Dopo la vittoria schiacciante alle elezioni presidenziali del Pakistan, Asif Ali Zardari, marito della defunta Benazir Bhutto, due volte primo ministro, ha parlato di un “trionfo della democrazia”. Anche se il suo successo è stato accompagnato da un’ondata di forti critiche diffuse dai media locali e stranieri.
Le accuse contro Zardari vanno dalla corruzione e l’omicidio - mai dimostrati in nessun processo - all’instabilità mentale, riportata in alcuni documenti diffusi di recente che gli sarebbero serviti un anno fa per evitare il tribunale.
Una campagna diffamatoria lo aveva accusato nel 1996 di coinvolgimento nell’omicidio del fratello minore dell’allora primo ministro Bhutto, Murtaza. La controversia aveva finito per indebolire Bhutto portando alle dimissioni del suo governo sei settimane dopo. Anche dopo l’assassinio di Benazir nel dicembre 2007 sono state diffuse voci analoghe, secondo cui Zardari sarebbe stato il responsabile dell’omicidio di Bhutto.
La risposta di Zardari a queste critiche è sempre stata un ampio sorriso a trentadue denti, perfino durante gli undici anni di prigione in cui è stato vittima di incuria e maltrattamenti, che potrebbero avergli causato danni permanenti alla salute.
La delusione nei suoi confronti potrebbe non essere tanto diffusa quanto viene fatto credere, commenta Kamal Siddiqui, editor del quotidiano “The News”. “Molte persone in Pakistan semplicemente se ne infischiano di chi sia il presidente. Vogliono solo sapere quando la loro condizione economica migliorerà”.
Nel discredito gettato su Zardari, e intensificato negli ultimi mesi, non c'è niente di nuovo. “È cominciato all’epoca del suo matrimonio con Benazir (nel 1987), e ci ha subito allontanato da lei”, suggerisce il noto psichiatra Haroon Ahmed parlando con l’IPS. “Prima che [la Bhutto] diventasse parte di noi”.
In questa società patriarcale, con le sue profonde divisioni di casta e di classe e i pregiudizi, Zardari ha molti handicap. Oltre alla reputazione di playboy, proviene da una tribù “inferiore” rispetto a quella degli aristocratici Bhutto, ed è meno colto rispetto alla moglie - già famosa - laureata ad Oxford e Harvard (Radcliffe).
Parlando con l’IPS, Adbul Jabbar, un autista della dinamica metropoli di Karachi, riassume l’idea di casta e l’aspetto patriarcale per spiegare perché è contrario a Zardari presidente, nonostante sia un sostenitore del Partito del popolo pakistano (PPP) della Bhutto, che Zardari oggi co-presiede insieme al figlio ancora universitario Bilawal: “È salito al potere per via della moglie… È molto ‘dolce’, ma gli Zardari (letteralmente, ‘pastori di cammelli’), non sono gente dolce”.
In un recente editoriale, l’analista politico e consulente allo sviluppo Raza Rumi ha richiamato l’attenzione sulla misoginia, profondamente radicata nella società pakistana, come una delle ragioni principali per cui Zardari sarebbe così vilipeso in questa cultura patriarcale, visto che è una donna la fonte del suo potere. La sua “ascesa e conquista di un potere su base matrilineare si scontra direttamente con la fortissima identità maschile del potere in Pakistan”, ha spiegato Rumi all’IPS.
L’analista ha poi sottolineato la “retorica essenzialmente ‘femminile’” del PPP sul perdono e la riconciliazione, paragonata alla “rigida applicazione del ‘principio’, dell’onore e dell’aggressività” degli altri principali leader politici.
Questa attenzione al perdono e alla riconciliazione va al di là della retorica, commenta la femminista Nafisa Shah, parlamentare del PPP, ricordando che Zardari ha trattato amichevolmente i suoi oppositori politici e ha chiesto scusa al popolo del Balochistan, dove lo stato aveva risposto alle rivolte nazionalistiche con una forza spropositata.
Grazie ai legami costruiti durante i suoi anni di prigionia, Zardari ha portato i membri del partito a visitare le tombe dei rivali politici del Movimento Muttahida Qaumi (MQM) uccisi nei conflitti etnici, e il MQM a visitare la famiglia di un ex capo ministro il cui fratello era anch’egli rimasto ucciso nel conflitto. Questi rivali politici hanno fatto le condoglianze a Zardari e hanno pregato per Benazir Bhutto quando è stata uccisa.”Tutti questi scambi hanno forgiato i legami politici tra partner finora improbabili”, sostiene Shah. Zardari ha poi dimostrato un forte acume politico e abilità nel creare un governo di coalizione dopo le elezioni del 18 febbraio, “utilizzandolo per allontanare in modo pacifico Musharraf”, ha dichiarato Barbara Plett della BBC.
Trent’anni fa, Benazir Bhutto si era opposta alla tradizione tribale e patriarcale, decidendo di tenere il proprio cognome (del padre) invece di prendere quello del marito. Anche le decisioni della famiglia dopo il suo assassinio si sono scontrate con il modello patriarcale: i suoi tre figli hanno preso il nome dei Bhutto, unito da un trattino al nome di Zardari. Benazir è stata sepolta nella tomba del padre, come aveva chiesto, invece che in quella della famiglia del marito, e Zardari ha dichiarato che anche lui vuole essere sepolto lì invece che nel suo cimitero di famiglia.
Benché il fango gettato su Zardari in tutti questi anni si sia ormai consolidato, alcuni analisti ritengono difficile che il presidente sia più corrotto di altri politici o anche dell’esercito che ha governato il Pakistan per gran parte della sua esistenza. “Nessuno li interroga sui loro atti di corruzione”, dice un analista che chiede di restare anonimo. “Su di loro non trapela mai ciò che è trapelato su di lui. Le nostre agenzie di intelligence fanno gli straordinari quando si tratta di diffamare Zardari. È giusto che vengano rivelate le responsabilità, ma perché prendere di mira una sola persona?”.
La ragione di questa scelta potrebbe risiedere nella posizione tradizionalmente anti-establishment del PPP, che deriva dalla sua linea secolare e nazionalista, motivo di forti tensioni nell’élite al potere - e cioè l’intreccio noto come “establishment”, che comprende esercito-burocrazia-feudale, e negli ultimi anni, elementi religiosi.
“In un paese dove truffatori, delinquenti, ‘falsificatori della costituzione’ e ricchi volgari continuano a distinguersi e a mantenere il potere con rispettabilità, i melodrammi moralistici contro Zardari appaiono così fuori luogo”, afferma Rumi. “Il patriarcato garantisce che ogni cosa nera venga trasformata in bianca, a meno che, certo, il centro di divisione del potere stia al di fuori della sua orbita”.
Oltre alle agenzie di intelligence e a ciò che è stata definita la loro “sporca brigata”, anche i rivali politici si sono dati molto da fare per screditare Zardari. Secondo il “Daily Times”, gli oscuri retroscena su Zardari quanto alle sue condizioni mediche lo scorso anno sarebbero trapelati ad un giornale straniero grazie ad un “esponente di spicco del PML-N” - la Lega musulmana pakistana guidata dal rivale politico di Zardari ed ex primo ministro Nawaz Sharif.
”Il portavoce del PML-N, che proviene da un retroterra religioso e prende regolarmente di mira Zardari, aveva ottenuto i certificati medici da un simpatizzante del PML-N del NAB (National Accountability Bureau, Ufficio pubblico per la trasparenza) che aveva in mano il caso di Zardari”, accusa l’articolo del Daily Times, citando fonti anonime.
Tratto da:
PAKISTAN: Zardari, vittima di tanti pregiudizi di Beena Sarwar
su IPS, Italia, 9 settembre 2008
venerdì 12 settembre 2008
Pakistan: Zardari, vittima di tanti pregiudizi
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