mercoledì 13 agosto 2008

Lo Yanbian, "terza Corea", rimane sotto l'occhio di Pechino

Una volta sonnolenta e polverosa, la città di Yangi, 400.000 abitanti, di cui un terzo di origine coreana, è diventata una di quelle città senza carattere, distrutta dall’espansione. Ma resta una città poco cinese: le iscrizioni sono sia in alfabeto coreano che in ideogrammi cinesi.

Yangi è la capitale della regione autonoma di Yanbian che avendo la maggioranza della popolazione di origine coreana si è guadagnata il soprannome di "terza Corea." L'atmosfera è può anche essere pacifica, cionondimeno le autorità cinesi mostrano nervosismo: temono che il caso del Tibet susciti un senso di identità tra i 2 milioni di Coreani della regione e soprattutto che un afflusso di rifugiati Nordcoreani, la fame nel ventre, apra un nuovo fronte alle critiche internazionali per il trattamento che Pechino infligge loro: il rimpatrio forzato e il rischio di sanzioni talvolta severe. (
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"A causa dei giochi olimpici, i nordcoreani potrebbero pensare che Pechino non osi rimpatriarli", ha detto il capo di una organizzazione umanitaria locale. Per far fronte ad ogni evenienza, la Cina ha chiuso i suoi 1.300 km di confine con la Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC o Corea del Nord).

L’irredentismo coreano è il risultato del nazionalismo meridionale che invoca il territorio dell’antico regno di Kokuryo (I secolo aC - VII secolo dC) per rivendicare la sovranità su una parte delle province cinesi che si affacciano sulla penisola. Ma anche le violenze commesse contro dei Coreani da studenti cinesi durante il passaggio della torcia olimpica a Seul, nel mese di maggio, ha avuto poca eco qui: "Noi siamo pragmatici, ha detto un uomo d'affari di origine coreana. Non abbiamo né intenzioni separatiste né risentimento verso i Cinesi. Noi non siamo stati vinto in guerra. Siamo immigrati. Possiamo avere simpatia per i Tibetani, ma la nostra situazione è diversa. Noi abbiamo una patria, anzi due: il Nord e il Sud! "

Donne e cucina

La maggior parte dei Coreani nello Yanbian parlano entrambe le lingue. Essi hanno le loro scuole, università, giornali e innumerevoli negozi e ristoranti. Captando i canali televisivi della Corea del Sud, sono meglio informati rispetto al resto della popolazione.

Arrivati in due ondate di immigrazione nel XIX secolo e all'inizio del ventesimo, i Coreani non sono mai stati in posizione di inferiorità in Cina. Essi hanno un passato che impone il rispetto di Pechino essendo l'unica minoranza ad aver partecipato attivamente alla rivoluzione cinese. Formarono i primi soviet, hanno combattuto i Nazionalisti e i Giapponesi. Oggi vivono in buona armonia con quelli di etnia Han. Il loro "nazionalismo" è stato ridotto ad infinite discussioni sulla qualità degli uomini e delle donne di entrambi i gruppi etnici e delle rispettive cucine ... I giovani coreani parlano la propria lingua meno bene: l'istruzione in mandarino offre maggiori opportunità.

Su alcuni punti della frontiera sono stati installati telecamere di sorveglianza e recinti. Da doopo gli eventi in Tibet, pattuglie di polizia e controlli da parte dell'esercito sulla strada che conduce verso il confine sono stati rafforzati. Il flusso di Nordcoreani che entra in Cina per ottenere cibo e poi ripartono, così come quelli che in minoranza vi rimangono clandestinamente, ha registrato un forte calo: 200.000 alla fine degli anni ‘90, sarebbero ormai non più di 30.000 a vivere clandestinamente in Cina. Secondo un sacerdote di Yangi, le chiese coreane, rete di collegamento tra i rifugiati, sono sottoposte a una maggiore sorveglianza ".


Tratto da:
Yanbian, la "troisième Corée", reste sous l'oeil de Pékin di Lucien Simon (con Henry Chang)
su
Le Monde.fr, Francia, 12 agosto 2008


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