anche la prima ad essere imparata è: MOYO che in luba vuol dire CIAO. Da Kananga (si arriva in aereo da Kinshasa) occorre fare un po’ di strada per arrivare a Tshimbulu. Il po’ è quantificato in tre ore di viaggio per 120 Km di strada sferrata, piste praticamente, battute da pochissimi veicoli. Durante il viaggio si passano innumerevoli villaggi. Quando i bambini sentono il rumore della macchina che si avvicina, lasciano tutto quello che stanno facendo, e cominciano a salutare: Moyoooooooooooooooo. Quindi prima di arrivare a Tshimbulu la parola è già dentro di voi e la si è ripetuta almeno una decina di volte per rispondere ai vari saluti. Moyo vuol dire anche cuore. E’ il saluto dei bambini, in genere gli adulti usano formule più complicate del tipo Moyo Mienaiu e il mienaiu è veramente complicato da pronunciare per me. Quindi io saluto tutti come i bimbi: Moyo.
Durante il tragitto si incontrano anche degli adulti, alle volte ragazzi, che spingono biciclette cariche di ogni cosa possibile e immaginabile (anche inimmaginabile). Di regola fanno trasporto di prodotti agricoli dal villaggio alla città: olio di palma, sacchi da 50 Kg di mais, manioca, plantains etc. Il viaggio di ritorno è anch’esso carico di mercanzia: carburante, birre, sapone, biscotti. I muyanda (è il loro nome in luba) impiegano circa due giorni per fare il percorso dal villaggio alla città e altrettanti per rientrare. In genere viaggiano in gruppi, almeno due adulti, solitamente uomini. Questo permette loro di aiutarsi a vicenda e trasportare una bicicletta alla volta per le salite ripide. Inoltre evita di essere aggrediti da banditi che vogliono approfittare del magro guadagno di questi poveretti.
Sono stata in un villaggio a 2 Km da Tshimbulu, Kamueshi. Mentre facevamo la solita sensibilizzazione sull’importanza di mandare i bambini e le bambine a scuola e l’altra sull’alimentazione dei bambini, in particolare lo svezzamento ecco arriva la notizia. Una signora ci chiede come può fare con la bambina che ha in braccio, 3 mesi appena, che non mangia da tre giorni e beve solo acqua. Il padre, un muyanda di trent’anni, ha tre figli ed è stato abbandonato dalla moglie. Qui si dice che è sparita in brousse (nella foresta). Nessuno sa dov’è andata. Secondo la versione del marito, la donna è sparita da tre giorni abbandonando i figli. Dopo qualche domanda viene fuori che Maurice voleva avere una seconda moglie e la prima non era poi molto favorevole all’idea. In ogni caso i problemi e i motivi della fuga non ci interessano molto, quello che conta è la bambina. Maurice, insieme alla madre che ora si occupa dei tre piccoli, dovrebbe venire in ospedale per seguire il programma di lotta alla malnutrizione.
Durante il tragitto che va da Kananga a Tshimbulu si passano quattro ponti e tre fiumi. Sempre pieni d’acqua (MAYI), nella stagione delle piogge il loro volume raddoppia. L’acqua è un bene prezioso. A Tshimbulu piove all’incirca 10 mesi l’anno, ma non ci sono o meglio non viene usata la rete idraulica gestita dalla REGIDESO. I motivo sono molteplici, prima di tutto i dipendenti non sono pagati da anni, la struttura è fatiscente e non c’è carburante per alimentare il gruppo che dovrebbe portare l’acqua nelle case. Per procurarsi l’acqua quindi occorre andare a prenderla alla fonte, al mercato, nell’unico rubinetto della REGIDESO che funziona oppure al nostro ospedale. È un compito che spetta ai bambini e ai ragazzi, nonché alle donne. Raramente si vedono gli uomini che portano l’acqua nei bidoni con le biciclette o in testa. Essenzialmente il trasporto delle cose sulla testa qui è prerogativa delle donne.
martedì 11 novembre 2008
Un po' di notizie di vita quotidiana da Tshimbulu, RD Congo
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2 commenti:
Ciao Katia,ho trovato per caso il tuo blog poiche' stavo cercando notizie su Tshimbulu.Auguro a te ed a tutti i congolesi Buon Natale e che il Signore vi porti sempre nel palmo della sua mano.Francesca
E' bello vedere come attraverso questo blog le persone si incontrino come per continuare un dialogo mai interrotto, affinchè il dialogo tra i popoli possa aprire le strade della pace
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