mercoledì 17 settembre 2008

Thailandia: un nuovo Primo Ministro ma continuano le proteste

La piazza ha vinto. I dimostranti di Bangkok hanno ottenuto la caduta del primo ministro Samak Sundaravej. Martedì scorso la Corte Costituzionale ha annunciato la propria decisione costringendo il premier alle dimissioni: la folla ha esultato, festeggiato, ma senza abbandonare la posizione. È la prima volta che un primo ministro tailandese lascia il suo posto per verdetto di anticostituzionalità. Tuttavia, le dimissioni forzate non impedirebbero, legalmente, una rielezione di Samak.

Il conflitto d’interessi che ha portato al suo ritiro si sarebbe consumato, secondo la Corte, negli studi di uno show televisivo che si occupa di cucina: il premier era già apparso come ospite nello stesso programma prima di essere eletto, ma la Costituzione della Thailandia vieta rigidamente al Capo del governo di dedicarsi ad impegni di carattere privato, specie dietro compenso, nel momento in cui si trovi in carica.

La tensione, comunque, non si è allentata in questi giorni: centinaia di poliziotti in assetto antisommossa sono stati dispiegati attorno al parlamento tailandese; si temono nuove proteste da parte sia degli oppositori dell’Alleanza Popolare per la Democrazia (PAD) che dei sostenitori, di Samak.
Il vero motivo delle proteste di piazza del PAD ovviamente non è la partecipazione del Primo Ministro ad un programma televisivo bensì i supposti legami con l’ex Primo Ministro Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione e fuggito in esilio a Londra.

A garantire la continuità di tensione con i manifestanti che accusano il governo attuale di essere una marionetta nelle mani di Thaksin è venuta la decisione del parlamento di eleggere alla carica di Primo Ministro un cognato di Thaksin Shinawatra.

Somchai Wongsawat, 61 anni, ex giudice e burocrate del governo di Thaksin, sposato con la sorella minore di questo, ha vinto una chiara maggioranza parlamentare di voti grazie al sostegno dei sei partiti della coalizione di governo.

Solo un'ora dopo essere stato eletto, Somchai ha fatto un appello alla riconciliazione nazionale per porre fine alla crisi politica che risale ai il primi attacchi del PAD contro Thaksin alla fine del 2005.
Ma le sue parole sono suscettibili di cadere nel vuoto, dal momento che il PAD ha immediatamente etichettato anche lui un "candidato di Thaksin " e ha promesso di proseguire l’occupazione degli uffici ministeriali, soprattutto per assicurarsi che non l’abbiano vinta i sostenitori di Samak. Questa eventualità, infatti, farebbe precipitare ancora di più la situazione.

L’attuale crisi è il risultato di un crescendo di proteste che accusavano Samak di spalleggiare il suo predecessore, Thaksin Shinawatra, rientrato dal suo esilio nel febbraio 2008 e ancora in attesa di giudizio per l’accusa di corruzione. Il malcontento popolare è nato soprattutto dal sospetto che alcune manovre del premier, quali alcune modifiche costituzionali, fossero volte ad aiutarlo.

Le dimostrazioni di piazza sono culminate in agosto, quando migliaia di persone hanno letteralmente assediato la sede del governo, riuscendo a causare la chiusura temporanea di ben tre aeroporti e a creare problemi al sistema ferroviario. Il 2 settembre, infine, Samak ha dichiarato lo stato d’emergenza nella capitale, autorizzando così l’intervento dell’esercito. Questa decisione è ironicamente arrivata in contemporanea con le dichiarazioni della commissione elettorale tailandese: sembra che il People’s Power Party abbia comprato voti durante le elezioni di dicembre, pertanto si raccomandava alla Corte suprema di sciogliere il suddetto partito.

Nonostante questo disastro politico, il premier è stato irremovibile, continuando a rifiutare le dimissioni e a negare che sussistessero motivi sufficienti per sciogliere il parlamento. Tuttavia, la popolazione non ha mollato e alla fine il governo ha ceduto approvando l’idea del referendum per confermare o meno la carica di Samak. Arriviamo così ad oggi, con il Primo ministro dimissionario, un nuovo Primo Ministro eletto e uno scenario politico nel caos.

Inizialmente, i partiti della coalizione di governo avevano dichiarato che, se Samak avesse accettato di ricandidarsi, lo avrebbero votato ancora. In realtà, proprio alcuni dei suoi vecchi sostenitori, insieme all’opposizione, hanno disertato la seduta parlamentare in segno di protesta per la sua decisione di ripresentarsi. A causa di questo colpo di scena e della confusione generale, le prime votazioni in Parlamento sono fallite e la decisione finale è caduta su Somchai.

All’interno del People’s Power Party lo ritengono la scommessa migliore rispetto all’opposizione e il più affidabile nel raccogliere consensi all’interno del partito. Somchai, infatti, è un cognato di Thaksin Shinawatra: grazie a questo legame, alcuni pensano che possa avere un maggior controllo sul PPP rispetto ad altri candidati. D’altro canto, la sua parentela con l’ex-premier esiliato sembra tollerata dall’opposizione perchè “fin ora”, si dice, “non ha dimostrato di seguirne i suggerimenti”. Per l’attuale coalizione al potere sarebbe importante mantenere il governo nelle mani di un loro membro per assicurare l’approvazione della manovra finanziaria già prevista per il 2009.

In precedenza Somchai, dopo un incontro con i capi dell’esercito, aveva dichiarato concluso lo stato d’emergenza, dopo 12 giorni. Le tensioni politiche restano, ma non sono più tali da giustificare un tale livello d’allerta. I disordini e le violenze stanno diminuendo e si teme che continuare così sarebbe dannoso per il Paese.


Tratto da:
Nuovo Premier in arrivo a Bangkok di Valentina Laviola
su Altrenotizie, Italia, 16 Settembre 2008
Thaksin in-law becomes new Thai PM, urges healing di Nopporn Wong-Anan
su Reuters, Regno Unito, 17 settembre 2008
tradotto da Bruno Picozzi


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