martedì 18 marzo 2008

E il Perù si vende l'amazzonia


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Riporto alcuni brani di un articolo apparso su Articolo 21 del 29 gennaio 2008 dal titolo "E il Perù si vende l'amazzonia". (leggi l'intero articolo)

Il presidente peruviano Alan García ha annunciato che vuole vendere alle multinazionali del legname 8 milioni di ettari di foresta primaria in Amazzonia. Secondo Alan García solo con la privatizzazione la foresta potrà produrre "ossigeno, legname e lavoro a beneficio di tutti i peruviani". Ma per dirlo è dovuto andare ad annunciarlo a Madrid, nella cosiddetta madre patria dove ha trovato l’appoggio convinto delle multinazionali del legname. Queste finalmente vedrebbero superare i limiti sanciti dalle leggi degli anni '70, che davano le terre solo in concessione e non in vendita, e solo in piccoli lotti di modo che lo stato potesse controllarne l’uso e favorire lo sfruttamento artigianale delle risorse della selva amazzonica.
Il progetto di privatizzazione dell'Amazzonia peruviana sta trovando forte opposizione da parte delle popolazioni locali, comunità indigene e contadine che si considerano non solo escluse, ma addirittura a rischio di estinzione in un modello industriale di sfruttamento della foresta quale quello neoliberale voluto da Alan García. Gli abitanti dell’Amazzonia peruviana convivono da sempre con un modello estensivo di economia forestale che coincide con lunghi periodi di riposo della selva. È il modello che ha preservato fino ad oggi la foresta primaria evitandone lo sfruttamento intensivo che caratterizza vaste zone dell’Amazzonia brasiliana.
Nel leggere l'articolo mi viene in mente quella che ho sempre considerato una indispensabile premessa ad ogni ragionamento: ogni impresa finanziaria o commerciale in scala grande - megaconcessione di sfruttamento, colosso finanziario, ipermercato o mega centro commerciale, gigantesca infrastruttura, megaprogetto di intervento sul territorio, - ogni iper, mega, giga, super impresa di questo tipo ha come unici veri beneficiari i grandi gruppi di potere nei quali si concentra la ricchezza di un Paese a discapito della gente comune, delle necessità, del benessere e del futuro della gente comune.


1 commento:

Anonimo ha detto...

l'immagine del post è davvero sconvolgente :z

soprattutto ciò che potrebbe essere nel 2030!

simone