venerdì 19 settembre 2008

Il MEND attacca Agip e Shell nel Delta del Niger

Il Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger (MEND), gruppo armato che chiede una più equa distribuzione della ricchezza derivante dall'estrazione del petrolio in Nigeria, ha affermato di aver distrutto parte delle installazioni Shell nel Delta del Niger.

La rivendicazione è venuta alcuni giorni dopo che il gruppo ha annunciato una "guerra del petrolio" alle società estere che operano nella regione.

Mercoledì scorso, in una dichiarazione via e-mail, il gruppo ha affermato: "Un tronco molto importante dell’oleodotto che trasporta greggio, che riteniamo appartenere sia a Agip che a Shell, è stato fatto saltare oggi".

Si tratta del terzo attentato in 48 ore su un impianto della Shell.

Sarah Simpson, una giornalista in missione a Lagos, ha detto ad Al Jazeera: "La Shell sta ancora indagando sulla rivendicazione del MEND. Se infatti vi è stato un attacco, potrebbe essere un importante oleodotto. Molto probabilmente un oleodotto che trasporta petrolio greggio, il che potrebbe pregiudicare le esportazioni di petrolio della Nigeria."

"In passato le rivendicazioni del MEND sono state molto accurate", ha aggiunto.

L’esercito conferma

Il MEND aveva distrutto la stazione di flusso di Orubiri martedì scorso con l'aiuto di un altro gruppo armato, le Forze Volontaire del Delta del Niger (NDVF).

Un portavoce militare nigeriano ha confermato all’agenzia Reuters che vi era stato un attacco alla stazione di flusso di petrolio della Royal Dutch Shell.

"Si teme che l'impianto possa avere preso fuoco a causa di intensi, sporadici colpi di arma da fuoco e massiccio uso di dinamite e bombe", ha detto il tenente colonnello Sagir Musa.

Musa ha aggiunta che nessun soldato è stato ucciso nell’attacco portato da otto imbarcazioni.

Musa ha anche detto che due lavoratori sudafricani presi in ostaggio la settimana scorsa erano stati rilasciati "senza pagamento di riscatto".

Il MEND ha però negato di aver liberato i due lavoratori.
"Questa è una palese menzogna", ha detto un portavoce del MEND. "Sfidiamo l'esercito a mostrare i due sudafricani al mondo.
Abbiamo ancora la custodia dei due ostaggi sudafricani che stanno bene e saranno rilasciati al più presto come precedentemente affermato".

Le ragioni del conflitto

La Nigeria è attraversata da numerosi corsi d’acqua dolce, eppure 90 milioni di nigeriani non hanno accesso all’acqua potabile. L’area del delta del fiume Niger è composta da labirinti di corsi d’acqua che costituivano un tempo un delicato ecosistema ricco di biodiversità. L’attività di estrazione del greggio delle multinazionali del petrolio - Shell, Mobil, Chevron, Elf, ENI-Agip - ha provocato l’inquinamento di questo ecosistema e compromesso l’intero bacino idrico. Le comunità locali, appoggiate dal Mend - Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger - si oppongono e chiedono la bonifica dei corsi d’acqua e del territorio, una più equa distribuzione dei proventi del petrolio, nonché il risarcimento del debito ecologico.

Ricchissima di risorse minerali e di petrolio, che da solo costituisce il 95% delle esportazioni nazionali, la Nigeria ha una storia coloniale e post-coloniale contrassegnata da violenti conflitti interni, spesso legati alla gestione dell’estrazione petrolifera. Nel 1966, appena sei anni dopo l’indipendenza dall’Inghilterra, il Paese cade in una serie di disordini e di violenti massacri che danno inizio ad un lungo intreccio di dittature militari, finanziate con i proventi del petrolio.

All’enormità delle ricchezze rappresentate dalle risorse naturali non è mai corrisposta una equa distribuzione delle risorse, tanto che la popolazione nigeriana è tra le più povere del mondo. Gli ingenti danni ambientali e sociali causati dall’estrazione petrolifera hanno esasperato le popolazioni locali, costrette a fare i conti con le continue espropriazioni, la progressiva contaminazione del terreno e dei corsi d’acqua e le ripetute violenze da parte dei servizi di sicurezza delle imprese. Per rivendicare la fine del saccheggio indiscriminato del territorio le comunità rurali portano avanti da anni proteste e mobilitazioni e per questo motivo subiscono repressioni violente da parte dello Stato e degli eserciti privati delle multinazionali.

Negli ultimi anni si è costituito il gruppo armato del Movimento di Emancipazione del Delta del Niger (MEND) che ha compiuto numerose operazioni di sabotaggio delle installazioni e rapimenti dimostrativi. I guerriglieri dichiarano di agire per portare all’attenzione della comunità internazionale l’inaccettabile situazione che vive il popolo nigeriano, non hanno mai accettato riscatti e le persone sequestrate sono sempre state rilasciate in buono stato psico-fisico. Il manifesto di rivendicazione del MEND chiede la fine del saccheggio operato dalle multinazionali del petrolio, una più equa ripartizione delle ricchezze petrolifere, il risarcimento del debito ecologico e la demilitarizzazione del territorio.

Allargare 'la guerra del petrolio'

Il MEND ha minacciato di allargare la sua cosiddetta guerra del petrolio ad altri stati oltre il Rivers [la Nigeria è una federazione di 36 stati], dicendo che il suo prossimo grande attacco sarà su un impianto off-shore di petrolio.

"Dopo il Rivers, l'uragano si abbatterà sugli stati limitrofi nel Delta del Niger", ha affermato il gruppo in una dichiarazione.

"I soldati e i lavoratori del petrolio sono invitati ad abbandonare tutte le strutture comprese le piattaforme off-shore di Bonga e Agbami dal momento che vogliamo ridurre al minimo il numero delle vittime", ha affermato il MEND.

Gli impianti petroliferi Agbami della Chevron sono i più recenti della Nigeria. L'impianto, che ha iniziato la produzione alla fine di luglio, si prevede che possa pompare circa 100.000 barili al giorno (BPD) entro la fine di febbraio.

Il MEND ha attaccato nel mese di giugno gli impianti petroliferi Bonga della Shell, del valore di 3,6 miliardi di dollari, che si trovano a circa 120 km dalla costa, costringendo la società a chiudere per molti giorni l’impianto da 220.000 BPD.

Le compagnie petrolifere hanno iniziato a prendere nota della escalation di violenza che ha contribuito a spingere i prezzi sopra i 94$ al barile nelle recenti negoziazioni.

I più aspri combattimenti tra i guerriglieri e le forze di sicurezza negli ultimi due anni si sono estesi in circa 10 villaggi, ma finora sono rimasti all’interno del Rivers, dove è situata la città petrolifera di Port Harcourt.

Alcune fonti di sicurezza dell’industria petrolifera stimano che 100 persone siano morte negli scontri.


Tratto da:
Contaminazione del fiume Niger - multinazionali del petrolio
su Centro Documentazione Conflitti Ambientali
, Italia
Shell facility attacked in Nigeria
su Al Jazeera.net
, Qatar, 18 settembre 2008
tradotto da Bruno Picozzi


Articoli di riferimento:
Multinazionali del petrolio sul delta del Niger


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