venerdì 19 settembre 2008

Sanzioni e non missili: un commento all’opzione militare contro Teheran

Nella rilevante analisi sul problema iraniano apparsa su AffarInternazionali lo scorso 30 luglio, l’ambasciatore Calia sostiene che l’opzione militare contro il regime di Teheran sta aumentando i propri consensi all’interno degli establishments americano ed israeliano.

Tuttavia, l’uso della forza per contrastare le velleità atomiche iraniane continua a rimanere la più pericolosa ed incerta strategia con la quale affrontare una questione tanto delicata. La comunità internazionale ha a disposizione diversi strumenti con i quali dissuadere l’Iran dal proseguire sulla strada del riarmo nucleare in violazione del regime di non-proliferazione e fra questi le sanzioni internazionali sembrano, almeno per il momento, ancora il mezzo più adeguato.

I precedenti
L’uso della forza militare e del bombardamento strategico in funzione di non proliferazione ha due precedenti noti: Osirak nel 1981 e Dayr az-Zwar nel 2007, entrambe effettuate dall’aviazione israeliana ed entrambe ritenute operazioni di grande successo. Tuttavia, come giustamente sottolineato anche dall’ambasciatore Calia, entrambe sono molto diverse dal caso iraniano: mentre i primi erano concentrati in un unico impianto facilmente localizzabile ed isolato, gli impianti iraniani sono suddivisi in diverse centrali sia sparse sul territorio, sia nascoste fra molti collegamenti sotterranei. Invero, non sembra ci siano neppure certezze relative all’estensione ed alla localizzazione né degli impianti, né delle strutture sotterranee. Inoltre, le forze militari e la contraerea iraniane sono certamente più preparate a questo tipo di minaccia sia dell’Iraq di inizio anni ’80, sia della Siria contemporanea. Un bombardamento “intelligente,” benché possibile, non sembra fornire garanzie sufficienti per risolvere il problema, mentre i rischi legati all’operazione sono tali, o dovrebbero esserlo, da scoraggiare anche i falchi delle amministrazioni americana ed israeliana.

Le alternative e le sanzioni
Nonostante i tentativi di giustificare la ricerca della tecnologia nucleare come fonte di risorse energetiche, l’aggressiva politica estera del presidente iraniano Ahmadinejad rappresenta certamente una minaccia alla pace internazionale. Accantonata per un momento l’ipotesi dell’intervento militare, la censura alla politica di Teheran può basarsi solo sull’imposizione di sanzioni internazionali. Due sono le strade percorribili: isolare il regime con l’imposizione di un embargo totale all’intero paese, oppure cercare di limitare le capacità dell’Iran di raggiungere il suo scopo attraverso l’imposizione di sanzioni intelligenti.

La prima opzione è quella di isolare Teheran con l’imposizione di un embargo totale che impedirebbe ad ogni tipo di bene di uscire od entrare dal paese e bloccherebbe tutti i flussi commerciali tra l’Iran e la comunità internazionale. Il precedente in questo caso sarebbe costituito dalle sanzioni all’Iraq degli anni ’90 che, però, furono aspramente criticate per il prezzo umanitario pagato dal popolo iracheno e per gli scarsi risultati ottenuti riguardo alla tenuta del regime di Saddam. Nel caso iraniano, tale strada comporterebbe ingenti costi per Europa, Russia e Cina. Nel complesso non sembra che una tale ipotesi possa raccogliere sufficiente consenso internazionale.

La seconda strada è quella di imporre sanzioni intelligenti al regime di Ahmadinejad, di controllare da vicino l’evolversi delle capacità dell’Iran di ottenere la bomba e di sostenere uno sforzo diplomatico, basato anche sull’offerta di incentivi economici, con l’obiettivo di convincere almeno una parte della classe dirigente di Teheran che perseguire sulla strada nucleare non solo non porterà alcun vantaggio strategico all’Iran, ma potrebbe anche essere controproducente. Questa è la strada che è stata fino ad ora percorsa dagli Stati Uniti e dalle Nazioni Unite, le quali hanno imposto sanzioni “mirate” (dall’inglese targeted) a colpire determinati settori della società iraniana e che, sembra, stiano avendo un effetto significativo.

Le sanzioni Intelligenti
La differenza fra le misure restrittive del passato, ad esempio l’embargo Usa a Cuba, e le sanzioni mirate è duplice: da un lato, le sanzioni mirate minimizzano il danno subito dalle popolazioni e, dall’altro, cercano di concentrare i loro effetti negativi solo sugli individui o sulle entità direttamente responsabili delle politiche che si intende censurare. Nel caso iraniano, l’Onu ha imposto tre round di sanzioni. Con la risoluzione 1737 approvata nel dicembre del 2006, il Consiglio di Sicurezza ha richiesto a tutti gli stati di congelare i beni di 10 entità e 12 individui legati al programma nucleare iraniano o al progetto di sviluppo missilistico e di interrompere le esportazioni all’Iran di beni che potrebbero contribuire al completamento dei piani del regime.

Con la Risoluzione 1747 approvata nel marzo 2007, la lista è stata sostanzialmente allungata ed ha incluso, fra gli altri, la Banca di stato Sepah, ritenuta una pedina importante nel finanziare i piani nucleari. Infine, il Consiglio di Sicurezza ha votato una terza risoluzione, la 1803 nel marzo di quest’anno, che estende ulteriormente la lista dei nomi delle persone coinvolte nei programmi nucleare e missilistico, amplifica la pressione sull’Iran e, misura di grande rilevanza, ha messo sotto stretta osservazione le banche Sderat e Melli, che sembrano svolgere un ruolo importante nel finanziamento dei piani di riarmo iraniani.

Questa serie di misure restrittive è accompagnata anche dai provvedimenti presi da altri attori, tra i quali gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che vanno ben oltre il mandato Onu. Nel complesso, il regime di sanzioni imposto contro il regime degli Ayatollah pare stia avendo effetti importanti.

Il primo dato è certamente il declino economico del paese trainato dalla diminuzione delle esportazioni di petrolio e dalla quasi totale interruzione delle attività di ricerca ed estrazione di nuovi giacimenti. Un altro elemento importante è l’isolamento finanziario che gli Usa, sostenuti dalle risoluzioni Onu, sono riusciti a costruire intorno all’Iran attraverso l’inserimento nella lista nera degli istituti finanziari (DI) tre importanti banche iraniane. Il meccanismo informale di messa in pratica delle sanzioni sembra dare i primi frutti dal momento che il numero di istituti finanziari iraniani impegnati a lavorare con l’estero si è più che dimezzato in soli due anni. Infine, un altro dato molto importante è assistere allo spostamento dei flussi commerciali iraniani da ovest ad est e sud, ovvero verso Cina e Dubai. Nel primo caso, lo spostamento è giustificato dal rimpiazzo di partner commerciali di prodotti sostituibili, e nel secondo, il nuovo traffico commerciale è dovuto allo spostamento di numerose attività commerciali dall’Iran a Dubai, territorio libero dalle sanzioni internazionali.

Poche alternative alle sanzioni che funzionano
Se a prima vista le sanzioni intelligenti imposte contro l’Iran non sembrano ottenere gli effetti sperati, un’attenta analisi del problema mostra come poche siano le alternative a questa politica. Convivere con un Iran nucleare non è una strada percorribile, ma anche imbastire un attacco militare strategico in territorio nemico con bassissime possibilità di successo non appare essere un’alternativa realizzabile. L’ambasciatore Calia esprime anch’egli i dubbi verso l’opportunità di raid aerei, pertanto la strategia migliore sembra ancora quella delle sanzioni intelligenti, degli incentivi e della diplomazia.

Questo articolo si è concentrato principalmente sulle sanzioni al regime di Teheran come mezzo per ottenere un vantaggio da spendere nella negoziazione e punire un comportamento ritenuto pericoloso dalla comunità internazionale. Se è vero che le misure restrittive imposte da Onu, EU e Usa stanno avendo effetti significativi sull’Iran, è altrettanto vero che sia gli Stati Uniti sia l’Unione Europea devono prendere maggiori iniziative per migliorare l’efficacia delle sanzioni intelligenti che, al momento, sono utilizzate ancora a mezzo servizio.

Settori cruciali come il petrolio e restanti istituti di credito non sono compresi nelle risoluzioni, ma una maggiore fermezza potrebbe avere degli effetti considerevoli. Il caso della Corea del Nord fornisce un importante precedente sul quale si basa molta dell’attuale retorica a sostegno delle sanzioni in riferimento al caso che ha visto Banca Delta Asia colpita da provvedimenti americani previsti dal Patriot Act approvato dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre.

Tuttavia, il caso iraniano appare di maggiore complessità e la comunità internazionale dovrebbe investire ulteriori risorse per la risoluzione di questa crisi. Ad esempio, l’Iran è uno dei pochi casi di sanzioni recenti in cui il Consiglio di Sicurezza non si è dotato di un Gruppo di esperti per monitorare l’andamento delle misure.

La storia dimostra come le sanzioni non siano particolarmente efficaci quando imposte da sole, pertanto la strategia della comunità internazionale verso l’Iran deve pensare a come offrire un serio pacchetto di incentivi in grado di convincere la leadership di Teheran che la strada nucleare non sia la migliore né per loro, né per il paese. La comunità internazionale non deve dimenticare il diritto dell’Iran ad avere energia nucleare utile a contrastare e soddisfare i crescenti consumi energetici, pertanto è auspicabile che l’Iran non venga completamente isolato, ed un bombardamento strategico oppure un rigido embargo non sortirebbero alcun effetto se non quello di spingere gli Ayatollah ad una partnership strategica con Pechino. A questo scopo, le sanzioni intelligenti, benché perfettibili, sembrano centrare il duplice obiettivo di scoraggiare il perseguimento dei piani di riarmo senza, al tempo stesso, emarginare Teheran dalla comunità internazionale.

Francesco Giumelli (francescogiumelli@gmail.com) è dottorando all’Istituto Italiano di Scienze Umane a Firenze.


Tratto da:
Sanzioni e non missili: un commento all’opzione militare contro Teheran di Francesco Giumelli
su AffarInternazionali, Italia, 18 settembre 2008


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