lunedì 8 settembre 2008

Intervista a Piero Fassino, inviato speciale UE in Myanmar (Birmania)

Aung San Suu Kyi [leader dell’opposizione alla giunta militare al governo in Myanmar] da alcune settimane rifiuta le provviste di cibo che le vengono inviate dai suoi compagni della Lega Nazionale per la Democrazia. Il suo avvocato, Kyi Win, che l'ha incontrata nella casa a Rangoon dove è costretta agli arresti domiciliari, ha dichiarato che il premio Nobel per la pace intende lanciare un segnale al popolo birmano e a tutta la comunità internazionale.

Aung San Suu Kyi con la sua azione vuole denunciare che non vi sono state conseguenze tangibili agli ultimi colloqui con gli emissari Onu. Piero Fassino, inviato speciale dell’Ue per il Myanmar/Birmania, non nasconde le difficoltà del momento ma annuncia nuove iniziative che, si spera, portino a una apertura del dialogo con la Giunta birmana.

Quale è il quadro della situazione al momento?
“Il contesto attuale è di stallo. L’ultima visita dell’inviato dell’Onu Gambari non ha ottenuto significative novità. Persiste una situazione caratterizzata dall’assenza di dialogo tra la giunta al potere e tutti i settori della società birmana e appare esplicita la volontà di gestione unilaterale da parte del governo in vista delle elezioni del 2010”.

E’ quindi utopico sperare in elezioni libere?
“La scommessa è proprio quella di sbloccare la situazione per garantire nel 2010 elezioni davvero libere. In questi due anni bisogna lavorare a un’iniziativa diplomatica che porti all’apertura di un dialogo tra le parti che, ovviamente, non può avviarsi se la leader del maggiore partito di opposizione continua a essere prigioniera della giunta. La prossima settimana è fissato un incontro all’Onu di tutti i paesi del “Group of friends on Myanmar”, costituito da Ban ki Moon a dicembre, e io vi parteciperò in rappresentanza dell’Unione Europea. L’obiettivo è decidere quali iniziative assumere”.

Sono previste altre missioni o iniziative?
“La scorsa settimana ho incontrato a Torino il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon. Mercoledì vedrò Bernard Kouchner quale rappresentante della presidenza di turno dell’Ue e poi ho in programma missioni in Giappone e in India e tornerò in Cina, Indonesia e Thailandia. Proprio questi ultimi appuntamenti potranno rivelarsi particolarmente utili. E’ importante che l’azione diplomatica nei confronti della giunta sia supportata dai paesi asiatici. Cina, Indonesia, Giappone e paesi asian sono attori fondamentali della strategia di relazioni che può portare a un cambiamento dell’attuale situazione”.

Quale azione nei confronti del governo birmano potrebbe risultare davvero utile?
“La politica delle sanzioni di Europa e Stati Uniti non ha finora ottenuto significativi risultati. Dobbiamo mantenerle, ma al tempo stesso si potrebbero attivare anche strumenti positivi. E’ pensabile una serie di incentivi, progetti di cooperazione in campo sociale e aiuti umanitari. L’Unione europea ha già stanziato 100 milioni di euro per aiutare il paese a risollevarsi dalla catastrofe causata dal ciclone Nargis”.

Questa politica potrebbe incoraggiare la giunta ad assumere un atteggiamento più collaborativo?
“E’ quanto ci si deve augurare per poter avviare quel dialogo tra tutti i settori della società birmana essenziale per realizzare una effettiva transizione democratica e garantire che le elezioni del 2010 siano davvero libere”.


Tratto da:
''Garantire elezioni libere nel 2010'' di Antonella Napoli
su
Articolo 21 Liberi di, Italia, 7 settembre 2008

Articoli di riferimento:
Agenzia Radicale - Myanmar (ex Birmania): i militari vincono il ...


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