lunedì 28 aprile 2008

Spegniamo la fiaccola, spegniamo la televisione.


1 milione trecentomila firme contro la democradura della legge Gasparri
1 milione trecentomila firme per il rispetto dei diritti umani e per il principio di autodeterminazione dei popoli
1 milione trecentomila sguardi di disapprovazione verso la fiaccola che celebra il potere di chi non mette in discussione il suo potere
1 milione trecentomila voci contro l'opportunismo spudorato dei governi occidentali che antepongono la crescita del PIL alla questione morale
1 milione trecentomila cori contro il genocidio culturale in Tibet e Turkestan orientale, contro le 5.000 condanne a morte ogni anno, contro la repressione del dissenso
1 milione trecentomila televisori spenti durante i Giochi Olimpici 2008
1 milione trecentomila copie invendute della Gazzetta dello Sport
1 milione trecentomila click in meno sui siti web di Repubblica e Corriere
1 milione trecentomila contratti pubblicitari in meno per chi ci propina informazione svuotata di ogni contenuto


1 milione trecentomila persone che credono che un mondo diverso sia possibile

Gandhi disse: devi essere tu il cambiamento che chiedi al mondo!

Sarebbe una pretesa contraria ad una vera cultura di pace chiedere a poche migliaia di atleti professionisti di sacrificare tutto il loro lavoro di anni, di sacrificare magari l'unica possibilità nella vita di ottenere uno sponsor, perché ***io*** non sono d'accordo col significato di questi Giochi Olimpici 2008.
Io non sono d'accordo quindi io boicotto! Non guardo i Giochi in TV, non compro i giornali che ne parlano, non ne parlo con gli amici, li cancello dalla mia esistenza. Io vivrò quest'anno senza le Olimpiadi.

Questa è lotta non violenta, resistenza intellettuale, cittadinanza attiva: spegniamo la fiaccola olimpica con il freddo della nostra disapprovazione!

Con la stessa disapprovazione colpiremo gli ipocriti accordi commerciali firmati dai nostri ministri ciechi, i tributi ad un regime illiberale da parte dei nostri ministri sordi, il silenzio sui diritti umani dei nostri ministri muti.
Con la stessa disapprovazione colpiremo tutti gli atti di abuso, sopraffazione, repressione, cancellazione dell'opposizione e del dissenso che si consumano in tutti i Paesi del mondo, dalla Cina all'Italia, da Tien An Men ad Abu Ghraib a Bolzaneto.
Alzeremo la voce nello stesso momento contro tutte le bugie dette per giustificare le guerre, contro tutte le guerre nascoste del mondo, contro il predominio dell'economia sulla società civile, contro l'aumento del PIL a danno della questione morale, contesteremo l'arroganza di chi crede che avere il potere significhi avere la verità.

Spegniamo la fiaccola, simbolo incolpevole dell'ingiustizia nel mondo.
Durante i Giochi Olimpici, spegniamo la televisione!

Questo appello parte dal BIPPIblog ma deve viaggiare nella rete.
Invito tutti i bloggers a pubblicarlo.
Invito tutti i miei cinque lettori a copiare e incollare questo post su tutti i blog e i forum che riuscirete a trovare, sulle message boards, nelle mailing list. Traducetelo in altre lingue, mandatelo a tutti per mail, affiggetelo nelle bacheche universitarie, mettetene a parte i giornali e le radio.

Invito tutti coloro che vivono senza catene a dissociarsi da questi Giochi Olimpici 2008 e a dichiararlo con un messaggio. Dichiararlo è importante, che tutti possano leggerlo ed esserne coscienti: io non sono d'accordo!

Siamo milioni, non restiamo muti anche noi in questo deserto di telegiornali muti; facciamo sentire forte la nostra voce su internet, ultimo luogo della libertà intellettuale; colpiamo il potere cieco, muto e sordo nel suo regno ovattato di denaro e pubblicità; urliamo la nostra protesta pacifica nell'unico modo che la nomenklatura e la casta sanno ascoltare: spegniamo la televisione!


Leggi l'articolo intero

domenica 27 aprile 2008

Le madri piangeranno...



Il Santuario della memoria a Melbourne, in Australia, è un imponente mausoleo, eretto dopo "la guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre", WWI, la prima guerra mondiale, la Grande Guerra. Fu costruito per avere un'anima, progettato come un tempio greco; la democrazia si pensa abbia avuto inizio in Grecia. Fu costruito per essere eterno, per sempre. Due dei tre architetti furono poi richiamati sotto le armi. Fu costruito nella convinzione che non ci sarebbe stata più la guerra.

L'11° ora dell'11° giorno dell'11° mese, la Festa dell'Armistizio, un raggio di luce passa attraverso una fessura e colpisce la parola "Amore" su un'iscrizione. La lapide di marmo, posta dove possa essere vista solo con la testa inchinata, e dove nessuna mano possa toccarla, recita "Amore più grande di questo nessun uomo ebbe".

L'imponente monumento è stato costruito come tributo al sacrificio per la pace. Quella pace è durata solo 21 anni.

Mi misi tra le corone e i papaveri della rimembranza, per guardare una statua di padri e figli fatta da Raymond Ewers. Fu eretta dopo la Seconda Guerra Mondiale. Mi è stato detto che è stata eretta dalle donne di Victoria, le madri, le figlie. Ho pianto.

Io sono una madre e la figlia di un soldato veterano. Non mi vergogno delle mie lacrime. Ogni soldato ha una madre.

Forse che una cultura di pace inizia nella propria casa?

Kay de Lautour Scott (tradotto dall'inglese)

Leggi i commenti di un veterano sulle lacrime di una donna



Leggi l'articolo intero

sabato 26 aprile 2008

Quale fu il punto di rottura?



Michael Stokely, 23, ucciso nel 2000 pochi chilometri a sud di Baghdad. Leggi i commenti su The 48th goes to war (in inglese).

Cosa rende un uomo pronto ad uccidere?

Mi ricordo una conversazione con un giovane. Un cristiano devoto e leader giovanile, che aveva vissuto una vita responsabile. Volle prendere un anno sabbatico dopo aver lasciato la scuola per lavorare con i bambini di strada attraverso la sua musica, in un'altra città. I suoi genitori volevano che andasse all'università e continuasse a vivere a casa.

Era appassionato di aerei; voleva volare o fare il medico, ma era daltonico. Così pensò di diventare paramedico, e volare a soccorrere i feriti in montagna. Le opzioni per la sua carriera erano sempre nel mettersi a servizio degli altri.
C'erano pochi soldi a casa. Le aspettative della famiglia arrivavano a un diploma universitario. Le forze armate avrebbero potuto fornirgli uno stipendio e una laurea. Entrò a far parte dell'esercito in qualità di ufficiale cadetto, a 18 anni. Raggiunse un punto in cui dovette affrontare la domanda se era pronto ad uccidere un altro essere umano, o ordinare ai suoi uomini di uccidere.
Firmò.

Un altro studente che voleva volare si rivolse all'aviazione per ottenere una laurea, per avere qualche avventura, per essere parte di un gruppo. Gli fu detto che non avrebbe potuto volare con un particolare aeroplano perché la lunghezza della sua gamba dall'anca al ginocchio era troppa e questo gli avrebbe causato la perdita della gamba in caso di espulsione. Ci pensò un po' su.
Alla fine si pagò da solo l'università.

Non che una scelta sia "giusta" o "sbagliata". Ma mi chiedo, quando un uomo che si dichiara cristiano e pacifista, che vuole aiutare i bambini di strada attraverso la musica, firma dicendo di essere disposto a uccidere, che cosa è accaduto lungo il percorso?

Una cultura di pace inizia con un'equa distribuzione della ricchezza? O comincia quando l'amore e il rispetto sovrastano l'ambizione?

Kay de Lautour Scott (tradotto dall'inglese)



Leggi l'articolo intero

venerdì 25 aprile 2008

14 anni e qualcosa e' cambiato. ?



Guarda il
video

Dal blog
Gnuwanda Lounge, 7 aprile 2008
un punto e un punto interrogativo.
Oggi è il quattordicesimo anniversario dell' "inizio" del genocidio rwandese. Inizio tra virgolette, perché in realtà il genocidio era cominciato già da qualche anno con meticolosa attenzione ai particolari, oggi (anzi ieri sera alle 8) hanno buttato giù l'aereo del presidente, e da li i 100 giorni di follia collettiva che ha pervaso questo paese [800mila persone assassinate]. 14 anni, oggi inizia la settimana della memoria, luci soffuse, niente musica, un senso di lutto permeerà il paese per questa settimana, giustificatissimo. Il paese da 14 anni è cambiato e molto, non ho abbastanza informazioni per capire se veramente ci sia la famosa riconciliazione, probabilmente c'è e non c'è. Sicuramente il paese è pacificato, sicuramente è sicuro, magari a costo di una democrazia all'africana, dove il capo prende voti bulgari da 98%. Ma altrettanto sicuramente esistono focolai, che scompariranno solo ed esclusivamente con il cambio di due generazioni, altri 15 anni forse, per arrivare o ad altro o alla tanto decantata riconciliazione (con tanto di vision 2020 in mezzo). Stanno prendendo tutti i morti del genocidio e pian piano li stanno seppellendo nei memoriali. Centinaia di migliaia di corpi verranno spostati oggi e nei prossimi anni per radunare tutte le salme della follia sotto dei tetti comuni. Oggi tocca al marito di Valerie anche. 14 anni... non so se basterebbero per sentire meno dolore, di sicuro sono bastati per ricominciare a sperare in un futuro diverso, e spero per questo paese che si avveri.



Leggi l'articolo intero

giovedì 24 aprile 2008

La seconda cosa che ho imparato



Cultura di pace è anche dare spazio al ragionamento e all'opinione altrui. Infatti solo dall'opinione differente possiamo riconoscere gli errori del nostro ragionamento.
Sul Los Angeles Times del 9 marzo 2008 ho trovato questo articolo tutto da leggere.
Tutte le guerre sono state vendute [all'opinione pubblica] ma la seconda guerra mondiale, con ancora viva la memoria dell’insensata carneficina che fu la prima guerra mondiale, fu particolarmente difficile da vendere. Roosevelt e Churchill assolsero bene tale compito, e le loro menzogne ci hanno fatto compagnia sin da allora.

“Human Smoke” di Nicholson Baker è un libro meticolosamente documentato e ben costruito che dimostra che la seconda guerra mondiale è stata una delle menzogne più grandi e più attentamente pianificate dei tempi moderni. Secondo la mitologia corrente, gli statisti inglesi e americani ritenevano ingenuamente di poter ragionare con fascisti brutali come il tedesco Hitler e il giapponese Tojo. Messi di fronte a questa debolezza, Hitler e Tojo cercarono di conquistare il mondo, e così gli Stati Uniti e l’Inghilterra furono costrette a usare la forza militare per fermarli...
Leggi tutto l'articolo tradotto su comeDonChisciotte


Leggi l'articolo intero

mercoledì 23 aprile 2008

Davvero non vuoi una Coca Cola? No grazie!



In Colombia sono ventidue i sindacalisti uccisi dall'inizio dell'anno. Ultima vittima Jesùs Caballero, sotto sequestro dal 16 aprile e ritrovato senza vita in una strada di un villaggio a nord di Bogotà, con evidenti segni di tortura.
Caballero, dirigente del sindacato «Servicio Nacionalde Aprendiaje», era stato tra i promotori di una grande manifestazione popolare il 6 marzo scorso contro i paramilitari di estrema destra e contro le morti di stato, come quelle dei sindacalisti uccisi perché chiedono diritti per i lavoratori.

In prima fila la Coca Cola.
7 sindacalisti che lavoravano in varie fabbriche della Coca Cola sono stati uccisi negli ultimi dieci anni. Altri 5 sono sopravvissuti a tentativi di assassinio. 61 hanno ricevuto minacce di morte. 74 lavoratori sono stati rapiti e torturati. Con questi sistemi la Coca Cola Company compra oggi a basso costo il lavoro dei Colombiani e vende a noi bibite gustose e costose e dell'ottima pubblicità con Babbo Natale come testimonial.
Nonostante il 97% di questi omicidi rimanga impunito, il Presidente colombiano Alvaro Uribe ha messo una taglia sui responsabili, dichiarando che il fine dei guerriglieri paramilitari è di «screditare il paese e impedire l'approvazione del trattato di libero commercio con gli Usa», a cui lui e gli USA tengono tanto.

Per sottolineare le parole del Presidente, proprio ieri veniva arrestato Mario Uribe, cugino del Presidente, suo consigliere e senatore dello stato: dovrà rispondere dell'accusa di aver cospirato con gli squadroni della morte dell'estrema destra, gli stessi che il Presidente sostiene di voler combattere. Almeno così dice lui.


Leggi l'articolo intero

martedì 22 aprile 2008

Un avvertimento su cibo e agrocarburanti



Oggi, su BBCNEWS:

Parlando alle Nazioni Unite a New York, il Presidente boliviano Evo Morales ha detto lo sviluppo dei biocarburanti ha danneggiato le masse più povere del mondo. E il Presidente del Perù, Alan Garcia, ha detto che utilizzando terreni per i biocarburanti si è messo il civo fuori dalla portata dei poveri.
Nel frattempo, il Primo Ministro inglese Gordon Brown ha ospitato un incontro per discutere la politica europea a favore dei biocarburanti.
Ma, siccome in tutto il mondo crescono i prezzi dei generi alimentari, c'è un timore che lo sviluppo di biocarburanti potrebbe ridurre la produzione degli alimenti di base necessari. Il prezzo globale di grano, riso e mais è quasi raddoppiato nel corso degli ultimi anni, mentre il latte e la carne sono più che raddoppiati di prezzo in alcuni paesi.
Questi aumenti, combinati con i prezzi elevati del petrolio, sono causa di crescente instabilità politica nei paesi meno sviluppati di tutto il mondo. Sommosse legate al cibo all'inizio di questo mese ad Haiti, che è molto dipendente dalle importazioni di cibo e di carburante, hanno portato alla morte di almeno sei persone, compreso un peacekeeper delle Nazioni Unite. Vi sono stati disordini anche in Burkina Faso, Camerun, Egitto, Indonesia, Costa d'Avorio, Mauritania, Mozambico e Senegal.

I "biocarburanti" hanno promesso grandi cose per guidare il mondo fuori dall'uso dei carburanti fossili. Si suppone che siano meno inquinanti, rinnovabili, e che tutte la coltivazione di maggiori superfici soprattutto a mais e soia costituirà un buon passo avanti verso l'assorbimento dell'eccesso di CO2 nell'atmosfera. Non così in fretta, dicono voci critiche nella comunità scientifica. Prima di tutto, dicono, non c'è prova che i "biocarburanti" siano meglio dei combustibili fossili omologhi quando si tratta di emissioni di gas serra. L'altra preoccupazione è che cosa può succedere all'ecologia del pianeta. La corsa alla coltivazione di ulteriori superfici per la produzione di biocarburanti potrebbe mettere a rischio le foreste pluviali, saccheggiare le riserve di acqua dolce, privare di habitat la fauna selvatica e, infine, influisce sulla produzione di cibo. Si tratta di scegliere la più importante tra due priorità: gli 800 milioni di persone in tutto il mondo che possiedono e guidano automobili, o miliardi di altri che sopravvivono alla giornata e già spendono metà del loro reddito per l'alimentazione.


Leggi l'articolo intero

lunedì 21 aprile 2008

L'esperienza politica del Sudamerica



Una volta il Sudamerica era sinonimo di dittatura, malgoverno, povertà, sfruttamento dei poveri. Oggi non credo che la realtà del continente sia cambiata. Ma a leggere con attenzione la complessità della politica sudamericana si scopre che qualcosa sta nascendo che noi non comprendiamo. Mentre le democrazie occidentali diventano sempre più 'democradure' mediatiche annegate nelle leggi del profitto, l'area latino-americana vive una primavera socialista che trova conferme nelle elezioni di ieri in Paraguay, che hanno portato al potere l'Alianza Patriotica por el Cambio, una coalizione di sinistra guidata dal "vescovo rosso" Fernando Lugo dopo 61 anni di dittatura o pseudo-democrazia del corrottissimo partito Colorado.

Oggi - esclusa la Colombia di Uribe - tutta l'America Latina è governata da leader di sinistra radicale (Venezuela, Bolivia, Ecuador, Argentina) o di centro-sinistra (Cile, Brasile, Uruguay, Perù).
Se questa sia una buona notizia per l'America Latina lo sapremo tra qualche tempo. Lula, in Brasile, ha già sperimentato quanto sia difficile conciliare le promesse elettorali con la realtà del governo. Chavez, in Venezuela, ha dalla sua parte le masse popolari ma ha subito un imprevisto stop democratico al suo programma di revisione costituzionale.

Il Paraguay è oggi molto povero e arretrato ma ha enormi ricchezze in mano a pochissime famiglie. Si accettano scommesse sul futuro di questo Paese.



Leggi l'articolo intero

domenica 20 aprile 2008

Qualcuno sa dov'è il Sahara Occidentale?



L'immagine mostra una vista del campo profughi di Dakhla dove vivono i Saharawi, vicino a Tindouf, nel sud-ovest dell'Algeria.

Il Sahara Occidentale è stato occupato dal Marocco nel 1975, dando inizio ad una guerra che ha ucciso 11.000 persone. I profughi saharawi dal Sahara Occidentale raramente fanno notizia, ma negli ultimi 30 anni fino a 165.000 profughi hanno vissuto in campi sperduti nel deserto, in Algeria, per la maggior parte totalmente dipendenti da aiuti umanitari.
Il 14-16 dicembre 2007 si è tenuto il 12° Congresso della SADR (Repubblica Saharawi senza territorio). Più di 1500 delegati saharawi hanno discusso se riprendere la lotta armata, proseguire i negoziati o avviare i preparativi per la ripresa della guerra pur proseguendo i negoziati allo stesso tempo.
Poi il 7-9 gennaio 2008 un terzo round di colloqui di pace (Manhasset III) si è tenuto a Manhasset, appena fuori dalla città di New York. Il mediatore delle Nazioni Unite Peter Van Valsum ha affermato che le parti continuano a essere molto lontane sulla questione dell'indipendenza. Il Marocco ha sostenuto che la sua sovranità sul Sahara occidentale deve essere riconosciuta e ha affermato che l'indipendenza non è in grado di funzionare dal momento che gente di etnia saharawi vive in quattro paesi diversi e che un referendum è impossibile da organizzare. La posizione del Polisario è che lo status definitivo del Territorio dovrebbe essere deciso in un referendum avente l'indipendenza come opzione.
In marzo un quarto round di colloqui sponsorizzati dalle Nazioni Unite si è concluso senza trovare una soluzione.

Un giorno i giornali annunceranno l'inizio di una nuova guerra e nessuno saprà chi, che cosa e perché!



Leggi l'articolo intero

sabato 19 aprile 2008

Ciao, Pippa



Dal blog di Pino Scaccia, 12 aprile 2008.

Seppellito sotto pochi centimetri di terra, la polizia turca ha ritrovato questa sera verso la mezzanotte locale, il cadavere nudo di Giuseppina Pasqualino, l'artista milanese di 33 anni scomparsa dal 31 marzo scorso ad Istanbul dove era arrivata insieme con un'amica italiana.
Una notizia di cronaca come tante, una ragazza uccisa, la curiosità di quel vestito da sposa. Gli amici la chiamavano Pippa e il suo era un progetto di pace, quel vestito aveva un senso preciso. C'è il sito Bridesontour a spiegare il progetto: "Un sogno ambizioso e poetico. Il sogno di percorrere in autostop i paesi che sono stati sconvolti da guerre recenti e non sempre completamente sedate. Il viaggio non sarebbe il normale viaggio di due viaggiatrici ardite, ma il viaggio di due bellissime spose vestite per un matrimonio che forse è già avvenuto o che non avverrà o forse è rappresentato dal viaggio stesso. Un matrimonio con la terra, la pace, con la gente tutta, alla ricerca dello sposo? Chi è e cosa rappresenta lo sposo? Due le spose, due il numero dell’incontro, del reciproco e del femminino, del pari, del multiplo, del diverso. Le letture di un gesto artistico di questo tipo sono infinite. La sposa è il bianco, la luce, il femminino, generatrice di vita, quindi di pace, dell’amore e della purezza". Un sogno spezzato, nel peggiore dei modi. Il mondo non è ancora pronto all'idea della pace. Ciao, Pippa




Leggi l'articolo intero

venerdì 18 aprile 2008

Noi e la crisi alimentare globale



Guarda il servizio RAI Report

Qualche giorno fa Marco Revelli [Professore di Scienza della politica all'Università del Piemonte orientale] si chiedeva come fosse possibile che l’allarme lanciato dalla FAO a Roma sulla crisi alimentare globale nel giorno di chiusura della campagna elettorale italiana non sia stato preso in considerazione dalla politica. In questi giorni, in trenta paesi del sud del mondo, a cominciare da Egitto e Haiti, la popolazione è in subbuglio.
Ma durante il fine settimana elettorale in Italia è anche andata in onda in prima serata sulla RAI una trasmissione di Report dedicata al cibo: importare un chilo di asparagi dal Perù che viaggiano in aereo per arrivare nel nostro piatto, hanno raccontato i redattori della trasmissione, significa lasciare nell’atmosfera sei chili di CO2; intanto paghiamo otto euro al chilo le carote grattugiate contenute in una vaschetta [di plastica], mentre a chi le produce costano pochi centesimi. Eppure quel prezzo non comprende neanche il costo che paga la natura con l’inquinamento di aria, terra e acqua.
Report ha raccontato anche alcune alternative: i gruppi di acquisto solidale [e da quel giorno centinaia di persone hanno cominciato a interpellare i promotori dei Gas], i cibi e ristoranti a «chilometro zero», l’agricoltura biologica. Forse il modello dell’industrializzazione dell’agricoltura [e quindi l’uso di pesticidi, l’importazione di prodotti non di stagione dall’altra parte del mondo, la sottrazione di terra da destinare agli agrocarburanti], tutto a vantaggio delle multinazionali dell’agrobusiness è arrivato «alla frutta». Di certo, questa crisi alimentare e l’interesse di migliaia di persone a consumare cibo buono, sano ed equo dicono che così non si può andare avanti.



Leggi l'articolo intero

giovedì 17 aprile 2008

Cronache da una dittatura



Burma, Birmania, Myanmar...
Nel 2007 l'aumento del prezzo della benzina ha provocato il rialzo dei prezzi dei beni di prima
necessità, portando all'ennesima celebre protesta dei monaci buddisti a cui si sono aggiunti gli studenti e altre categorie. Proteste represse con forza dal regime militare del
Generale Than Shwe che detiene un potere illimitato, dopo decenni di dittatura militare "socialista".

Pochi giorni fa i cinquantaquattro membri incaricati dal governo birmano per la stesura della nuova Costituzione hanno concluso i lavori, 194 pagine che saranno in vendita a 1000 Kyat, un euro, nelle librerie governative. Tutti quelli che se lo potranno permettere potranno acquistare e leggere il testo prima del referendum per la sua conversione in legge fissato il 10 maggio prossimo. In rete si segnalano forti pressioni e minacce ai contadini da parte dei militari per ottenere un voto favorevole.
La nuova costituzione, alla cui stesura non sono stati ammessi i partiti dell’opposizione, rafforza il potere dei militari ai danni delle opposizioni e delle minoranze. Nel futuro parlamento birmano 110 seggi su 440 nella camera alta e 56 su 224 della camera bassa saranno riservati ai militari. C'è inoltre uno «sbarramento etnico»: nessun politico sposato con uno straniero può rivestire cariche politiche. Questa clausola esclude dalle candidature la leader del partito di opposizione Aung San Suu Kyi, vedova di un professore inglese.
La giunta militare ha inoltre ribadito il suo rifiuto alla presenza di osservatori ONU durante il referendum e le elezioni di giugno. Solo il governo cinese potrà portare assistenza.



Leggi l'articolo intero

mercoledì 16 aprile 2008

Il Nepal dalla guerra alla pace



Quest'uomo ha un nome complicato ma è meglio conosciuto come Prachanda, il Feroce.
Ha guidato per dieci anni una decina di migliaia di Maoisti nepalesi in una sanguinosa guerra contro la pluricentenaria monarchia e i suoi centomila soldati, in un Paese di quasi 30 milioni di abitanti. La guerra ha fatto oltre 13mila morti, ci sono stati abusi, rapimenti, torture, massacri, orrori di tutti i generi. Entrambi gli eserciti ne sono stati responsabili, i civili ne sono stati le vittime, come sempre.

Nel 2006 i partiti di opposizione e i Maoisti si sono accordati su un programma democratico basato sull'abolizione della monarchia, e la guerra è finita. Il re ha fatto di tutto per opporsi ma alla fine ci sono state elezioni democratiche, supervisionate da un gruppo internazionale di osservatori guidato da Jimmy Carter, ex Presidente degli Stati Uniti. Il governo americano annovera i Maoisti nepalesi nella lista dei terroristi!
I civili, un tempo vittime, sono diventati gli attori e hanno votato democraticamente per un'assemblea costituente nella quale i Maoisti hanno stravinto la maggioranza dei seggi, contrariamente ad ogni previsione degli osservatori occidentali.
Altri partiti a vincere le elezioni sono stati gli autonomisti del sud che lottano, con gli scioperi e con le armi, per i diritti dei Madhesi, popolo maggioritario nelle pianure ricche meridionali. Chi ha chiamato i Madhesi al boicottaggio è stato sconfessato dalla grande partecipazione al voto.
Il feroce Prachanda ha portato i suoi sostenitori alla guerra ed ora li porta alla pace, in una democrazia che scriverà una nuova costituzione, abolendo la monarchia e i suoi privilegi, facendo riforme agrarie e cercando buone relazioni con i potenti vicini, India e Cina.
Il popolo, chiamato a votare, gli ha dato estrema fiducia. La fiducia gli verrà tolta se le promesse dei Maoisti non diventeranno realtà.


Leggi l'articolo intero

martedì 15 aprile 2008

La Cina inquina



In prima pagina oggi su BBCnews c'è un articolo che esclama: "La Cina inquina più di tutti".
La notizia sarebbe che secondo una ricerca dell'Università della California la Cina ha superato gli USA per emissioni di CO2, anche se non si sa esattamente quando sia successo.
Ma lo sapevamo già...
Una frase molto allarmante dice: "a meno che la Cina non cambi radicalmente le sue politiche energetiche, il suo incremento di emissioni di gas serra sarà di gran lunga superiore ai tagli di emissioni attuati dalle nazioni ricche soggette al protocollo di Kyoto."
Ma lo sapevamo già...
L'unica soluzione possibile, dice un tal super-ricercatore Max Auffhammer, è "un massiccio trasferimento di tecnologie e ricchezza dai Paesi Occidentali."

...mmm...?!?

Ma non sono i Paesi Occidentali che, possedendo ricchezze e tecnologie in abbondanza, hanno fino ad oggi inquinato più della Cina?
Non è l'Australia che, in proporzione di popolazione, inquina oggi dieci volte più della Cina?
Non abbiamo noi tagliato le nostre foreste, inquinato i nostri fiumi, contaminato i nostri terreni, depauperato i nostri mari, distrutto la nostra biodiversità? Non siamo noi che andiamo in giro con le mascherine antismog e moriamo di cancro e cirrosi epatica?
Tecnologie e ricchezze sono sacrosante, nessuno pensa di negarle.
Ma la soluzione non è forse in un massiccio cambiamento dello stile di vita da parte delle classi medio-ricche? Qualcuno ha mai sentito parlare di sviluppo sostenibile?
Quando smetteranno di venderci i miracoli della tecnologia, un euro la bottiglietta?
La tecnologia non fa miracoli.
Le soluzioni sono sempre nelle scelte politiche e le politiche ambientali della Cina stanno fallendo come sono fallite le nostre. E per le stesse ragioni.

Cari Cinesi,
vi offriamo le nostre tecnologie e il nostro stile di vita. E le nostre bugie e il segreto per viverci bene: dare agli altri le colpe delle vostre future crisi economiche, sociali, culturali ed ambientali.
Buon pro vi faccia!



Leggi l'articolo intero

lunedì 14 aprile 2008

Organismi Geneticamente Modificati



La distribuzione di coltivazioni OGM nel mondo

OGM, letteralmente Organismi Geneticamente Modificati, cioè organismi ottenuti tramite l’alterazione del loro sistema genetico naturale attraverso tecniche ingegneristiche.
Si parla dell'uso degli OGM per scopi farmaceutici, per migliorare le produzioni agricole, come antidoto alla fame nel mondo.

L'unica certezza al momento è il rischio di contaminazione genetica dovuto alla dispersione di polline transgenico nell'aria che va ad intaccare suoli e piante spontanee, con evidente pericolo di alterazione dell'ecosistema naturale le cui conseguenze sono imprevedibili. La storia degli OGM come antidoto alla fame nel mondo è invece una fiaba scritta dalle multinazionali che possiedono e vendono le sementi OGM. La fame nel mondo non è dovuta ad una mancanza di produzione ma ad una squilibrata distribuzione dei redditi e delle risorse produttive, il che rende precario l'accesso al cibo per i popoli del sud del mondo, sempre più poveri.

Da Carta quotidiano, 14 marzo 2008.
Il Coordinamento europeo degli agricoltori [Cpe] e il Coordinamento delle organizzazioni agricole e degli allevatori [Coag] hanno chiesto una moratoria europea per tutte le coltivazioni transgeniche a partire da questo anno. Nell’appello tra l'altro, si legge:
«L’Unione europea adesso deve prendere una decisione chiara. La maggioranza dei contadini e dei consumatori europei si oppone all’utilizzo di OGM nell’agricoltura e nell’alimentazione. Gli OGM sono utilizzati dalle grandi imprese multinazionali per privatizzare le sementi a danno della sovranità alimentare dei popoli e delle comunità rurali del mondo intero. Sempre più studi scientifici provano che gli organismi transgenici sono dannosi per la salute e per l’ambiente».



Leggi l'articolo intero

domenica 13 aprile 2008

Bush sapeva!



Leggi l'articolo per intero su
ABC News, April 11, 2008 (in inglese).

Il Presidente Bush ha detto di aver sempre saputo che i responsabili ad alto livello della sicurezza nazionale avevano discusso e approvato i dettagli specifici su come i sospetti di al Qaeda sarebbero stati interrogati dalla Central Intelligence Agency (CIA), in base ad una intervista esclusiva con ABC News venerdì scorso.

"Beh, abbiamo iniziato a mettere insieme i vari elementi al fine di proteggere il popolo americano". Ha detto Bush. "E sì, sono consapevole che il nostro team per la sicurezza nazionale si è riunito su questo problema. E ho approvato".

Le discussioni ad alto livello su queste "tecniche avanzate di interrogatorio" erano così dettagliate che per alcune delle sessioni di interrogatorio sono state quasi create delle coreografie, fino a stabilire il numero di volte che gli agenti della CIA avrebbero potuto usare una specifica tattica.

Questi responsabili ad alto livello avrebbero sottoscritto come la CIA avrebbe dovuto interrogare sospetti importanti di al Qaeda, se schiaffeggiarli, spintonarli, privarli del sonno o sottoporli ad annegamento simulato, il cosiddetto waterboarding.



Leggi l'articolo intero

sabato 12 aprile 2008

Non si sta facendo un buon lavoro!



Guarda il video

Educazione alla cultura della pace.
Qualcuno pensa che dipenda dalla scuola, qualcuno addita la famiglia, altri scaricano il peso su Gesù Bambino. Per molti sono solo parole. Faremo un grande passo avanti quando capiremo che una cultura di pace dipende da tutti, da tutti noi. Soprattutto da coloro che hanno grande ascendente sui giovani: genitori, insegnanti, precettori, divi. Certo, proprio quei VIP del mondo dello spettacolo nei quali i giovani si identificano. Essi trascorrono molte ore al giorno con i ragazzi e gli parlano di un mondo finto che a tutti i ragazzi sembra vero. I ragazzi sempre più tendono a quel mondo, lo sognano, lo imitano.

Mi permetto di dire che non si sta facendo un buon lavoro!
Siamo tutti cresciuti a botta di sparatorie e omicidi televisivi, vendette fai-da-te, videogames distruttivi, buoni contro cattivi, forti contro deboli, rossi contro neri, competizioni esasperate in ogni angolo della nostra vita. L'avversario non si rispetta nè si comprende, si irride, si aggredisce verbalmente, si attacca fisicamente, lo si priva di ogni simpatia e umanità, è solo un nemico da distruggere. Come nel pluripremiato videoclip "Girlfriend" della bella Avril Lavigne, idolo degli adolescenti, in cui edificanti atti di prepotenza sfacciata e bullismo tre-contro-uno, assolutamente privi di ironia, vengono gratificati con il premio per il "Miglior Video Canadese", essendo questo il videoclip più cliccato di tutti i tempi su Youtube.
Che mi prendano pure per uno stupido moralista: a me quel videoclip sembra imbecille, volgare e diseducativo!!!


Leggi l'articolo intero

venerdì 11 aprile 2008

Vuoi una Coca Cola? No, grazie!



Guarda il video (in inglese)

Doveva succedere, prima o poi, che io parlassi della Coca Cola.
Il simbolo del made in USA non sta vivendo tempi facili in India. L'opposizione delle comunità allo sfruttamento massiccio delle fonti di acqua dolce per l'imbottigliamento delle bibite della multinazionale di Atlanta ha infatti dato il via a una campagna che in pochi anni si è diffusa a macchia d'olio in tutto il paese, riuscendo anche a ottenere la chiusura di uno degli stabilimenti principali.

Il movimento indiano contro la Coca-cola è divenuto una presenza radicata che coinvolge centinaia di migliaia di persone. In India, il 70 per cento degli abitanti basa la propria sussistenza sull'agricoltura e di conseguenza sulla disponibilità di acqua. Le comunità che vivono accanto agli stabilimenti di imbottigliamento della multinazionale hanno subito inpochi decenni la graduale contaminazione del territorio e una progressiva mancanza d'acqua causata dalle ingenti quantità di acqua dolce necessarie alla lavorazione delle bevande. L'incidenza di questi fattori ha colpito principalmente le comunità più vulnerabili: popoli indigeni, donne, classi sociali disagiate, piccoli agricoltori, mezzadri senza terra propria, tutta gente che ha subito la perdita dei mezzi di sussistenza tradizionali e della sicurezza alimentare.
L'impoverimento delle riserve di acqua locale ha messo in serio pericolo intere comunità.

Inoltre la Coca-cola è accusata di aver distribuito residui tossici come fertilizzanti ai contadini residenti accanto agli stabilimenti. Le conseguenze a lungo termine della esposizione ai residui tossici non sono ancora calcolabili, tuttavia Coca-cola è sicuramente colpevole di aver contaminato i terreni e le acque sotterranee e superficiali, oltre che di aver messo in vendita bevande con elevati gradi di tossicità.
In seguito ad uno studio condotto dal CSE (Centre for science and environment), il 7 dicembre 2004 la suprema corte dell’India ha imposto alle multinazionali l'obbligo di apporre su ogni confezione un'etichetta recante l’attestazione di pericolo per i consumatori.
La Coca Cola è divenuta mondialmente un esempio di malagestione delle risorse, e ha dimostrato di operare in totale violazione dei criteri di responsabilità sociale ed ambientale causando povertà, contaminazioni e malattie.


Leggi l'articolo intero

mercoledì 9 aprile 2008

Unitevi a noi nella marcia!



Pubblico la lettera aperta del poeta tibetano Tenzin Tsundue. Invito tutti i blogger a fare altrettanto.

Caro Amico/ Cara Amica
E' arrivato il tempo per me di tornare in Tibet. L'ultima volta che ci andai nel 1997 - dopo la mia laurea - fui arrestato dalle autorità cinesi; sono stato picchiato interrogato e mi hanno lasciato senza cibo, quindi venni espulso dal Tibet dopo che mi avevano tenuto rinchiuso in prigione per tre mesi a Lhasa e Ngari. Avevo raggiunto il Tibet a piedi da solo attraversando le montagne Hymalaiane partendo dal Ladakh.
Dopo undici anni ritornerò in Tibet a piedi anche questa volta. Senza chiedere il permesso ritornerò a casa mia. Perchè dovrei preoccuparmi dei documenti emessi dal regime coloniale cinese, che non solo ha occupato il Tibet, ma anche ha messo il Tibet sotto un regime militare e fa vivere il nostro popolo in tirannia e sotto una brutale repressione giorno dopo giorno da cinquant'anni?
Il 2008 è una grande opportunità che il movimento tibetano ha di mostrare le ingiustizie che i tibetani stanno subendo proprio mentre la Cina sta per attrarre l'attenzione dei media internazionali.
Prenderò parte alla marcia "del ritorno" che partirà da Dharamsala verso il Tibet, e viene organizzata dal "Movimento d'Insurrezione del Popolo Tibetano" uno sforzo comune messo assieme da cinque grandi Organizzazioni non governative tibetane: Il congresso dei giovani tibetani, L'associazione Donne Tibetane, Il Movimento Tibetano Gu-Chu_Sum (un associazione di ex-prigionieri tibetani), Il Partito Democratico tibetano, e gli Studenti per la libertà del Tibet, India.
La marcia inizierà il 10 Marzo 2008, da Dharamasala, la capitale dei Tibetani in esilio, attraverserà Delhi e poi si dirigerà verso il Tibet. Camminando per sei mesi, raggiungeremo il confine con il Tibet proprio nel momento in cui ci sarà l'apertura dei giochi olimpici di Pechino 2008 ...

Leggi per intero la lettera su
Articolo 21



Leggi l'articolo intero

martedì 8 aprile 2008

Gli Italiani che non ti aspetti



Guarda il video

ACEA spa è una municipalizzata, ovvero un'impresa a partecipazione pubblica il cui 51 per cento è di proprietà del Comune di Roma. ACEA dovrebbe avere come sua principale funzione garantire il diritto all’acqua ai cittadini di Roma, invece preferisce costruire inceneritori e promuovere politiche di privatizzazione dell'acqua in molti paesi del sud del mondo. Alcuni dicono privatizzazione selvaggia ma in realtà la privatizzazione dell'acqua è sempre e solo selvaggia!

Chi ha letto solo un poco dei problemi sociali connessi alla scarsità d'acqua nel mondo avrà sentito parlare dell'impresa francese SUEZ, secondo gestore mondiale di servizi idrici. Da dieci anni la SUEZ controlla l'8,6% di ACEA. La politica di SUEZ ha un solo obiettivo: trasformare in tutto il mondo l’acqua in una merce come le altre. Figo!
Solo che senz'acqua non si vive nemmeno tre giorni e SUEZ preclude l’accesso all'acqua a milioni di persone nel mondo. ACEA nega il diritto all'acqua in Armenia, Perù e in Honduras, dove dal 2004 la popolazione locale si oppone alla privatizzazione imposta da questa impresa italiana. In queste settimane, ACEA ha tagliato il servizio di acqua potabile a tutti gli honduregni più poveri, quelli che non hanno trovato i mezzi per pagare due fatture consecutive, suggerendogli di comprare bottiglie di acqua minerale Frasassi, imbottigliata nei pressi delle omonime grotte nelle Marche, ad opera della stessa ACEA.

La privatizzazione dell'acqua è inaccettabile. Ovunque!
L'acqua è un diritto e non una merce.



Leggi l'articolo intero

Se si volesse veramente fare informazione...



Guarda il video (in francese)

Ieri ho visto Kiosque, un vasto programma di approfondimento politico che va in onda ogni settimana sul canale francese TV5. Il programma viene trasmesso in tarda mattinata ed è di una semplicità disarmante: alcuni giornalisti stranieri commentano temi di attualità sulla base della diversa esperienza professionale. Ieri i giornalisti venivano da Grecia, Russia, Romania, Tunisia e Stati Uniti. Il moderatore era, ovviamente, francese. Senza litigare e senza fare monologhi, in puro stile français, il commentatore francese ed i giornalisti stranieri hanno discusso, tra i vari argomenti, della situazione in Zimbabwe, di cui in questi giorni si sente tanta cronaca ma poca sostanza.
Questo gruppetto di giornalisti, chiacchierando civilmente e con un linguaggio non tecnico, ha saputo chiarire molto bene la situazione ad un pubblico di massaie e studenti in vacanza: lo Zimbabwe, ex colonia britannica nel cuore dell'Africa meridionale, fu teatro qualche anno fa di una espropriazione violenta di terre ai danni dei latifondisti bianchi, minoranza ricca del Paese, e a beneficio degli strati poveri della popolazione. L'eroe di questo processo fu Robert Mugabe che da allora ha in mano il potere e non intende lasciarlo adesso, pur avendo manifestamente perso le elezioni.
Si parla di un Paese in cui la coscienza democratica è agli albori e il diritto non è uguale per tutti, come del resto non lo è da noi dove l'esperienza democratica ha radici antiche.
Anche se vecchio, Mugabe resta molto popolare. Cattolico, colto, militarista, omofobo, è considerato "persona non gradita" e gli è negato l'ingresso nell'Unione Europea e negli Stati Uniti ma allo stesso tempo ha ricevuto una larea honoris causa in Scozia ed è Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico!
Molti esperti valutano molto alto il rischio di una guerra civile.

Il programma è visibile gratuitamente su internet: kiosque. (in francese)



Leggi l'articolo intero

lunedì 7 aprile 2008

Il mare, un blog e il cucchiaio



Ogni mattina il dubbio mi assale: di cosa parlerò oggi davanti ai miei cinque lettori? Racconterò delle bambine violate e mutilate in Darfur o della guerra che sta per ricominciare nel Sahara Occidentale? Dei diritti negati ai Madhesi del Nepal o della persecuzione antica dei cattolici vietnamiti? Della repressione sanguinaria del dissenso tra le spiagge delle Maldive o dei contadini Maya che da 15 anni tentano l'autogoverno? Che senso ha urlare un'ingiustizia e essere costretto a tacerne altre mille? Spegnere la luce inutile e ingiusta della mia stanza quando miliardi di luci sono ingiustamente accese?
Che senso ha, mi chiedo ogni giorno, cercare di vuotare il mare con un insignificante cucchiaio?
Mi chiedo: cosa è veramente cultura di pace?

Ogni mattina, solo davanti allo schermo, mi do due risposte.
Cultura di pace è anzitutto educazione! Educare se stessi ogni giorno a comportamenti che siano sostenibili per tutti i miliardi di uomini del pianeta. Farlo, senza estremismi e senza alibi, nei limiti concessi dalla propria società.
La seconda risposta mi veniva ieri, durante una riunione di cittadini attivi: cultura di pace è testimonianza! Dire no, tutti i giorni, allo spreco dell'acqua e alla condanna a morte. Affermare quotidianamente la propria personale disapprovazione verso tutto ciò che è inaccettabile alla propria coscienza. Coltivare la propria coscienza con la conoscenza e con l'azione. Testimoniare con le proprie parole e le proprie azioni dell'esistenza di un altro mondo possibile.
Ecco il senso di questo lavoro, coltivare la propria cultura di pace come fosse una piantina delicata: acqua e amore tutti i giorni.

Allora, con tutta franchezza, poco importa di quante ingiustizie non saprò e non potrò parlare. Questo piccolo blog per me stesso e per chi ha volontà di esserci resta comunque un piccolo, meraviglioso, efficace veicolo di cultura di pace.


Leggi l'articolo intero

domenica 6 aprile 2008

Due storie sui cammelli



Tempo fa girava in rete questa storiella divertente che, affrontando la differenza tra una cultura di solidarietà e una cultura di sfruttamento, non ha bisogno di commenti.

C'era una volta un avvocato che attraversava il deserto nella sua bella auto. Passando attraverso un'oasi vide tre uomini in piedi lì, che piangevano. Così fermò l'auto e chiese: che problema avete? Quelli risposero: nostro padre è appena morto e noi gli volevamo molto bene. Ma -disse l'avvocato- sono certo che ha lasciato un testamento. Forse vi posso aiutare, dietro ricompensa naturalmente! I tre uomini risposero: Sì, infatti, ha lasciato dei cammelli. E nel suo testamento ha lasciato metà dei suoi beni al figlio maggiore, 1/3 al secondo e 1/6 al più giovane. Noi siamo d'accordo con le parti a ciascuno ma c'è un problema: ha lasciato 17 cammelli e sappiamo che 17 è un numero primo. Noi amiamo i cammelli, non possiamo dividerli in pezzi.
L'avvocato ci pensò un po' su e poi disse: Molto semplice. Potete dare a me 5 cammelli per cui ne avete 12. 12 è divisibile per 2, 3 e 6, e si ottiene rispettivamente 6, 4 e 2 i cammelli. E così fecero. L'avvocato legò i cinque sfortunati cammelli all'auto, e l'ultima cosa che si vide fu una grande nube di polvere, che copriva il sole della sera.

C'era una volta un mullah che andava verso la Mecca sul suo cammello. Passando attraverso un'oasi vide tre uomini in piedi lì, che piangevano. Così fermò il cammello e chiese: che problema avete? Quelli risposero: nostro padre è appena morto e noi gli volevamo molto bene. Ma -disse il mullah- sono certo che anche lui vi voleva molto bene e senza dubbio vi ha lasciato qualcosa! I tre uomini risposero: Sì, infatti, ha lasciato dei cammelli. E nel suo testamento ha lasciato metà dei suoi beni al figlio maggiore, 1/3 al secondo e 1/6 al più giovane. Noi siamo d'accordo con le parti a ciascuno ma c'è un problema: ha lasciato 17 cammelli e sappiamo che 17 è un numero primo. Noi amiamo i cammelli, non possiamo dividerli in pezzi.
Il mullah ci pensò un po' su e poi disse: Molto semplice. Vi do il mio cammello, così ne avete 18. Ma quelli si opposero: No, non puoi farlo, stai andando a fare un cosa importante! Il mullah li interruppe: figli Miei, prendete il cammello e andiamo avanti. 18 è divisibile per 2 e il figlio maggiore ottiene 9 cammelli, 18 è divisibile per 3 e il secondo figlio ottiene 6 cammelli, 18 è divisibile per 9 e il figlio minore ottiene 2 cammelli: un totale di 9 + 6 + 2 = 17 cammelli. Un cammello restava lì, da solo: il cammello del mullah. Il mullah disse: Siete felici così? Bene, allora, forse riavere il mio cammello?
E i tre uomini, pieni di gratitudine, pur senza capire cosa fosse accaduto, restituirono il cammello. Il mullah li benedisse e, montato sul suo cammello, l'ultima cosa che si vide fu una grande nube di polvere che copriva il sole della sera.



Leggi l'articolo intero

venerdì 4 aprile 2008

Congo RD, il mostro creato dal Belgio



Ricevo e pubblico questa lettera di Katia Rossi, cooperante nella Repubblica Democratica del Congo (Congo RD).
Ciao Bruno e tutti gli altri.
Sono in RD CONGO, in uno sperduto villaggio nel Kasai Occidentale. Ho visto la
cartina con tutti i conflitti nel mondo, forse non sapete che qui siamo ancora in guerra... o meglio guerriglia. Nella regione dell'Est, quella più ricca, anche se oramai il Congo è una miniera di minerali preziosi ovunque. A fine gennaio c'è stata la firma di un accordo di pace tra il governo e i capi di alcune fazioni in lotta. I motivi economici sono alla base di tutto, come al solito ovviamente. Qui si aggiunge che la vicinanza con il Ruanda gioca un ruolo determinante. Questo paese ha contribuito con uomini e mezzi all'istallazione di Kabila padre, si mormora che sia stato alla base del suo omicidio, e ora fomenta la guerriglia. Il figlio adottivo, Joseph Kabila, probabilmente tanzaniano, succeduto al padre, non rispetta gli "accordi presi". Pare che riguardino la cessione di una parte del Congo al Ruanda. Ovviamente zone minerarie...
La Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire, è uno degli Stati più grandi e sfortunati dell'Africa. Diventato colonia dopo la Conferenza di Berlino del 1885, il Congo fu dichiarato proprietà privata del re del Belgio Leopoldo II. Gli indigeni dovevano raccogliere caucciù per conto del re, e ne dovevano raccogliere molto, giacché il mercato era in espansione per la crescente domanda di autoveicoli e relativi pneumatici. Questa produzione fece la fortuna di Leopoldo e dei suoi eredi ma le condizioni di lavoro erano da girone dell'inferno. Le pratiche di punizione collettiva e mutilazione preventiva (si mozza la mano a uno per educarne dieci) erano all'ordine del giorno.
Tra il 1885 e il 1908, i mercenari che lavoravano per conto del re del Belgio assassinarono tra i 5 e i 15 milioni di Congolesi (per paragone, si calcola che nel carnaio della Prima Guerra Mondiale morirono 18 milioni di persone).
Il processo di indipendenza promosso da
Patrice Émery Lumumba negli anni '50 fu ovviamente gestito dal Belgio, che si ritirò dal Congo lasciando un Paese grande quanto mezza Europa, multietnico, socialmente ed economicamente devastato, preda delle multinazionali e assolutamente vuoto di competenze amministrative e politiche.
Quando Lumumba cercò l'aiuto dei Sovietici per risolvere i gravi problemi interni, i governi americano e belga decisero di farlo fuori. Arrestato dal colonnello
Mobutu, su ordine del ministro degli esteri belga fu consegnato ai ribelli dai quali fu torturato e ucciso. Il suo corpo venne disciolto nell'acido.
Mobutu ribattezzò il Paese Zaire e instaurò un regime dittatoriale filo-occidentale fino al 1997, quando fu rovesciato dal ribelle
Laurent-Désiré Kabila, il quale fu a sua volta assassinato nel 2001. Gli successe il figlio Joseph Kabila che nel 2006 è stato riconfermato alla guida del Paese dalle prime elezioni democratiche della storia del Congo.
Dal 1997 al 2003 il Congo RD è stato teatro di due guerre che hanno coinvolto 8 nazioni africane e ucciso oltre 5 milioni di persone, in buona parte civili (per paragone, si calcola che nel carnaio del Vietnam morirono 2 milioni di persone). Attualmente guerre minori si trascinano in Kivu, Ituri e Katanga, nel totale disinteresse internazionale.

La cartina mostra la divisione del Paese in aree controllate dalle varie milizie.



Leggi l'articolo intero

Chi sa dov'è l'Abkhazia?



Conoscere e comprendere sono i primi passi per poter giudicare.

L'Abkhazia è uno stato de facto indipendente, in Europa.
In calce riporto la traduzione della lettera indirizzata dal
Presidente della Repubblica dell'Abkhazia, Sergei Bagapsh, al Segretario Generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, in occasione del summit NATO di Bucarest, 2-4 aprile 2008. (leggi la lettera in originale pubblicata dalla UNPO)

Egregio Sig. Jaap de Hoop Scheffer,

Il vertice di Bucarest, che sta per affrontare la questione dell'ingresso di nuovi membri nella NATO, può creare seri problemi nel Caucaso. Per la salvaguardia della pace e della stabilità nella nostra regione e per ridurre paura e tensioni, è necessario in misura maggiore prendere in considerazione la realtà attuale e le opinioni di tutte le parti interessate.
Siamo profondamente preoccupati per il fatto che su uno sfondo di instabilità politica e di conflitti irrisolti, alcuni potenziali membri dell'Organizzazione, in particolare la Georgia, ancora considerano la NATO come la forza adatta a risolvere i conflitti in Abkhazia e Ossezia del Sud. L'Abkhazia è stata ripetutamente vittima di aggressione da parte della Georgia, il che ci dà motivo di ritenere la Georgia come una potenziale fonte di provocazioni militari e di pretese illegittime sull'Abkhazia.
Il riconoscimento senza fondamento da parte delle Nazioni Unite dell'integrità territoriale della Georgia entro i confini della ex Unione Sovietica aveva indirettamente dato credito a numerose violazioni dei diritti umani e alla politica di discriminazione del popolo abkazo durante il periodo stalinista. Inoltre, l'esercito della neonata Repubblica Democratica di Georgia, riconosciuta dalle Nazioni Unite, aveva lanciato il 14 agosto 1992 una sanguinosa guerra in Abkhazia, distruggendo un popolo pacifico e i monumenti della cultura e della storia abkhaza. Il conflitto georgiano-abkazo aveva inevitabilmente interrotto le relazioni tra Abkhazia e Georgia.
Sono quasi 15 anni che l'Abkhazia sta sviluppando il proprio sistema politico democratico, un'economia di mercato, un sistema legislativo, tribunali indipendenti, una società civile rispettosa dei diritti umani in conformità con gli standard internazionali. I nostri interessi nazionali e le priorità in politica estera differiscono significativamente da quelle della Georgia.
L'Abkhazia di oggi è uno stato con indicatori di sviluppo assolutamente sostenibili. L'Abkhazia è in grado di rispettare i suoi obblighi e giocare appieno un ruolo di collegamento nel Caucaso. Considerando quanto detto, ci appelliamo a Lei affinché vengano prese tutte le misure possibili per impedire la reiterazione degli errori del passato. Nel prendere una decisione sull'ammissione della Georgia nella NATO, La preghiamo di prendere in considerazione il parere dell'Abkhazia.

Con osservanza

PRESIDENTE S. BAGAPSH



Leggi l'articolo intero

giovedì 3 aprile 2008

Chi sa dov'è il Myanmar?



Guarda il video

Si chiamava Birmania o Burma, ora si chiama Myanmar per volontà della giunta militare al potere dal 1988. La giunta ha scritto una nuova costituzione per il Paese che viene definita "una farsa" dagli osservatori indipendenti. Presto si farà un referendum per chiederne l'approvazione alla popolazione.
Cercando di capire un po' meglio la situazione ho trovato due storie: una di queste è una barzelletta,
è
divertente e descrive la situazione in Myanmar; l'altra non è una barzelletta e non è per nulla divertente, ma anche descrive la situazione in Myanmar.
Indovinate qual è la barzelletta.

Prima storia
Tre Burmesi discutono sulla razza di
Adamo ed Eva. Il Burmese cristiano dice che sicuramente erano Burmesi cristiani perché erano molto belli. Il Burmese cinese dice che sicuramente erano Burmesi cinesi perché restavano calmi anche in presenza di un serpente. Il Burmese Indiano dice che potevano solo essere Burmesi indiani perché non avevano né casa, né vestiti, né denaro, si dividevano una mela in due, consigliati da un serpente che insisteva a dirgli che quello era il Paradiso.

Leggi l'articolo completo su
San Oo Aung’s Weblog (in inglese)


Seconda storia
Un capitano e tre soldati armati e in uniforme sono arrivati a Man Yong, un villaggio vicino ad An, e hanno adunato tutti gli abitanti di sei villaggi. Ogni villaggio ha dovuto inviare un rappresentante ad un incontro dove è stato comunicato la costituzione di un gruppo che punirà coloro che voteranno no al referendum. "Vogliamo vedere solo voti a favore, altrimenti i villaggi e i loro abitanti pagheranno per questo."
Leggi l'articolo completo su Articolo 21 (in italiano)



Leggi l'articolo intero

mercoledì 2 aprile 2008

Italia libera da armi nucleari



Guarda il trailer di Aviano Italia

In Italia, lo sanno tutti ma quasi nessuno se ne preoccupa, ci sono novanta testate nucleari, in violazione dello spirito del trattato di non proliferazione nucleare (NPT) sottoscritto dall’Italia.
Non sono nostre, non possiamo decidere che cosa farne. Possiamo solo subirne la presenza, i vantaggi (c'è chi si sente più sicuro con una bomba nucleare dietro casa...) e le conseguenze.

Su Carovana di Pace si legge il testo di una proposta di legge di iniziativa popolare per dichiarare l'Italia "Zona Libera da Armi Nucleari".
Il 26 marzo è stata annunciata l'avvenuta raccolta delle cinquantamila firme necessarie a presentare la legge, frutto di una campagna che ha lavorato in silenzio, grazie ai piccoli gruppi locali, è mancata invece la partecipazione dei partiti così come l'adesione delle grandi organizzazioni internazionali. Piccole associazioni, botteghe del commercio equo, parrocchie e sindacati minori hanno appoggiato l'iniziativa.

Il 22 dicembre 2005, un comitato di cittadini ha presentando al Tribunale Civile di Pordenone un atto di citazione (è disponibile anche la traduzione in inglese) contro il Governo degli Stati Uniti, affinché le 50 atomiche presenti ad Aviano vengano rimosse dal territorio italiano.


Leggi l'articolo intero

martedì 1 aprile 2008

Il primo negoziato per il dopo-Kyoto



Comunicato stampa di Lunedi 31 Marzo 2008, ore 11:03
Clima: si apre a Bangkok il primo negoziato per il dopo-Kyoto.
Si è aperta questa mattina a Bangkok la prima tornata di negoziati ufficiali per un accordo sul dopo-Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas serra. "Il mondo attende una soluzione che sia di lungo periodo ed economicamente percorribile", ha avvertito il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon in un messaggio video ai mille delegati dei 163 paesi firmatari della convenzione quadro sui cambiamenti climatici (CNUCC). L'obiettivo della cinque giorni negoziale è quello di attenuare le divergenze che avevano fatto fallire la Conferenza di Bali del dicembre scorso per gettare le basi per un nuovo protocollo globale entro l'anno prossimo. Il Protocollo di Kyoto, sottoscritto solo da 37 paesi (e non dagli Usa), scade nel 2012. C'è però disaccordo su una possibile nuova intesa che coinvolga anche le grandi economie emergenti come Cina e India.

Due note a margine.
Primo: veniamo a sapere che la Conferenza di Bali del dicembre 2007 è fallita, nonostante il tanto declamato accordo in extremis e i larghi sorrisi di tutti i politici nostrani.
Secondo: non ho visto grande attenzione da parte dei giornali verso questa notizia. Forse non è interessante.
Chissà se ci faranno comunque sapere come è andata a finire.



Leggi l'articolo intero