domenica 24 agosto 2008

Gli Afghani: «Strage d'innocenti». Gli USA: «Erano ribelli»

In Afghanistan nel distretto di Shindand, all’interno della provincia di Herat, ovest del Paese, le forze della coalizione di cui fanno parte i soldati italiani hanno ammazzato nel corso di un bombardamento 76 civili, fra i quali 50 bambini e 19 donne. E' la denuncia del presidente afghano Hamid Karzai, che ha accusato l'ISAF (missione militare multinazionale guidata dagli Stati Uniti, di cui fa parte anche l’Italia).

La notizia, simile in tutto e per tutto a quelle che settimanalmente giungono dall’Afghanistan e dall’Iraq, è stata fornita dal Ministero dell’Interno di Kabul che ha espresso il “suo più vivo rincrescimento per questo incidente involontario, e ha inviato sul posto una delegazione di dieci persone per ottenere maggiori dettagli una volta che l'inchiesta sull'episodio verrà portata a termine”.

Ma il comando Usa dal quale dipendono le forze della coalizione coinvolte nell’operazione insiste nell'affermare che le vittime del raid, avvenuto ieri 22 agosto, sono stati «solo» 30 ribelli uccisi in combattimento e parla della cattura di un presunto comandante ribelle, prima di venire clamorosamente smentito dalla realtà dei fatti che raccontano l’ennesima carneficina di donne e bambini compiuta dalle truppe di occupazione.

E anche l''inviato speciale delle Nazioni Unite in Afghanistan, Kai Eide , ha condannato oggi l'episodio. «Le Nazioni Unite hanno sempre ribadito, a chiari lettere, che le vittime civili sono inaccettabili e, inoltre, compromettono la fiducia del popolo afghano», si legge in un comunicato emesso dall'Unama, la missione dell'Onu in Afghanistan, firmato da Eide. «È di vitale importanza - prosegue l'inviato Onu - che questo incidente sia oggetto di un'approfondita investigazione, allo scopo di acclarare i fatti nel più breve termine possibile, prima di saltare a qualsiasi conclusione o giudizio affrettato».

In tutta la zona,la gente é scesa in piazza dando vita a dure proteste, sfociate nel lancio di sassi contro i soldati afgani. La polizia ha dovuto sparare in aria per disperdere la folla.
In un comunicato, Karzai ha accusato le truppe di aver aguito senza coordinamento con le autorità locali provocando il «martirio di almeno 70 persone». Karzai ha ricordato di aver più di una volta incontrato i responsabili delle forze militari internazionali per chiedere di intensificare gli sforzi che evitino di colpire gli innocenti, «sforzi che non hanno condotto a conclusioni fruttuose mentre i nostri civili continuano ad essere vittime delle operazioni anti-terrorismo».


Il commento di Maso Notarianni
su Articolo 21 Liberi di

C'è voluta l'ennesima strage per far avere un sussulto ai nostri media. 79 morti, tutti civili, e tutti in un colpo solo. Non è la prima volta che accade, sempre ieri solo PeaceReporter ha dato notizia di un'altra strage, compiuta questa dai britannici, nel sud del Paese. Ma la situazione in Afghanistan è talmente drammatica che questa volta il “sindaco di Kabul”, quell'Hamid Karzai nominato capo del governo grazie ai suoi intensi rapporti passati con la Unocal e con la Cia, non ha potuto tacere.
Anche in occidente ci si accorge che la guerra in Afghanistan è ormai persa. Per le strade di Kabul si sente dire da più di un anno che i Talebani stanno per riconquistare anche la capitale, dopo aver conquistato la maggior parte del Paese. Ma recentemente ho sentito dire: “Per fortuna”. Non l'ho sentito dire da barbutissimi pashtun, ma da persone colte, professionisti che sotto il regime talebano passavano la più parte del loro tempo nascosti. A Kabul, oggi, vengono denunciati sei rapimenti di bambini al giorno. Non si può vivere, nel senso letterale della parola. Non uscire di casa, non andare a scuola. Perché alla guerriglia, al pericolo di attentati, si aggiunge una criminalità capillare e devastante. Spesso partecipata anche dagli uomini della polizia di Karzai, che prendono stipendi con i quali non riescono a vivere.

Sette anni fa, quando quella guerra ebbe inizio, le promesse del mondo occidentali erano roboanti. Una guerra lampo. E poi ricostruzione, aiuti umanitari, scuole ospedali strade fabbriche case e soldi a palate. Di tutto ciò s'è vista solo la guerra. Per niente lampo. Nient'affatto chirurgica. Sono centinaia, ogni mese, i morti civili. Tanti che non si riescono a contare.
Per questo gli afgani odiano gli occidentali. E per questo stanno sempre più contando sul ritorno degli studenti coranici. Semplicemente per ricominciare a vivere, seppur non normalmente.

Sono sette anni che PeaceReporter dà notizie sulla situazione afgana. Notizie che chiunque è in grado di trovare. Notizie di cui chi si occupa della politica del nostro Paese ha il dovere di trovare e comprendere. Eppure tutti i governi e tutti i partiti che si sono susseguiti nel nostro Paese in questi sette anni, hanno continuato a sostenere che i nostri militari fossero in Afghanistan per motivi umanitari. Per una missione di pace. E poi qualcuno si chiede come mai la sinistra è scomparsa dal Parlamento.
E' una soddisfazione amara, che avremmo preferito non avere, quella di poter dire “l'avevamo detto”.


Tratto da:
Ecco i veri terroristi di Marco Cedolin
su
Il Corrosivo, Italia, 22 agosto 2008
Bombe Isaf, gli Afghani: «Strage d'innocenti»
su Il sole 24 ore.com, Italia, 23 agosto 2008
I giornali si sono accorti che in Afghanistan non c'è una missione di pace, ma la guerra
su Articolo 21 Liberi di, Italia, 23 agosto 2008


Nessun commento: