venerdì 15 agosto 2008

"Un Sahara Occidentale indipendente è una cosa irraggiungibile"

Il conflitto nel Sahara Occidentale è di nuovo in un vicolo cieco 33 anni dopo il ritiro della Spagna dal territorio. Non ci saranno più negoziati o, in ogni caso, non saranno più presieduti dall’attuale inviato personale del Segretario Generale delle Nazioni Unite, il diplomatico olandese Peter van Walsum di 74 anni.

Tre dirigenti del Fronte Polisario, il movimento di indipendenza saharawi, lo hanno contestato pubblicamente, dapprima nel mese di giugno attraverso dichiarazioni al nostro giornale e, più recentemente, in dichiarazioni alla stampa ad Algeri. I negoziati diretti tra i Saharawi e il Marocco erano iniziati un anno fa a Manhasset, un sobborgo di New York. L'ultimo ciclo ha avuto luogo nel mese di marzo. In teoria il prossimo round di negoziati dovrebbe tenersi in autunno. (
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Il Polisario accusa Van Walsum di aver preso posizione a favore di Rabat nel mese di aprile, in un discorso a porte chiuse prima del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e di aver voluto integrare con un documento la relazione del Segretario Generale Ban Ki-moon. Questi si è rifiutato di includere la valutazione scritta di Walsum nel suo testo ma, a giudicare dalle recenti dichiarazioni del suo portavoce, ha confermato l'olandese nella sua carica.

Anche il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, ha espresso lunedì a Tangeri il suo sostegno a Van Walsum e ha fatto un appello per tenere un quinto ciclo di negoziati.

"Se il Polisario comunica formalmente al Segretario Generale di essere pronto a partecipare ad un quinto ciclo, a condizione che non ci sia Van Walsum, difficilmente posso immaginare me stesso a presiedere la nuova sessione di Manhasset", spiega l’inviato personale di Ban Ki-moon in un'intervista a EL PAÍS. "Ma io non mi dimetto certo a causa delle dichiarazioni del leader del Polisario ai mezzi di informazione."

Una lettera dal leader saharawi, Mohamed Abdelaziz, al Segretario Generale dovrebbe invece essere sufficiente a provocare le dimissioni del mediatore. Forse questa spada di Damocle che pende sul suo capo ha indotto questo veterano della diplomazia a spiegarsi pubblicamente.

"E' un peccato", egli continua, perché se "i primi quattro round sono stati sterili, si spera che il quinto ci darebbe l'opportunità di discutere il mio parere: l'impegno del Polisario sulla piena indipendenza cristallizza il blocco delle trattative e perpetua lo status quo" .

Questo dura dal 1975. In quattro grandi campi a Tindouf, vicino alla frontiera sud-ovest con l’Algeria, sono concentrati circa 160.000 profughi, mentre il Marocco controlla i tre quarti dell’ex Sahara coloniale spagnolo, abitato da 250.000 persone che in gran parte non sono originari del territorio. Meno del 20% oggi sono Saharawi.

Van Walsum è stato sorpreso dalla disapprovazione del Polisario. "Mi dispiace che abbia tratto la conclusione secondo cui io ho preso le parti del Marocco", egli spiega. "Ciò che ho detto nel mese di aprile prima del Consiglio di Sicurezza non è diverso dalla conclusione cui ero arrivato dopo la mia prima consultazione nel mese di gennaio 2006: l'indipendenza del Sahara Occidentale non è un obiettivo raggiungibile".

Quando ha fatto queste dichiarazioni, ricorda Van Walsum, i Saharawi "erano in profondo disaccordo con me, però abbiamo continuato a discutere, direi, in via amichevole". Adesso non è più così.

In ogni caso, ha sottolineato Van Walsum, "non sono pronto a scomparire dalla scena come inviato personale che ha violato il suo mandato di mediatore avvicinandosi ad una delle parti in causa". Il mandato "non è di stabilire quale parte abbia argomenti migliori ma esplorare con loro il modo migliore per superare l'impasse."

Quattro anni fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all'unanimità la seconda versione del piano per il Sahara dell’americano James Baker, predecessore di Van Walsum. Questa prevedeva lo svolgimento di un referendum di autodeterminazione, con una base di censimento teoricamente favorevole al Marocco, dopo quattro o cinque anni di autonomia.

Anche così Rabat lo respinse, tacciando la consulatazione in quanto "irrealistico" e "impraticabile". Van Walsum è comparso il mese scorso davanti a una commissione del Senato francese dove è stato interrogato sul rifiuto marocchino di consentire la consultazione. "La riluttanza del Marocco può essere collegata alla sensazione che da questa consultazione risulti una maggioranza a favore dell'indipendenza", ha risposto l'inviato, secondo la sintesi del suo discorso rilasciata dal Senato.

"Il Marocco deve assumersi la piena responsabilità del fatto che il referendum non è realistico né realizzabile", sottolinea Van Walsum.

Il rifiuto del Marocco causò le dimissioni di Baker nel giugno 2004. Rabat poi ha cominciato a sviluppare una proposta di autonomia per ciò che egli chiama "le province meridionali", che è passata al Consiglio di Sicurezza nella primavera del 2007. L’iniziativa Marocchina è stata accolta favorevolmente dagli Stati Uniti, dalla Francia e anche, sebbene con più discrezione, dalla Spagna.

Il più alto organo di controllo delle Nazioni Unite non ha approvato l'iniziativa, ma ha esortato gli ex belligeranti a entrare in negoziati diretti presieduti da Van Walsum, il cui punto di partenza doveva essere il piano di autonomia, come sperato dalle potenze occidentali.

Nella sua ultima raccomandazione, redatta nel mese di aprile, Van Walsum ha esortato a negoziare tenendo "in considerazione la realtà politica" del controllo territoriale esercitato da Rabat. Contrariamente al suo solito, Ban Ki-moon ha detto di no a all’inserimento di tale valutazione nella sua ultima relazione.

In merito alla mancata autorizzazione del Segretario Generale Van Walsum ammette: "Sono deluso(…) Mi ero abituato alla pratica di inserire la mia dichiarazione in un foglio a parte della relazione del Segretario Generale".


Tratto da:
"Un Sáhara independiente es inalcanzable" di Ignacio Cembrero
su
EL PAÍS.com, Spagna, 8 agosto 2008

Voce 'Sahara Occidentale' su Wikipedia


2 commenti:

Anonimo ha detto...

le dichiarazioni dell'Inviato personale del Segretario generale dell'ONU, Sig. Van Walsum sono logiche e chiare, non ci sarà, anzi impossibile creare uno Stato di cartone in Sahara Occidentale. é normale che l'ONU abbia preso questa posizione su un conflitto che risale dal periodo della Guerra Fredda. si aspettava che l'Onu arriverà un giorno a questa conclusione.
Perché no, Muro di Berlino é caduto 20 anni fa, i Piani Baker sono già sepolti, la divisione del Sahara Occidentale tra Marocco ed Algeria come chiedeva l'ultima non é una soluzione seria.
Il mondo va verso l'unione e non verso la divisione e il separatismo.
Tocca ai separatisti in Nord Africa di cogliere l'occasione di aderire alla proposta marocchina di Autonomia Locale, per il bene anche della popolazione delle tendopoli che vivono da 32 anni in situazione disumana, assistita dagli aiuti umanitari internazionali, che sono in continuo calo...

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Yassine Belkassem

Anonimo ha detto...

Forse hai ragione dal punto di vista diplomatico, anche se la diplomazia è variabile come il vento...

Rispetto senz'altro la tua opinione ma ti invito comunque, nel formare il tuo giudizio, a prendere in considerazione alcuni particolari:

esiste ed è internazionalmente riconosciuto il principio di autodeterminazione dei popoli, anche se non viene applicato se non a capriccio dei potenti;

la Spagna ha lasciato il Sahara su una promessa di libertà e autodeterminazione, furono gli accordi commerciali a comprare il passaggio di mano al Marocco;

la marcia verde del 1975 alterò in maniera del tutto artificiale la demografia del Sahara;

il Sahara fu occupato dal Marocco con l'aiuto della Francia ex-coloniale e a botta di bombe al napalm;

i separatisti Saharawi non chiedono l'indipendenza, chiedono che il popolo Saharawi possa votare democraticamente in un referendum in cui una delle opzioni possibili l'integrazione al Marocco, una sia l'autonomia, un'altra l'indipendenza. La chiamano autodeterminazione dei popoli.

E' questo, in fondo, che viene negato. E la Guerra Fredda è finita...