martedì 16 settembre 2008

La Spagna e la lotta armata per l'indipendenza dei Paesi Baschi

La Sala 61 del Tribunal Supremo spagnolo ha emesso la sua sentenza: ANV, Acion Nacionalista Vasca, è un partito da mettere al bando, fuori legge. Prosegue così senza fine la catena di messe al bando di formazioni politiche rappresentative di voti democraticamente espressi. Secondo gli alti magistrati, che hanno accolto le istanze della Fiscalia, l'ufficio che dirige i pubblici ministeri, e dell'Avvocatura dello Stato che avevano inizato la pratica legale sostenendo che la sigla elettorale ANV è erede di Batasuna, quindi strumento di ETA.

I giudici hanno deliberato in grande anticipo rispetto a quello che avevano annunciato: la sentenza era attesa per il 22 di settembre. E domani è attesa la sentenza su Ehak, il partito dei comunisti delle Terre basche, formazione indipendentista, che aveva accettato di riunire il voto di Batasuna, quando questa era stata dichiarata illegale.

L'attività politica, ed economica, delle due formazioni era stata sospesa da un'ordinanza del giudice Baltasar Garzon pochi giorni prima del voto amministrativo basco. Garzon, dal 1998, ha costruito una tesi che si fonda sulla dipendenza diretta da ETA di partiti, associazioni, giornali, radio e altri soggetti sociali indipendentisti.

Il processo a Batasuna non è ancora arrivato al primo grado di sentenza. Non c'è quindi un atto giuridico formale che confermi le tesi accusatorie di Garzon. Nonostante questo fatto le messe al bando si sono succedute in maniera quasi automatica, grazie alla Ley de Partidos proposta da socialisti e cosnervatori spagnoli con il dichiarato intento di eliminare Herri Batasuna dalla scena politica. Nell'ultimo processo di pace gli emissari di Zapatero si sono riuniti con gli emissari politici di Batasuna, già illegale, dopo che la stessa Batasuna, sempre quando era clandestina, aveva riunito dodicimila persone nel velodromo di Anoeta per presentare la proposta di pace, che era stata il frutto di diversi anni di negoziati segreti proprio con i socialisti.

Nel frattempo si riapre il dibattito sulla lotta armata grazie ad una dura lettera aperta di due detenuti politici baschi nel carcere di Cordova, pubblicata dal quotidiano Gara, punto di riferimento per la sinistra indipendentista basca. E per questo, le parole che si leggono in quella lettera, il dibattito sul futuro della lotta armata e sul futuro della politica, potrebbero essere l'inizio di una riflessione pubblica e l'epilogo di un lungo periodo di discussione interna al movimento di liberazione nazionale basco.

Carmen Gisasola e Joseba Urrusolo si sono allontanati dal Collettivo dei prigionieri, che riunisce, nonostante la dispersione, gli oltre settecento detenuti per causa politica, fra Spagna e Francia. La dispersione, inventata dai socialisti negli anni ‘80 e continuata fino a oggi, ha reso più difficile il lavoro politico del gruppo, ma il suo peso politico è, o dovrebbe essere, importante. Anche perché in un qualsiasi processo di pace futuribile, il tema dei presos, dei prigionieri, sarà sempre e comunque sul tavolo. Lo spessore dello scritto risalta scorrendo le righe, quando la critica alla lotta armata e i dubbi sul futuro della politica della sinistra basca vengono espresse in maniera chiara, senza arzigogoli, in un linguaggio spartano e diretto.

“Da molto tempo affermiamo che un accordo politico è importante, e della stessa importanza è il futuro della sinistra basca” - è scritto nella lettera, che prosegue - “E siamo convinti che una volta che si arrivi a un accordo politico, non saranno né il mito dell'organizzazione armata, né il mondo dei prigionieri politici, che potranno essere motivo di coesione. Daranno le idee e la forma di agire. E se non avremo successo in questa operazione, se non riusciremo a funzionare come un soggetto aperto, partecipativo, riunendo la maggior base sociale di cui è capace la sinistra basca, allora perderemo il potenziale umano che è il motore del futuro del nostro popolo”.

La critica più diretta è a Batasuna, il movimento, più che a ETA. “Non si può pensare – scrivono i due – che la strategia adeguata sia una virata verso discorsi e pratiche da gruppettari, o un ritorno a una politica che dinamita ponti e che cerca il nemico più odioso negli alleati possibili. In Irlanda il Sinn fein è uscito rafforzato dalla decisione che prese a suo tempo, mentre l'IRA Verity and Continuity è quella che è rimasta marginale”. Di qui il richiamo più forte della lettera che viene dal cercere: “Martin McGuiness lo diceva in una intervista al quotidiano Berria: 'dicemmo chiaramente lla nostra gente che non potevamo andare avanti con una stagnate lotta armata per altri venti anni'. ”

I due prigionieri hanno preso carta e penna, lo ricordano nelle prime righe della loro missiva, per fare chiarezza su alcune notizie diramate dall'istituzione penitenziaria, senza possibilità di verifica, e diffuse con risalto sui media spagnoli: una specie di raccolta firme molto numerosa fra i prigionieri politici in un documento critico contro la lotta armata. Una versione che non trova conferme. Anche se la posizione che viene espressa, e pubblicata, oggi va in quella direzione. Scegliendo però il destinatario politico, più che l'organizzazione, rivolgendosi più ai militanti, che ai vertici del Movimento di liberazione nazionale basco

Il dibattito è lanciato. Da diversi anni è un tema di discussione interno, ma il fatto che sia il quotidiano Gara a pubblicare il testo della lettera potrebbe significare che le posizioni sono mature, come l'accenno alla frattura dell'IRA è un suggestivo spunto di riflessione su quello che potrebbe riservare il futuro.


Tratto da:
Il Tribunal Supremo spagnolo mette fuori legge ANV… di Angelo Miotto
su PeaceReporter, Italia, 16 settembre 2008
Paesi baschi. E' dibattito sulla lotta armata di Angelo Miotto
su PeaceReporter, Italia, 16 settembre 2008


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