E’ passata quasi inosservata ieri l’adesione dell’Honduras all’ALBA (Alternativa Bolivariana para las Americas), contestata dalle critiche di opposizione politica e gruppi finanziari. “Non c'è un vero programma, il documento è ambiguo. Sembre esclusivamente un'alleanza contro gli Stati Uniti” sostiene tra gli altri il deputato d'opposizione Carlos Kattan.
Proviamo a raccontare questa storia con l’aiuto di PeaceReporter, El País e Wikipedia.
L'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA) è un progetto di cooperazione politica, sociale ed economica tra i paesi dell'America Latina ed i paesi caraibici, promosso dal Venezuela e da Cuba in alternativa all'Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta dagli Stati Uniti. L'aggettivo "bolivariana" si riferisce al generale Simon Bolivar, l'eroe della liberazione di diversi paesi sudamericani dal colonialismo spagnolo.
Il progetto ALBA è una proposta di integrazione economica totalmente contrapposta all'ALCA. Mentre l'ALCA risponde agli interessi del capitale transnazionale e persegue la liberalizzazione assoluta del commercio dei beni e dei servizi, l'ALBA pone enfasi alla lotta contro la povertà e l'esclusione sociale nel tentativo di rispondere ai bisogni dei popoli latinoamericani.
Da oggi i Paesi membri dell’ALBA sono:
Venezuela
Cuba
Bolivia
Nicaragua
Repubblica Dominicana
Honduras
L'accordo preliminare fu siglato il 14 dicembre 2004 tra il Presidente del Venezuela Hugo Chávez e il Presidente cubano Fidel Castro. Inizialmente, l'accordo riguardava lo scambio tra il supporto medico cubano e il petrolio venezuelano: il Venezuela assicurava a Cuba una fornitura di 96.000 barili di petrolio al giorno ad un prezzo molto favorevole, Cuba inviava 20.000 medici e migliaia di insegnanti in Venezuela.
La forza economica dell’ALBA è infatti il petrolio del Venezuela, settimo produttore al mondo, che ha nazionalizzato nel 2002 la produzione togliendo il controllo delle raffinerie della Cintura petrolifera dell’Orinoco alle compagnie straniere, tra cui l’americana Exxon e la francese Total.
“L'ALBA è un'alternativa all'egemonia dell'impero. Uno spazio di integrazione dei governi progressisti di governi che programmano un cammino dentro la giustizia sociale e per i nostri popoli” ha detto Chavez ai margini della cerimonia di adesione dell’Honduras che ha visto presenti anche i presidenti di Bolivia e Nicaragua, Morales e Ortega, e il vicepresidente di Cuba, Carlos Lage.
Dello stesso avviso il presidente hondureño Manuel Zelaya che davanti a una fitta schiera di suoi sostenitori ha firmato l'adesione. “Il nostro Paese e la sua popolazione non hanno bisogno di chiedere il permesso a nessuno per sottoscrivere l'impegno di adesione all'ALBA”, ha detto Zelaya, forse disturbato dalle critiche piovute dai partito d'opposizione e dalle associazioni degli industriali, contrari alla nuova adesione.
Risulta infatti inconprensibile a molti il motivo per cui il governo di centrodestra honduregno, di fronte ad una crescente opposizione interna, si sia lanciato tra le braccia petrolifere dell’ALBA.
Zelaya non condivide il socialismo indigenista di Evo Morales né il progetto socialista-rivoluzionario di Ortega. Un milione di Honduregni vivono negli Stati Uniti e inviano rimesse in patria per 3 miliardi di dollari l’anno, il che è un grande aiuto al Paese centroamericano. Inoltre dal 2006 è in vigore un trattato di libero commercio con gli USA. Per questo le opposizioni politiche e le imprese, con le parole dell’ex Presidente Maduro, vedono l’adesione all’ALBA come un “mordere la mano dell’amico che ti nutre”, l’amico nordamericano ovviamente.
Eppure ieri Zelaya, nella capitale Tegucigalpa davanti a migliaia di persone, ha abbracciato Hugo Chávez, il quale può a giusta ragione sentirsi fiero del suo primo vero successo nel progetto geopolitico nato duranta una mattinata di colloqui con Fidel Castro, a Cuba, nel 2001.
Ora si attendono le conseguenze internazionali di questa adesione. Washington non ha reagito al momento, ma tutti si chiedono cosa succederà a El Salvador con un eventuale governo guidato da Mauricio Funes, del Fronte Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN, forza rivoluzionaria di sinistra), che è in testa ai sondaggi per le elezioni del prossimo gennaio.
Con il socialdemocratico Álvaro Colom al potere, anche il Guatemala strizza l’occhio all’ALBA mentre Óscar Arias in Costa Rica dà segnali di voler rafforzare le sue relazioni con Cuba e Venezuela, magari aderendo a Petrocaribe, un’alleanza tra Paesi caraibici e Venezuela per comprare petrolio a condizioni vantaggiose.
Nella stessa direzione va anche la creazione di una zona di pace, sicurezza e di sviluppo sostenibile nell Golfo di Fonseca, tratto dell'Oceano Pacifico che bagna Honduras, Nicaragua e El Salvador. La decisione è stata presa dai presidenti dei tre Paesi che si affacciano sul Golfo e Ortega ha anche proposto di cambiarne definitivamente il nome in Golfo dell'Unione. Sicuramente a breve il progetto stabilirà le regole per lo sviluppo del turismo, di un'economia sostenibile e dello sfruttamento delle risorse naturali.
Tutto questo è un buon esempio del nuovo clima di cooperazione condiviso dai Paesi latino-americani.
Intanto giungono i primi segnali su quali saranno per l’Honduras i benefici dell'ingresso nell'ALBA. Per prima cosa il Venezuela, vero motore di tutta l'operazione, faciliterà all'Honduras il pagamento del petrolio proveniente da Caracas. In secondo luogo Chavez ha promesso che il suo Paese parteciperà alle imprese di produzione alimentare, energetiche e a vari progetti sociali.
L’ALBA infatti è basata sulla creazione di meccanismi di cooperazione vantaggiosa fra le nazioni, i quali permettano di compensare le asimmetrie (sociali, tecnologiche, economiche, sanitarie, etc.) esistenti tra i Paesi del continente. Tecnicamente si basa sulla cooperazione tramite fondi di compensazione destinati a correggerele disparità che pongono i Paesi deboli in posizione di svantaggio rispetto alle potenze economiche. Perciò la proposta dell'ALBA dà priorità all'integrazione latinoamericana e privilegia la negoziazione tra i blocchi sub-regionali, aprendo nuovi spazi di consultazione con l'intento di identificare ambiti di interesse comune e costruire alleanze strategiche, assumendo posizioni comuni nei processi di negoziazione.
L’ALBA è una proposta di costruzione del consenso che possa riformulare gli accordi di integrazione allo scopo di promuovere lo sviluppo nazionale e lo sviluppo regionale con l’obiettivo dichiarato di sradicare la povertà, correggere le disuguaglianze sociali ed assicurare una crescente qualità della vita per i popoli. La proposta dell'ALBA si affianca alla coscienza dell'urgenza di una nuova classe politica, economica, sociale e militare in America Latina e nei Caraibi. Si affianca alla lotta dei movimenti, delle organizzazioni e delle campagne nazionali che vanno moltiplicandosi ed articolandosi nel continente contro l'ALCA neoliberista promossa dagli Stati Uniti. È, in definitiva, una manifestazione della decisione storica delle forze progressiste del Venezuela di dimostrare che "un'altra America è possibile".
L’adesione dell’Honduras all’ALBA sembra quindi illogica solo a chi non ne conoscesse la storia e le condizioni presenti.
L’Honduras è il quarto Paese più povero dell’America Latina con otto milioni di abitanti dei quali il 65% vive sotto la linea di povertà e con un tasso di disoccupazione pari al 28%.
In Honduras ogni anno muoiono di morte violenta centinaia di giovani sotto i ventitré anni. Un fenomeno quotidiano in varie città che sta sprofondando il paese in un baratro di illegalità di proporzioni immense. Secondo i dati forniti da alcune Organizzazioni Non Governative che operano nella zona di Tegucigalpa, la capitale honduregna, sarebbero circa 2000 gli omicidi avvenuti dal 1998 a oggi, mentre Amnesty International denuncia nel 22% degli omicidi il coinvolgimento di membri delle forze di sicurezza, agenti di polizia e personale militare, operanti con il consenso implicito delle autorità. Quasi tutte le giovani vittime risultano provenire da quartieri molto poveri e da storie di miseria ed emarginazione, ma molti di essi non avevano precedenti penali.
L’Honduras è un crocevia tra sud e nord del continente, influenzato da sistemi politici ed economici di Stati come la Colombia e il Venezuela (con tutte le implicazioni del traffico di droga, di corruzione e di omicidi misteriosi impuniti). Forte è l’influenza di Stati Uniti e delle organizzazioni internazionali, in particolare del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani).
Dal 2006 un ulteriore grave problema ha colpito l’economia del Paese, già molto debole. I prezzi dei combustibili sono arrivati alle stelle e il peso degli aumenti si è scaricato sulla popolazione. Da allora è cominciata la ricerca di fornitori alternativi rispetto alle compagnie statunitensi che in pratica controllavano tutto il mercato, creando non poca irritazione all’amministrazione di George W. Bush, intervenuta con il blocco dei visti per gli Honduregni che volevano andare a lavorare negli USA, mossa mascherata dalla lotta al traffico di falsificazioni di passaporti e contro la corruzione che trasversalmente riguarda la burocrazia honduregna.
E’ in questa situazione di necessità che negli scorsi due anni sono maturati i rapporti col Venezuela di Chávez e l’ingresso nell’ALBA.
Così raccontata, la storia non ha più nulla di illogico o di stupefacente.
Queste sono le linee guida del progetto ALBA:
1. L'integrazione dà priorità alla liberalizzazione del commercio ed agli investimenti; comunque l'ALBA è una proposta focalizzata alla lotta contro la povertà, l'analfabetismo e l'esclusione sociale.
2. Nella proposta dell'ALBA hanno importanza cruciale i diritti umani, del lavoro e delle donne, la difesa dell'ambiente e l'integrazione fisica.
3. Nell'ALBA, la lotta contro le politiche protezionistiche ed i rovinosi aiuti dei paesi industrializzati non possono negare il diritto degli stati poveri di proteggere i propri agricoltori e produttori agricoli.
4. Per i paesi poveri, dove l'attività agricola è fondamentale, le condizioni di vita di milioni di agricoltori e nativi saranno irreversibilmente compromesse dall'invasione di prodotti agricoli importati, anche in assenza di sussidi.
5. La produzione agricola è molto più che una produzione di merce, è la base per preservare istanze culturali, è una forma di occupazione del territorio, definisce le modalità di relazionarsi con la natura ed è direttamente collegata alla sicurezza ed all'autosufficienza alimentare. In questi paesi l'agricoltura è , ancora, un modo di vivere e non può essere trattato come una qualsiasi altra attività economica.
6. L’ALBA deve combattere gli ostacoli all'integrazione delle sue radici, cioè:
a. la povertà della maggioranza della popolazione,
b. le profonde diseguaglianze e asimmetrie tra i paesi,
c. gli interscambi e relazioni non paritarie nelle relazioni internazionali,
d. il peso di un debito impossibile da pagare,
e. l'imposizione della politica di risanamento strutturale del FMI, della Banca Mondiale e le rigide regole dell'OMC insidiano le basi del sostegno politico e sociale,
7. gli ostacoli all'accesso all'informazione, alla conoscenza ed alla tecnologia che derivano dagli attuali accordi sulla proprietà intellettuale; e,
8. il prestare attenzione ai problemi che affliggono il consolidamento di una vera democrazia, come la monopolizzazione dei mass media,
9. Affrontare la cosiddetta "riforma dello stato" che ha portato a brutali processi di deregulation, privatizzazione e disarticola la capacità di gestione della cosa pubblica.
10. In risposta alla brutale dissoluzione sofferta in più di un decennio di egemonia neoliberale, si impone il rafforzamento dello Stato sulla base della partecipazione del cittadino negli affari pubblici.
11. Ci si deve interrogare sull'apologia del libero commercio e del libero mercato, come se solo questi bastassero per garantire automaticamente migliori livelli di crescita e di benessere collettivo.
12. Senza un chiaro intervento dello Stato diretto a ridurre le disuguaglianze tra i paesi, il libero commercio tra paesi diseguali non può condure che al rafforzamento dei più forti a discapito dei più deboli.
Rafforzare l'integrazione latinoamericana richiede un'agenda economica definita per gli Stati sovrani, al di fuori dell'influenza nefasta degli organismi internazionali.
Tratto da:
Honduras, il presidente Zelaya firma l'ingresso nell'Alba
su PeaceReporter, Italia, 26 agosto 2008
Honduras 'se convierte' al ALBA di Álvaro Murillo
su El País.com, Spagna, 26 aosto 2008
tradotto da Bruno Picozzi
Articoli di riferimento:
Voce ‘ALBA’ su Wikipedia
mercoledì 27 agosto 2008
Anche l'Honduras aderisce all'ALBA di Chávez
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