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Ieri ho visto Kiosque, un vasto programma di approfondimento politico che va in onda ogni settimana sul canale francese TV5. Il programma viene trasmesso in tarda mattinata ed è di una semplicità disarmante: alcuni giornalisti stranieri commentano temi di attualità sulla base della diversa esperienza professionale. Ieri i giornalisti venivano da Grecia, Russia, Romania, Tunisia e Stati Uniti. Il moderatore era, ovviamente, francese. Senza litigare e senza fare monologhi, in puro stile français, il commentatore francese ed i giornalisti stranieri hanno discusso, tra i vari argomenti, della situazione in Zimbabwe, di cui in questi giorni si sente tanta cronaca ma poca sostanza.
Questo gruppetto di giornalisti, chiacchierando civilmente e con un linguaggio non tecnico, ha saputo chiarire molto bene la situazione ad un pubblico di massaie e studenti in vacanza: lo Zimbabwe, ex colonia britannica nel cuore dell'Africa meridionale, fu teatro qualche anno fa di una espropriazione violenta di terre ai danni dei latifondisti bianchi, minoranza ricca del Paese, e a beneficio degli strati poveri della popolazione. L'eroe di questo processo fu Robert Mugabe che da allora ha in mano il potere e non intende lasciarlo adesso, pur avendo manifestamente perso le elezioni. Si parla di un Paese in cui la coscienza democratica è agli albori e il diritto non è uguale per tutti, come del resto non lo è da noi dove l'esperienza democratica ha radici antiche.
Questo gruppetto di giornalisti, chiacchierando civilmente e con un linguaggio non tecnico, ha saputo chiarire molto bene la situazione ad un pubblico di massaie e studenti in vacanza: lo Zimbabwe, ex colonia britannica nel cuore dell'Africa meridionale, fu teatro qualche anno fa di una espropriazione violenta di terre ai danni dei latifondisti bianchi, minoranza ricca del Paese, e a beneficio degli strati poveri della popolazione. L'eroe di questo processo fu Robert Mugabe che da allora ha in mano il potere e non intende lasciarlo adesso, pur avendo manifestamente perso le elezioni. Si parla di un Paese in cui la coscienza democratica è agli albori e il diritto non è uguale per tutti, come del resto non lo è da noi dove l'esperienza democratica ha radici antiche.
Anche se vecchio, Mugabe resta molto popolare. Cattolico, colto, militarista, omofobo, è considerato "persona non gradita" e gli è negato l'ingresso nell'Unione Europea e negli Stati Uniti ma allo stesso tempo ha ricevuto una larea honoris causa in Scozia ed è Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico!
Molti esperti valutano molto alto il rischio di una guerra civile.
Molti esperti valutano molto alto il rischio di una guerra civile.
2 commenti:
Zimbabwe...che nome strano! Ma dove sta? Africa? Sud Africa? Ma il Sudafrica non è il nome di uno stato? E chi è Mugabe? Un parente di Mandela? Ma davvero si stanno ammazzando? Come mai? Non stanno ancora con le pelli di leone, nelle caverne a scaldarsi la carne cacciata in branco?...c'è da piangere per quanta gente si faccia veramente queste domande. Già i politici non sanno dove cacchio si trovi il Darfur (nemmeno il Sudan se è per questo), figuriamoci se la gente comune, quella che si guarda tutti i pomeriggi "Uomini e donne" si ponga problemi relativi ad un posto così lontano, con persone così diverse...hai voglia a cantare "We are the world"...ci vuole molto più di Michael Jackson e la schiera di cantanti per accendere le luci sulla povera Africa. Grazie Bruno per averci dato questo mezzo alternativo per conoscere le notizie in maniera semplice, senza inutili parafrasi arzigogolate che rendono difficile qualcosa che, di per sè, è già difficile da capire. Forza Africa, DA SOLA ce la devi fare!
Finalmente! Sono felice che l' evento elettorale lasci uno spiraglio di visibilità a questo paese e alla sua tragica situazione.
Da ventenni in Zimbabwe vengono trasgrediti tutti i fondamentali diritti dell' uomo.
L' attenzione dei media-al riguardo-è stata molto scarsa, per motivi di vario genere.
Da un lato la dittatura di Mugabe: la censura, l' annientamento (fisico e non) di qualsiasi opposizione politica e di pensiero al regime, l' estradizione (esilio) di tutti coloro che abbiano tentato di informare all' esterno ciò che è accadeva in Zimbabwe (il Daily News, ad esempio, ha dovuto chiudere i battenti).
Dall' altro la politica delle "esclusive": una situazione in cui la repressione è una regola e non un' eccezione riscuote, in qualche modo, meno scalpore rispetto ad altre in cui sono in ballo altri interessi.
Ti do un link interessante.
http://www.solidaritypeacetrust.org/
Questo gruppo di attivisti ha girato in Zimbawe una serie di documentari illegali ed è riuscito a farli circolare in vari festival interanzionali. Facciamo girare anche noi questo materiale! Vediamo-vediamo vediamo...
Informiamoci!
Livia
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