martedì 4 marzo 2008

Gioca fiori risponde bastoni


In questi giorni c'è stato un interessante scambio epistolare tra i Coordinatori nazionali della Tavola della pace e il candidato premier del centro-sinistra italiano Veltroni.

Dalla
lettera aperta all'on. Walter Veltroni: Perché il mondo resta ancora una volta fuori dalla campagna elettorale?
"Dopo tanti anni di generoso impegno per la pace, dopo l'ennesima Marcia per la pace Perugia-Assisi ci vogliamo interrogare sull'efficacia politica e culturale del movimento per la pace. Marceremo ancora da Perugia ad Assisi? Per ottenere cosa? A cosa serve marciare per la pace se la politica è sempre più cieca e sorda?
Lo scorso 7 ottobre abbiamo marciato in più di 200.000 per costruire «una politica nuova e una nuova cultura politica nonviolenta fondata sui diritti umani». Ma col calare della notte, quello stesso giorno, è calato anche il sipario su quel straordinario evento di popolo. Media e politica l'hanno subito archiviato senza batter ciglio. Come se nulla fosse stato.
"

Dalla
lettera di risposta dell'on. Walter Veltroni
"Condivido l'appello ad un rinnovato impegno della politica per la pace. L'urto cieco delle opinioni non trova altro modo per esprimersi se non la violenza.
Io credo che il nodo cruciale del nostro secolo sia lo scontro non tra civiltà, ma tra tolleranza e fanatismo. E questo è vero per le grandi tensioni che attraversano il mondo come anche per le vicende gridate del nostro Paese: spesso la distanza incolmabile non è tanto tra chi è portatore di questa o quella identità, ma tra chi sceglie di stare in trincea e chi discute, tra chi ha messo l'elmetto e chi cerca sintesi virtuose. L'impegno per la pace se non vuole restare enunciazione parte da queste considerazioni. E così è per l'impegno che la politica deve prendere nei confronti delle donne e degli uomini che aspirano a vivere serenamente.
"


3 commenti:

Bippi ha detto...

Riporto un commento allo scambio epistolare in questione apparso stamattina sul sito perlapace.it in un articolo intitolato «La politica fa la guerra alla pace».
(leggi l'articolo)

«La politica fa la guerra con la pace». Parte da qui l'invettiva di Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, diretta al mondo politico «a cui non interessa dei pacifisti e delle loro battaglie». Basta guardare a questo inizio di campagna elettorale: alzi la mano chi è riuscito a trovare tra i temi di dibattito quello della pace. L'occasione per parlare di questo è un seminario organizzato ieri ad Assisi e aperto a tutte le organizzazioni no war italiane. Coincidenza ha voluto che a poca distanza dalla culla francescana ci sia anche Walter Veltroni, a Perugia per una delle tappe del suo tour elettorale. Potrebbe fare una piccola deviazione di programma, appena una ventina di chilometri. E invece no, il leader del Pd rimane nel capoluogo umbro a parlare di lavoro, del made in Italy e dei sondaggi che migliorano. E la parola «pace» non la pronuncia neanche stavolta.

Bippi ha detto...

Un altro commento è apparso su Carta quotidiano del 3 marzo 2008.

Mentre Walter Veltroni risponde alla lettera della Tavola della pace a proposito di poliche di pace [in cui il leader del Pd si dice favorevole a nuovi interventi militari in altre zone del mondo per portare la pace], anche Peacelink, si è rivolta all'aspirante presidente del consiglio con richieste precise e più radicali: riduzione delle spese militari, iniziative di «peacekeeping» realizzate da civili non armati, diritto all'obiezione fiscale, promozione della cooperazione internazionale. «In che modo le tue 'politiche di pace' si distingueranno dall'agenda politica degli altri partiti? – si legge nel testo -. Per la riduzione delle spese militari? Finora anche i governi di centrosinistra le hanno aumentate. Per la riconversione dell'industria bellica e il blocco del commercio di armi verso paesi che violano i diritti umani?

Bippi ha detto...

Infine riporto un brano dell' appassionato editoriale di Carlo Gubitosa dell'associazione peacelink, sempre diretto a Veltroni. leggi l'editoriale)

"Nella lettera che hai indirizzato il primo marzo ai responsabili della "Tavola" e' contenuta una frase molto incoraggiante: "condivido l'appello ad un rinnovato impegno della politica per la pace".

Non sono sicuro di aver capito bene la natura dell'impegno a cui ti riferisci, ma le tue parole mi fanno sperare che tu sia favorevole al fatto che le truppe italiane presenti all'estero in zone di guerra vadano sostituite (o quantomeno affiancate) da corpi civili di pace in zone di conflitto, per prevenire l'innescarsi di spirali di violenza prima che i conflitti latenti degenerino in scontri armati.

Se la mia speranza corrisponde al vero..."