lunedì 1 settembre 2008

La campagna ENI-Nigeria per la sopravvivenza del popolo Ogoni

L'ENI's Watch è un osservatorio creato da numerose associazioni italiane tra cui A Sud, che vigila sulle politiche portate avanti - in Italia come negli oltre 70 paesi in cui lavora - dalla multinazionale del petrolio di casa nostra.

L'osservatorio svolge un lavoro di monitoraggio e denuncia sulle pratiche estrattive messe in atto dall'ENI in violazione dei diritti umani e delle normative ambientali, producendo documenti, articoli, petizioni, interrogazioni parlamentari, campagne di denuncia e di sensibilizzazione.


ENI è, ma non tutti lo sanno, la prima società italiana per capitalizzazione di borsa con un valore di 93.8 miliardi di Euro ed è, con la sua attività e il suo indotto, il primo contribuente italiano. É quotata in borsa a Milano ed a New York e impiega oltre 70.000 dipendenti. I settori di attività in cui lavora sono - oltre a estrazione e distribuzione di petrolio e gas naturale - generazione di energia elettrica, ingegneria e costruzioni, industria petrolchimica.

Nata nel 1926 come Agip e divenuta ENI nel 1953 sotto la guida di Enrico Mattei, l'ENI non ha resistito all'ondata di privatizzazioni degli anni 90, iniziando nel 1997 il processo di privatizzazione.

Già nel 1998 il 63% delle azioni erano state acquistate per un incasso di 21 miliardi di euro. Da allora lo Stato Italiano conserva una quota del capitale (circa il 30%) ed ha diritto, tramite il Ministero preposto, a nominare i componenti del C.d.A. indicando Presidente e Amministratore Delegato.

L’ENI è, o meglio potrebbe essere, una grande risorsa per il nostro paese. potrebbe implementare politiche energetiche alternative e sostenibili.

Finora, però, non si è affatto distinta dalle altre grandi compagnie petrolifere in quanto a politiche del lavoro, rispetto dell’ambiente e dei diritti umani.

Nonostante i profitti da record che si sono susseguiti negli ultimi 10 anni, l’azienda ha ridotto di oltre 35.000 unità il numero di dipendenti negli ultimi anni.

Nel marzo 2004, ENI è stata esclusa dagli indici per l’investimento socialmente responsabile FTSE4Good poiché non soddisfaceva i criteri di rispetto dei diritti umani previsti per le imprese operanti nel campo delle risorse naturali e attive nei paesi poveri o in via di sviluppo. E’ anzi stata chiamata a rispondere sull’utilizzo di servizi di sorveglianza armati per il controllo di impianti e infrastrutture e sul rispetto dei diritti delle popolazioni indigene nei paesi in cui è presente.

La campagna ENI-Nigeria

La campagna ENI-Nigeria nasce nel novembre 2006 quando Bridget Yorgure, nigeriana rappresentante del Mosop in Italia, incontra l'associazione A Sud e chiede di sostenere in Italia le rivendicazioni del suo popolo.

In quell'occasione Bridget illustra la condizione in cui vivono le popolazioni del Delta del Niger, le battaglie che da anni stanno portando avanti e la storia del Mosop, il movimento non violento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (un'etnia costituita da oltre 2 milioni di persone che abitano la zona del Delta del Niger).

Il Mosop è stato fondato all'inizio degli anni '90 da Ken Saro Wiwa, poeta e professore universitario che guidò la campagna contro la Shell e rese nota a livello internazionale la battaglia del suo popolo. Wiwa pagò con la morte la sua attività pacifista: dopo essere stato più volte imprigionato, il 10 novembre del 1995 venne impiccato insieme ad altri 8 attivisti.

Sul Delta del Niger l'impatto delle perforazioni petrolifere ha avuto un impatto devastante. Contaminazione del terreno e dei corsi d'acqua, distruzione dell'ecosistema di mangrovie, sfollamento e persecuzione di milioni di abitanti che traevano dalle fertili terre del Delta la loro sussistenza. Gli enormi proventi dell'estrazione e commercializzazione degli idrocarburi estratti sul Delta, ha rimpinguato le casse delle grandi multinazionali del petrolio e dei ricchi e corrotti funzionari nigeriani, ma nessun meccanismo di redistribuzione reale della ricchezza prodotta è stato adottato per beneficiare la popolazione gravemente danneggiata dalle attività estrattive.

L'ENI – così come gran parte delle multinazionali presenti nella regione – utilizza in Nigeria pratiche vietate in Europa: tra esse il Gas flering, che consiste nel bruciare a bordo-pozzo il gas di scarto. Tale pratica, altamente inquinante, ha reso la Nigeria il primo paese per inquinamento da CO2.

L'iniqua distribuzione dei proventi dell'estrazione petrolifera, la gravissima situazione che affligge le popolazioni del Delta del Niger, le violazioni dei diritti umani e ambientali legati alle pratiche poco sostenibili delle multinazionali che operano nel territorio, tra cui la nostra ENI, rimangono ferite aperte nella società nigeriana, che hanno portato al proliferare di gruppi organizzati che chiedono il rispetto del territorio, dell'ambiente e dei diritti dei cittadini nigeriani.

Come italiani non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle violazioni commesse dall'ENI in Nigeria, perché la povertà, la violazione dei diritti umani e i 20 milioni di nigeriani che vivono con due dollari al giorno continuano ad esistere. Perché sono legati al tema della politica estera ed energetica del nostro paese. E perché, purtroppo, la responsabilità è anche nostra.

Cosa fa A Sud

Attività di denuncia, informazione e sensibilizzazione: Nel gennaio 2007, a seguito del rapimento in Nigeria da parte del MEND (Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger) un altro dei numerosi movimenti organizzati del Delta del Niger - dei tre tecnici italiani dell'ENI Cosma Russo, Francesco Arena e Roberto Dieghi, subito rilasciato, e del libanese Imad Saliba A Sud, insieme a Padre Alex Zanotelli e a PeaceLink, diffonde un comunicato in cui chiede la liberazione degli ostaggi; un impegno da parte del governo italiano ad impegnarsi per monitorare l'attività della sua impresa; invita le associazioni della società civile ad aderire all'appello. In poco tempo si costruisce una rete di associazioni, movimenti e sindacati di base che aderiscono all'appello ed iniziano ad attivarsi sulla questione.

Il MEND, costituito da giovani della poverissima etnia Ijaw, è venuto alla ribalta lo scorso anno (febraio 2006) con rapimenti, sabotaggi di oleodotti e attacchi alle piattaforme di Agip, Chevron e Shell. Chiede una redistribuzione dei redditi petroliferi a favore delle popolazioni nigeriane.

Il 23 gennaio 2007, in contemporanea con Forum sociale mondiale, le associazioni aderenti organizzano un sit-in sotto la sede dell'ENI e lanciano un nuovo comunicato. Sono presenti i rappresentanti delle associazioni A Sud, Attac, Casa delle Culture, Confederazione Cobas, RdB Energia, Crbm, PeaceLink, Internet network for peace, Geologia senza Frontiere, Ass. Alternativamente, Ass. Cult. Aurum Il divenire, Ass. Grano di Sale, Amisnet, Altre Mappe, Sud Pontino Social Forum, Centro Culturale la Pietra Vivente, Coordinamento Nord/Sud del Mondo, Casa della cultura Antiatomica.

Il sit-in è l'occasione per chiedere al governo italiano e all'ENI un maggior impegno per garantire il rilascio dei lavoratori italiani e un' equa soluzione della controversia, il risarcimento per i danni ambientali e sociali provocati, una bonifica ambientale e l'applicazione di politiche rispettose dei diritti umani, ambientali, economici e sociali che consentano un'equa redistribuzione dei proventi dell'attività petrolifera. Viene inoltre chiesto ai capigruppo di camera e senato delle forze politiche dell'Unione un incontro urgente per affrontare e cercare una risoluzione alle questioni che il sequestro degli italiani e le attività dell'ENI pongono sul piano della politica estera, della politica energetica e ambientale del nostro paese.

Tra febbraio e marzo si susseguono, oltre alle assemblee interne, gli incontri istituzionali:

Il 6 febbraio 2007 una delegazione composta da Alex Zanotelli, A Sud, Cobas, Casa delle Culture ed RdB incontra il ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, i capogruppo alla Camera dei Verdi e Prc Angelo Bonelli e Gennaro Migliore, il consigliere regionale Alessandro Metz e il parlamentare Paolo Cacciari.

Il ministro dell'ambiente si impegna a prendere misure contro la pratica del gas flaring e a chiedere al Ministro Padoa Schioppa un intervento sull'ENI affinché l'azienda italiana assuma un comportamento ecologicamente responsabile. L'on. Paolo Cacciari presenta un'interrogazione parlamentare sulle attività dell'ENI. Si profila l'ipotesi di una di parlamentari di diverse forze politiche e della società civile che si rechi sul Delta del Niger per verificare la drammatica situazione e dare un segnale politico chiaro su uno scandalo destinato ad allargarsi con il passare dei giorni.

Pochi giorni dopo il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, facendo seguito all'appello lanciato dalla società civile, incontra padre Alex Zanotelli e Giuseppe De Marzo, portavoce di A Sud. Si impegna a portare la questione al Presidente del Consiglio Romano Prodi e ad attivarsi affinché l'Italia cessi la pratica del gas flaring. Dice inoltre che consulterà i capigruppo della camera Bonelli e Migliore per vagliare la proposta di una commissione ufficiale all'interno della commissione ambiente del parlamento che verifichi la situazione del Delta del Niger e le responsabilità dell'ENI.

Ai numerosi incontri istituzionali non ha fatto seguito, purtroppo, sinora nessuna azione concreta.

Il 17 marzo 2007 la vicenda del rapimento in Nigeria dei due tecnici dell'ENI Francesco Arena e Cosma Russo si conclude con la loro liberazione, dopo circa cento giorni di sequestro nelle mani del Movimento di Emancipazione del Delta del Niger.

La campagna, pur esprimendo soddisfazione per la risoluzione positiva del rapimento, ha invitato allo stesso tempo le istituzioni, la stampa e la società italiane a non considerare risolte le questioni connesse con questo rapimento. L'iniqua distribuzione dei proventi dell'estrazione petrolifera, la gravissima situazione che affligge le popolazioni del Delta del Niger, le violazioni dei diritti umani e ambientali legati alle pratiche poco sostenibili delle multinazionali che operano nel territorio, tra cui la nostra ENI, rimangono temi aperti.


Tratto da:
Campagna ENI's Watch
su
A Sud, Italia, 2008

Articoli di riferimento:
Consulta la scheda del conflitto


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