mercoledì 10 settembre 2008

La Mongolia in cerca di un terzo vicino

In un centro di formazione a ovest di Ulan Bator, truppe provenienti dalla Mongolia, dagli Stati Uniti e da altre nazioni partecipano alle esercitazioni militari Khaan Quest 2008.

Durante un periodo di tre settimane, quasi 500 soldati e delegati militari provenienti da tutto il mondo parteciperanno a esercitazioni finalizzate a migliorare le operazioni multinazionali di mantenimento della pace.


Duecentoventi tra questi soldati sono mongoli e altri 100 vengono dagli Stati Uniti. Sono presenti anche rappresentanti di Thailandia, Nepal, Francia e India.

Come ti po di esercitazioni queste sono relativamente piccole, ma hanno un valore simbolico.

Esse rappresentano il continuo impegno da parte della Mongolia per costruire legami che si estendano al di là delle due super-potenze che la circondano.

'Altri vicini'

La Mongolia è inscatolata tra la Cina e la Russia, che in passato ne hanno se ne sono divise il controllo.

La dinastia Qing ha governato la Mongolia per più di 200 anni. Ha assorbito intere fasce di quello che una volta era il grande impero mongolo, tra le quali quella che ora è la Regione Autonoma della Mongolia Interna, in Cina.

Alla caduta della dinastia Qing nel 1911, la Cina e la Russia si sono disputati la Mongolia fin quando un governo comunista sostenuto dai sovietici prese il potere nei primi anni ‘20.

La Mongolia funzionava come uno stato satellite sovietico e serviva da cuscinetto con la Cina. Truppe sovietiche stazionavano nel Paese e la politica, per la maggior parte, rispecchiava quella di Mosca.

Al crollo dell'Unione Sovietica la Mongolia si è spostata verso una libera economia di mercato e una democrazia parlamentare, che è stata generalmente stabile.

Oggi la Mongolia sa di dover mantenere stretti legami con i suoi due potenti vicini, entrambi di vitale importanza per questo Paese senza sbocchi territoriali.

La Cina è il più grande partner commerciale della Mongolia, seguita dalla Russia. La Russia garantisce quasi tutte le forniture di petrolio mentre la Cina ne controlla l'accesso ai porti. Sia Cina che Russia sono dei grandi investitori ed entrambi hanno gli occhi saldamente incollati sulla ricchezza di minerali della Mongolia.

Ma la giovane democrazia mongola, memore della passata subordinazione a Mosca e consapevole del vorace appetito di risorse naturali della Cina, guarda alla diversificazione dei legami internazionali come alla migliore garanzia della sua indipendenza politica ed economica.

Così essa ha cercato di costruire nuove relazioni, sia con l'Occidente che con le altre nazioni asiatiche, in una varietà di aree diverse. In Mongolia questa viene chiamato la politica del "terzo vicino".

"Nessuno nega che la Russia e la Cina siano i pesi massimi nella regione, ma la Mongolia ha deciso di avvicinare altri Paesi come 'terzo vicino' fin dalla metà degli anni ‘90", ha detto William Infante, direttore di Asia Foundation per la Mongolia, un'organizzazione non governativa che promuove la democrazia e lo sviluppo.

"Essa riconosce che diverse relazioni commerciali e politiche sono un elemento di maggiore stabilità. Quindi, anche se gran parte delle relazioni sono con Cina e Russia, essa coltiva altri tipi di relazioni con un ampio campo di attori sulla scena internazionale".

Concessioni minerarie

A tal fine la Mongolia ha cominciato ad espandere il suo impegno in missioni e organizzazioni internazionali.

Cinque anni fa ha inviato un piccolo spiegamento di truppe in Iraq come parte della "coalizione dei volenterosi". Tale impiego è stato rinnovato anno per anno da allora.

Anche la Mongolia ha soldati in Afghanistan e ha contribuito alle forze di pace delle Nazioni Unite per le missioni in Paesi quali Repubblica Democratica del Congo e Sierra Leone.

Essa è membro del Forum regionale ASEAN (ARF) e sta cercando l’adesione alla Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC).

E’ forse rivelatore il fatto che non abbia mai cercato la piena adesione alla Shanghai Cooperation Organization (SCO), un raggruppamento di sicurezza che comprende la Russia, la Cina e altre nazioni dell'Asia centrale, restando nel ruolo di Paese osservatore.

La Mongolia è anche attivamente alla ricerca di partner provenienti da tutto il mondo per aiutarla a sfruttare i vasti giacimenti di rame, oro, uranio e carbone. Non vi è carenza di volontari ben disposti, gli altri Paesi fanno a gara a stringere legami commerciali.
I maggiori leader mondiali hanno visitato la Mongolia negli ultimi anni.

Tre anni fa il presidente George W. Bush divenne il primo leader degli Stati Uniti a visitare la Mongolia. Il primo ministro del Giappone, maggiore donatore di aiuti alla Mongolia, ha fatto seguito un anno dopo, poi il ministro degli Esteri australiano. Il Canada presto aprirà un'ambasciata.

Delegati per questioni di commercio provenienti da nazioni della UE sono visitatori abituali mentre le multinazionali sono già sul terreno. La Rio Tinto australiana e la Ivanhoe Mines canadese sono in attesa di approvazione definitiva su un accordo da 3 miliardi di dollari per sfruttare i depositi di rame nella regione del Gobi meridionale.

Ci sono problemi, il Paese è ancora in un processo di costituzione delle sue istituzioni per poter gestire le sue risorse e assicurare i benefici ai suoi 2,7 milioni di abitanti.

La corruzione è una preoccupazione, e gli scontri politici hanno impedito agli accordi di andare avanti. Gli investitori sono preoccupati da una nuova ricaduta fiscale e dalla questione della partecipazione statale in progetti chiave.

Ma in termini di politica, secondo Infante, la porta è aperta a tutti.

"È improbabile che l'equilibrio si allontani da una politica di diversificazione degli investimenti stranieri", ha detto. "Non vedo nessun Paese in un ruolo di monopolio o comunque sproporzionato a scapito di altri."

'La linea di fondo'

All'inizio di questo mese il Presidente russo Dmitry Medvedev ha dichiarato che il suo governo dovrebbe cercare di mantenere rapporti privilegiati nei Paesi che ritiene nell'ambito della sua sfera di influenza.

Potrebbe così la politica del "terzo vicino" della Mongolia entrare in rotta di collisione con gli ex-dominatori?

No, almeno secondo ciò che afferma il dr. Kerry Brown della Britannica think-tank Chatham House. La Mongolia potrebbe voler espandere i suoi legami internazionali, ma sa dove fermarsi.

"I mongoli sono stati realisti con la loro diplomazia e la costruzione di buone relazioni in tutto il mondo".

"Ma sanno riconoscere la linea di fondo, possono avere relazioni tanto amichevoli quanto vogliono con l'Unione Europea e l'Occidente ma, davanti a un qualsiasi tipo di conflitto o di tensione, agirebbero per conto loro."

Mantenere lo status quo è nell'interesse di tutti i lati; Brown non prevede l'insorgere di alcun tipo di grave conflitto.

Il direttore Infante è d'accordo. Le circostanze sono diverse, egli dice, sia in termini di questioni regionali e che di politica estera.

"Non credo che la Mongolia abbia alcun timore che la Russia ostacoli la sua espressione della sicurezza nazionale", ha detto.

Ecco perché le esercitazioni che si svolgono presso il Centro di Formazione Five Hills vicino a Ulan Bator non provocheranno nessun incidente internazionale. In effetti, sia la Russia e che la Cina hanno osservatori presenti.

Ma queste esercitazioni rappresentano la volontà della Mongolia di diventare un partner utile e, in tal modo, fissare in maniera indelebile la sua identità di nazione moderna.


Tratto da:
Why Mongolia wants more neighbours di Philippa Fogarty
su
BBC NEWS, Regno Unito, 10 settembre 2008
tradotto da Bruno Picozzi


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