mercoledì 20 agosto 2008

La NATO tenuta in scacco dai Talebani

In due operazioni su larga scala quasi contemporanee i Talebani hanno fatto una spettacolare dimostrazione delle loro capacità di azione contro il contingente della NATO in Afghanistan: a Khost contro una base USA e a Saroubi, nell’est del Paese, nei confronti di un distaccamento di paracadutisti francesi, uccidendone 10. Le perdite dell'esercito francese durante questo attacco sono le più numerose mai registrate nel corso di una operazione di combattimento dalla guerra di Algeria.

Circa 2600 militari francesi sono schierati sul territorio afghano come parte della Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza (ISAF) sotto il comando della NATO. Essa comprende anche 23.550 soldati americani, 8.530 inglesi, 3370 tedeschi, 2.500 canadesi, 2.350 italiani, 1770 olandesi. In totale circa 53.000 soldati da quaranta Paesi partecipano all’ISAF.
I soldati dell’ISAF uccisi dall'inizio delle operazioni sono 574 americani, 116 britannici, 90 canadesi, 25 tedeschi, 24 francesi, 23 spagnoli.
Dalla parte della guerriglia si contano invece circa 7.000 morti afghani e 1.500 talebani stranieri.
Il conto dei civili morti dall’invasione è estremamente difficile, i vari studi indipendenti arrivano fino a 5.000 vittime.

La rinnovata offensiva dei talebani illustra con acutezza le difficoltà della coalizione internazionale in Afghanistan, rese ancora più grandi, secondo esperti militari occidentali, dalla disintegrazione del vicino Pakistan dove i ribelli hanno le basi di appoggio. Dall'inizio dell'anno, in Afghanistan, il numero di morti tra i soldati dell’ISAF si attesta a 183, contro un totale di 232 nel 2007, l'anno più sanguinoso dal rovesciamento del regime talebano nel 2001. L’agguato mortale contro le forze francesi a Saroubi, 60 chilometri ad est di Kabul, si è verificata in una regione frastagliata che rappresenta un punto chiave sull’asse strategico di penetrazione dei Talebani, tra il Pakistan e la capitale afgana.

Le truppe francesi del Reggimento Paracadutisti 8° Fanteria di Marina (RPIMa) si erano appena dispiegate nel settore a partire dal 5 agosto. Avevano sostituito i soldati americani in conformità con la decisione annunciata nella primavera da Nicolas Sarkozy di inviare un ulteriore battaglione di 700 soldati in Afghanistan. Questo nuovo attivismo dei Talebani è attribuito al fatto che in Pakistan i ribelli islamici agiscono con crescente mobilità lanciando le loro operazioni da grandi tasche da loro controllate in zone tribali al confine con l'Afghanistan (FATA, Amministrazione Federale delle Zone Tribali).


I talebani approfittano del vuoto di potere centrale in Pakistan, dove la crisi politica è stata segnata dalle dimissioni del presidente Pervez Musharraf.
Gli islamisti beneficiano delle reti di sostegno riattivate in seno ai servizi segreti militari pakistani (ISI), che fungono da Stato dentro lo Stato. Questa complicità è sempre più vista dall’Occidente come la principale fonte di problemi in Afghanistan.

DIMENSIONE REGIONALE

La tattica dei Talebani in Afghanistan è "bloccare" le truppe americane nelle regioni meridionali, sottoponendole ad un numero crescente di attacchi, mentre i nuovi gruppi jihadisti legati ad Al-Qaeda e protetti dall’ISI sono schierati nelle zone orientali del paese, secondo fonti ufficiali occidentali. L'attacco di lunedì a Khost è il secondo su larga scala effettuato contro una base Usa dopo l'attacco contro la base di Kandahar nel corso della quale 500 Talebani sono scappati di prigione.

La crisi è ora di dimensioni regionali, anziché limitarsi a un faccia a faccia in Afghanistan tra un contingente internazionale e guerriglieri locali, secondo fonti ufficiali occidentali. Da un lato si cristallizzano le tensioni all’interno del Pakistan, dall’altro in Afghanistan e India. Una parte della gerarchia militare pakistana porta con sé una vecchia ossessione, teme l'emergere in Afghanistan di un esercito nazionale formato e attrezzato dagli Occidentali, e reagisce molto male a quello che percepisce come una penetrazione in Afghanistan dell’India (che vi apre dei consolati). Funzionari occidentali fanno notare che l'esercito del Pakistan, di fronte a una insurrezione talebana e preoccupato per il fatto che la sua reputazione è crollata dopo il sostegno che ha fornito a Musharraf, è sempre meno schierato contro gli Islamisti. Questi ultimi metterebbero l’esercito alla prova aumentando gli attacchi contro le forze afghane dall'altro lato del confine. L'ISI, secondo i servizi occidentali, è alla fonte dell'attacco contro l'ambasciata indiana a Kabul, e sarebbe probabilmente coinvolto nell'attacco del mese di maggio durante una parata militare nella capitale afghana.

In Afghanistan, mentre i Talebani traggono profitti dalla droga (ai quali si aggiungono finanziamenti da reti salafite basate nel Golfo), il potere del Presidente Hamid Karzai rimane afflitto dalla corruzione, nonostante gli avvertimenti che egli ha ricevuto dalla conferenza dei donatori a Parigi nel mese di giugno. Hamid Karzai ha in vista le elezioni presidenziali del 2009 e a questo scopo proteggerebbe l'arricchimento di alcuni personaggi a lui vicini che deviano una porzione di aiuti dall’estero. Di fronte a questa matassa di problemi la strategia degli occidentali, Stati Uniti d'America in testa, sembra essere "resistenza" a tutti i costi, cercando di aumentare la dimensione del contingente internazionale e continuando la formazione dell’esercito afghano, inviando quindi messaggi intimidatori all’ISI. Ma la lotta politica in corso in Pakistan rende improbabile una reale pressione su queste reti oscure legate ai militari. L'attentato subito dal contingente francese, nel momento stesso in cui si rafforzava e lanciava operazioni di combattimento sul terreno, è una sconfitta per la presidenza francese. E’ dalla primavera che i rischi sostenuti dai militari nella zona orientale, dove jihadisti si stavano raggruppando, era stato previsto e temuto.

Nicolas Sarkozy ha detto che la Francia non abbasserà il suo sforzo in Afghanistan contro il "terrorismo". Gli aerei da combattimento francesi con sede a Kandahar eseguono quotidianamente missioni nel contesto dei bombardamenti effettuati dalla coalizione. Uno dei problemi che ormai si pongono è quella dell’invio in Afghanistan delle forze speciali francesi (200 uomini) che Jacques Chirac aveva ritirato nel mese di gennaio 2007.


Tratto da:
L'OTAN tenue en échec par les talibans di Natalie Nougayrède
su
Le Monde.fr, Francia, 20 agosto 2008
tradotto da Bruno Picozzi


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