venerdì 29 agosto 2008

Acqua: verso una crisi mondiale

"I lenti progressi nel garantire l'accesso ai servizi igienici a livello globale porteranno inevitabilmente a mancare gli Obiettivi del Millennio fissati dall'Onu, mentre le politiche, la carenza nella gestione, l'incremento degli sprechi e l'esplodere della domanda di acqua stanno spingendo il pianeta al limite di una crisi globale di acqua".

E' la sintesi della dichiarazione finale della XVIII edizione della 'Settimana mondiale dell'acqua' (World Water Week) promossa dall'Istituto Internazionale dell'Acqua di Stoccolma (Siwi) che ha riunito nella capitale svedese dal 17 al 23 agosto circa 2400 esperti provenienti da 140 paesi e più di 200 tra organizzazioni internazionali e della società civile.

Quest'anno, in concomitanza con l'International Year of Sanitation (IYS), l'Anno internazionale per i servizi igienico-sanitari dichiarato dall'Onu, la settimana si è concentrata sul tema dei "Progressi e prospettive sull'acqua: per un mondo pulito e in salute con particolare attenzione all'accesso ai servizi igienici". Secondo l’Onu, un quinto della popolazione mondiale vive oggi in condizione di mancanza di acqua, due miliardi e mezzo di persone manca di servizi igienici e cinquemila bambini muoiono ogni giorno di dissenteria legata alla tale mancanza su un totale di 1,8 milioni di persone l'anno. In Asia, dove vive il 60% della popolazione, lo sviluppo economico esponenziale degli ultimi anni ha avuto un impatto significativo sulla diminuzione delle risorse idriche: oggi, ogni abitante del continente asiatico può contare in media sul 20% dell’acqua di cui poteva disporre negli Anni '50. Neanche l’Europa è risparmiata dal problema dell’acqua, considerando che 20 milioni di persone non hanno accesso a installazioni sanitarie decenti.

Da non dimenticare il timore di guerre per l'oro blu: sono 263 nel mondo i corsi d'acqua transfrontalieri, cioé condivisi da almeno due nazioni, e anche se finora non hanno scatenato conflitti - e anzi stanno nascendo forme di collaborazione - si registrano comunque 37 episodi di violenza tra Stati per questioni legate all'acqua, 30 dei quali avvenuti nel Medio Oriente. L'Associazione per i popoli minacciati presenta un bilancio critico delle gravi violazioni dei diritti umani - e in particolar modo delle popolazioni indigene - collegate allo sfruttamento delle risorse idriche.

Quella dell'"oro blu" è un'industria che a livello globale vale più di 300 miliardi di dollari: ed è in crescita tanto che si stima che il capitale necessario a coprire i bisogni di acqua urbana ed infrastrutture fognarie in 50 mercati leader entro il 2025 si aggira sui 2,3 migliaia di miliardi. Ma gli "investimenti e miglioramenti nella gestione delle risorse idriche, fornitura di acqua e servizi igienici sono spesso percepiti meramente come costi sia nel Nord che nel Sud del mondo" segnalava il documento preparatorio su "economia, finanza e settore privato". I consumi mondiali di acqua sono ripartiti in modo ineguale: a fronte dei 400 litri utilizzati ogni giorno da un nordamericano e dei circa 200 litri di un europeo, una persona povera nei Paesi del Sud del mondo non può disporre che di 10 litri al giorno per bere, fare il bucato e cucinare. Va inoltre considerato che negli Usa si butta il 30% di cibo, l'equivalente di 40mila miliardi di litri, ossia l'acqua necessaria ai bisogni di 500 milioni di persone.

E proprio sulle "enormi quantità di cibo sprecate nei processi di lavorazione, trasporto, stoccaggio, nei supermercati e nelle cucine" che "è anche spreco di acqua" si è concentrato l’appello ai governi, formulato della Fao, dell’Istituto internazionale per la gestione dell’acqua (Iwmi) e dello Stockholm International Water Institute (Siwi). Nel mondo, ricordano le tre agenzie, si produce abbastanza cibo per nutrire tutti "ma il problema sta nella distribuzione e nell’accesso", oltre che in abitudini superflue nel modo di comprare e consumare i beni. Mentre nei Paesi più poveri la maggior parte dello spreco si verifica prima che gli alimenti arrivino al consumatore - si stima che il 15-35% dello spreco avvenga già nel campo e il 10-15% nelle fasi di lavorazione, trasporto e stoccaggio - nei paesi più ricchi, invece, il processo di produzione e stoccaggio è più efficiente, ma lo spreco è comunque maggiore. Per questo Siwi, Fao e Iwmi hanno chiesto ai governi di dimezzare lo spreco di cibo entro il 2025, "un obiettivo necessario e raggiungibile" - afferma la nota.

E "dietro la crisi alimentare mondiale c'è la crisi globale dell'acqua dolce, che potrebbe peggiorare rapidamente per effetto dell´intensificazione del cambiamento climatico" - ha affermato il direttore generale del Wwf International, James Leape aprendo la settimana di lavori. "L'irrigazione agricola fornisce il 45% delle risorse alimentari di tutto il mondo e senza di essa non avremmo cibo per i 6 miliardi di persone del nostro pianeta. Tuttavia, in tutto il mondo molte aree irrigate, sia nei Paesi ricchi che nelle Nazioni meno sviluppate, sono molto stressate, così come i fiumi e le riserve di acqua sotterranee che le sostengono".

A Stoccolma il Wwf ha presentato uno studio sull'impronta idrica di Gran Bretagna e Svezia, nel quale si dimostra che la Gran Bretagna è la sesta maggiore importatrice di "acqua virtuale" al mondo, ovvero di acqua ottenuta per realizzare prodotti come cibo, abbigliamento e altri beni per i quali è necessario appunto un ampio uso di acqua. "Lo studio dimostra che solo il 38% dell’acqua usata dai cittadini britannici proviene dai fiumi, dai laghi e dal sottosuolo del Regno Unito – ha commentato Michele Candotti, Direttore generale del WWF Italia. Il resto è importato e si nasconde nei beni primari e di largo consumo che il paese compra dall’estero. Il paradosso è che moltissimi di questi prodotti provengono da aree del mondo in cui le risorse idriche sono già sotto stress o lo diventeranno presto".

Le associazioni promotrici della Water footprint da alcuni anni pongono l'attenzione proprio sull'impronta ecologica dei consumi d’acqua. I primi cinque maggiori importatori idrici mondiali di "acqua virtuale" sono Brasile, Messico, Giappone, Cina e Italia. In Italia si consumano 215 litri di acqua reale al giorno a testa, ma se si conteggia anche l’acqua virtuale la cifra aumenta di trenta volte. Nel nostro paese gli sprechi delle reti arrivano fino al 40% e secondo il 'Dossier Acque Wwf 2007', il consumo d'acqua nelle abitazioni e nelle città incide solo per il 10% sul totale, mentre all'agricoltura va il 46% dei consumi, alle industrie manifatturiere il 17%, alla produzione idroelettrica il 19% e per le forniture pubbliche il 18%.


Tratto da:
Acqua: verso una crisi mondiale, salteranno gli Obiettivi Onu
su
Unimondo.org, Italia, 27 agosto 2008


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