lunedì 18 agosto 2008

I deportati di sua Maestà britannica

“Un episodio molto triste nella storia britannica.”Così Sir Sydney Kentridge QC, avvocato degli abitanti delle isole Chagos o Ilois, ha descritto la loro rimozione forzata dalla loro patria "paradiso" negli anni ‘60 e ’70 da parte del governo di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra.
L’articolo apparso su BBC NEWS a fine 2000 dice testualmente: i circa 1.800 abitanti delle isole furono considerati meno importanti delle tartaruge! (
continua a leggere)

La storia fu ripresa in seguito da PeaceReporter in un articolo del 2006.

I deportati di Diego Garcia

Sono in pochi a conoscere la storia del piccolo popolo degli Ilois. Eppure questi abitanti delle isole Chagos, situate nel mezzo dell’Oceano Indiano a metà strada tra Africa e Asia, sono stati i protagonisti di una delle più vergognose pagine della storia britannica. Deportati dalla loro terra e trasferiti nelle Mauritius e nelle Seychelles a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 per permettere la costruzione di una base militare a Diego Garcia, gli Ilois sono stati abbandonati a se stessi fino all’anno scorso. Quando il governo britannico ha deciso di negare loro, per sempre, la possibilità di tornare nelle loro terre.

Posizione strategica

Gli Ilois sono una popolazione mista, di origini prevalentemente indiane, giunta nelle isole Chagos alla fine del 18esimo secolo. A séguito delle guerre coloniali tra Francia e Inghilterra l’arcipelago finisce nelle mani degli Inglesi, che lo incorporano al territorio delle Mauritius. Gli Ilois, circa duemila anime, vivono di pesca o lavorano nelle piantagioni di noci di cocco fino a quando, negli anni ’60, l’arcipelago non suscita gli appetiti delle potenze occidentali. Colpa di Diego Garcia, la maggiore delle circa 60 isole, su cui gli Usa vorrebbero installare una base militare per controllare l’Oceano Indiano. In cambio della fornitura di missili Polaris (siamo in piena guerra fredda), nel 1966 il governo inglese accetta di affittare l’isola agli Stati Uniti per 70 anni. A questo scopo l’arcipelago delle Chagos viene sottratto alle Mauritius (prima che queste diventino indipendenti nel 1968) e diviene parte dei Biot (British Indian Ocean Territories). Resta solo da regolare la “fastidiosa” questione degli Ilois.

Terra bruciata

L’amministrazione britannica non perde tempo. Mentre il Foreign Office tenta in tutti i modi di presentare gli Ilois come “lavoratori stagionali” nelle piantagioni per giustificarne la partenza, a livello locale comincia una serie di pesanti pressioni. Il governo inglese acquista tutte le piantagioni per poi chiuderle e lasciare la gente senza lavoro, poi fa la stessa cosa con scuole e ospedali. Alle persone costrette a recarsi nelle Mauritius per le cure mediche viene negato il permesso di tornare nelle isole, a chi resta vengono distrutti i campi e uccisi gli animali, come testimoniato da un documentario girato nel 2004 dal giornalista John Pilger. Del lavoro sporco viene incaricato il governatore delle Seychelles, sir Bruce Greatbatch, che arriva a gassare tutti i cani dell’arcipelago per terrorizzare i locali. Le tattiche spicce usate dal Foreign Office mirano a “non far rimanere nulla di indigeno a parte i gabbiani”, come scritto nei documenti declassificati da Londra. Le pressioni alla fine sortiscono l’effetto sperato: la maggioranza degli Ilois se ne va e i pochi ostinati che fanno resistenza vengono deportati senza tanti complimenti.

Sentenza definitiva

Gli Ilois finiscono così nelle periferie di Port Louis e Victoria. “Non sono mai riusciti a integrarsi. Hanno una cultura e tradizioni differenti e sperano di poter tornare un giorno nelle loro terre” confida a PeaceReporter Richard Gifford, l’avvocato che difende gli Ilois davanti all’Alta Corte inglese. Le statistiche ufficiali parlano di un tasso di disoccupazione doppio rispetto alla media del paese, così come per il consumo di droghe e alcool. L’unica speranza per gli Ilois è riuscire a tornare in patria. “Una sentenza del 2000 dell’Alta Corte ha riconosciuto che l’espulsione dalle Chagos è illegale, e che quindi gli Ilois hanno il diritto di tornare”, prosegue Gifford. Peccato che il governo inglese, per invalidare la sentenza, abbia commissionato uno studio di fattibilità che è arrivato a conclusioni bizzarre: il rimpatrio degli Ilois sarebbe troppo costoso, pericoloso per le frequenti inondazioni e contribuirebbe al riscaldamento globale. Per queste ragioni le autorità britanniche hanno deciso di vietare l’accesso alle isole ai civili, compresi gli Ilois. Ma in gioco ci sono interessi molto maggiori.

Importanza strategica

La verità è che l’isola di Diego Garcia è troppo importante a livello strategico: sede della base di Camp Justice, si è rivelata fondamentale nelle due guerre del golfo e durante l’intervento americano in Afghanistan. L’affitto dell’isola agli Usa terminerà nel 2016, data nella quale il governo delle Mauritius vorrebbe esercitare la propria teorica sovranità sulla isole Chagos. Difficile però pensare che Usa e Gran Bretagna accettino di cedere Diego Garcia, che potrebbe essere usata come moneta di scambio dalle Mauritius per ottenere qualche vantaggio economico. Le ultime speranze gli Ilois le ripongono nell’ennesimo ricorso all’Alta Corte di Londra e nella Corte Europea di Giustizia. Il governo britannico ha però già dimostrato che le sentenze, se contrastano con la ragion di stato, possono essere ignorate. Come la sorte degli Ilois.

Gli ultimi sviluppi
A luglio del 2007 l'Alta Corte britannica aveva sancito il ritorno alle isole Chagos dei nativi, cacciati nel 1971, dopo che per tre volte il Foreign Office era stato sconfitto nella battaglia legale che lo vedeva opposto agli isolani. Per dieci anni i tribunali britannici avevano raggiunto la stessa conclusione: la deportazione era stata illegale. Ma a dispetto di ogni previsione il Foreign Office britannico fece l'ennesimo ricorso alla Camera dei Lords nel novembre 2007 e da allora non si hanno notizie.


Tratto da:
I deportati di Diego Garcia
su
PeaceReporter, Italia, 6 gennaio 2006


Nessun commento: