martedì 26 agosto 2008

La Moldavia, la Transnistria e l'errore georgiano

Qualcuno ancora non ha avuto modo di informarsi sulla storia passata e recente dell’Ossezia del Sud per capire come mai i carri armati georgiani ne hanno invaso il territorio il 7 agosto scorso, mentre con disonestà i nostri maggiori quotidiani ci raccontano che sono stati i carri armati russi a invadere la Georgia.
Chi vuole capirne di più può aprire questa meravigliosa finestra sulla storia del Caucaso e comprendere, con poca pazienza, quale partita Saakashvili ha giocato in queste settimane, perdendo irrimediabilmente e aprendo la strada a Mosca per il riconoscimento dell'indipendenza delle due repubbliche separatiste.


La guerra per l'Ossezia Meridionale
di Daniele Scalea
su EURASIA, rivista di studi geopolitici.


Pakistan: nel regioni a nord-ovest del Paese e alla frontiera con l’Afghanistan i miliziani talebani supportati dalle tribù locali semiautonome si scontrano con le truppe governative filoccidentali.
La crisi politica apertasi dopo le dimissioni del dittatore filoamericano Musharraf si accompagna ad un forte intensificarsi delle violenze nelle zone di conflitto.

I due maggiori partiti che con una forte alleanza avevano prodotto le dimissioni di Musharraf hanno cominciato a litigare sulla successione a capo dello stato, presentando due diversi candidati e accusandosi reciprocamente.
In questo clima di crescente instabilità politica aumentano le violenze nel Paese. Ultimo di una serie di attentati, un’esplosione ha ferito almeno 20 persone durante una manifestazione volta a chiedere maggiore autonomia per la ricca regione mineraria del Baluchistan.

Filippine: i ribelli del MILF lottano da 30 anni per uno stato autonomo musulmano nel sud del Paese, corrispondente ai ‘domini ancestrali’ dei musulmani sull’isola di Mindanao.
L'esercito filippino continua a martellare le postazioni del MILF nel tentativo di catturare due leader separatisti. Fonti dell'esercito parlano della distruzione di 15 campi dei ribelli.
Un accordo di pace raggiunto tra governo e ribelli dopo anni di trattative prevedeva l’ampliamento della Regione Autonoma Musulmana, ma l’opposizione dei politici cattolici ha provocato il blocco dell’accordo da parte della Corte Suprema che ha tacciato il progetto di incostituzionalità. In seguito alle manovre della Corte Suprema alcuni comandanti del MILF hanno occupato parte dei territori contestati causando feroci combattimenti con l’esercito.
Oltre 160.000 persone hanno lasciato le loro case in seguito ai recenti combattimenti.

Moldavia: la regione orientale della Moldavia, la Transnistria, è abitata da una popolazione russofona. A inizio degli anni ’90 una guerra ha segnato l’indipendenza de facto di questa provincia, nella quale stazionano peacekeepers russi.
La Reuters riferisce che il Presidente russo Medvedev e il Presidente moldavo Voronin si sono incontrati sul Mar Nero. Medvedev ha avvertito Voronin di non ripetere l’errore georgiano tentando di riprendere il controllo della regione separatista della Transnistria con la forza. La Russia si sta ufficialmente adoperando per promuovere un accordo diplomatico tra il governo centrale moldavo e il governo separatista col fine di ottenere una forte autonomia per questa regione, all’interno della Moldavia. Secondo questo accordo, qualora la Moldavia decidesse di fondersi con la Romania, culturalmente simile, la Transnistria potrebbe unirsi alla Russia. Questo stesso accordo fu rifiutato dal governo moldavo qualche anno fa, su pressione della NATO.

Thailandia: il governo centrale non riesce a far fronte alla forte inflazione e alla bassa crescita economica, scatenando proteste violente.
Migliaia di manifestanti monarchici hanno distrutto la sede della TV di stato e occupato le sedi di alcuni ministeri e il quartier generale della polizia a Bangkok, chiedendo le dimissioni del governo. Le manifestazioni hanno fatto seguito a una campagna contro il governo lanciata da intellettuali e uomini d’affari di fede monarchica. Il Governo non ha annunciato al momento misure di sicurezza speciali ma il Primo Ministro ha affermato di star “perdendo la pazienza”.

Zimbabwe: Robert Mugabe governa il Paese da venti anni con metodi dittatoriali, ricorrendo anche a persecuzioni e torture. Le elezioni del marzo scorso hanno visto le accuse di brogli da parte dell’oppozione guidata da Morgan Tsvangirai e un lentissimo spoglio che ha dato la vittoria finale al dittatore. L’opposizione è scesa in piazza e si sono temuti gravi disordini, alimentati anche dalla grave crisi alimentare.
I parlamentari dell’opposizione hanno boicottato il discorso di apertura del Presidente Mugabe cantando e battendo le mani per coprirne le parole. Lo stallo politico rimane inalterato e non ci sono segnali di un accordo per la condivisione del potere tra il Presidente e l’opposizione, che ha la maggioranza in Parlamento. La situazione in Zimbabwe rimane critica e molti pensano che il Paese sia sull’orlo di una guerra civile.

Sudan: finite le Olimpiadi ritornano i massacri in Darfur ad opera delle milizie governative. Secondo gli analisti, il Sudan mantiene questa politica assassina in Darfur grazie all'appoggio incondizionato della Cina.
18 persone sarebbero morte in un attacco a un campo profughi da parte delle truppe sudanesi. Il conflitto tra il nord del paese prevalentemente arabo-musulmano ed il sud cristiano-animista è alimentato da una guerra civile che dura da più di 40 anni. I ribelli combattono per liberarsi dal giogo della legge islamica, ma in Darfur i conflitti hanno origini remote e risalgono agli scontri fra le popolazioni nomadi arabe e le popolazioni stanziali africane per le risorse vitali come terra e acqua.

La Corte internazionale dell'Aja ha accusato il Presidente sudanese Omar Hassan al Bashir di genocidio e crimini di guerra.

Iraq: un grosso contingente di forze internazionali guidato dagli Stati Uniti ha invaso il Paese nel 2003, portando alla caduta del dittatore Saddam Hussein, in seguito impiccato, e alla creazione di un governo filoccidentale.
Il Governo iracheno assicura che le truppe straniere, 147.000 soldati al momento, lasceranno il Paese entro il 2011. Il risultato sarebbe venuto dopo 10 mesi di negoziati con gli Stati Uniti, ma il Governo americano smentisce la chiusura dell’accordo, parlando solo di bozze. Rimarrebbe garantita l’immunità dei soldati americani di fronte alla legge irachena e la permanenza oltre il 2011 di un certo numero di addestratori.
Nel frattempo continuano le violenze nel Paese. 28 aspiranti poliziotti sono stati uccisi da un attentato suicida nella provincia settentrionale di Diyala, mentre altri 45 sono rimasti feriti dall’esplosione.
Altre quattro persone sono morte in un altro attentato a Tikrit, maggiore città settentrionale.

Afghanistan: negli ultimi mesi molti analisti concordano nel dire che i Talebani starebbero ricostruendo il loro potere e lentamente rioccupando il Paese. Sempre più diffuso è il sentimento di inimicizia nei confronti della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, responsabile della morte di un numero enorme di civili.
Il Governo afghano ha chiesto un cambio sostanziale nelle regole che governano l’intervento della coalizione internazionale nel Paese in seguito all’uccisione di oltre 90 civili in un bombardamento aereo dell’ISAF, guidata dagli Stati Uniti. Tuttavia la NATO afferma di non essere informata di alcuna richiesta ufficiale in tal senso.
In Afghanistan sono presenti circa 70.000 soldati da 40 Paesi. La coalizione internazionale ISAF, presente su mandato dell’ONU in scadenza a ottobre, conta su circa 53.000 soldati, per i due terzi americani. La guerra ha causato ad oggi oltre 40.000 morti, per oltre metà civili. 900 civili sono morti solo quest’anno.

India: continuano le violenze nello stato di Orissa dove la forte presenza di minoranze religiose alimenta conflitti tra le varie confessioni. La morte di un leader hindu ha fatto scoppiare quella che viene definita come una caccia al cristiano.
È salito a cinque il bilancio delle vittime delle violenze contro i Cristiani scoppiate nello stato indiano di Orissa dopo che estremisti hindu hanno iniziato ad attaccare chiese ed altri edifici di cattolici, tra i quali un orfanotrofio dato alle fiamme. La polizia del distretto di Kandhamal ha imposto il coprifuoco nel tentativo di bloccare le violenze iniziate dagli estremisti del Visha Hindu Parishad e del Bajrang Dal dopo che un loro leader, impegnato una campagna contro le conversioni dall'induismo al cristianesimo, è stato assassinato lo scorso fine settimana.
Il quotidiano La Stampa riporta una intervista ad un leader hindu che spiega gli avvenimenti recenti nel quadro dell'intolleranza religiosa, nella quale sguazzano politici di ogni nazione:
"Tutta colpa dei missionari" di Pablo Trincia


Le notizie sono tratte dai maggiori quotidiani internazionali


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