lunedì 20 ottobre 2008

Gli indigeni colombiani persistono nella lotta per i loro diritti

Un milione e trecentomila indigeni colombiani hanno iniziato questo sabato la seconda settimana di una minga (giornata comunitaria) convocata per reclamare terre che gli apparterrebbero ancestralmente, in una protesta che presenta già il saldo di due morti e più di sessanta feriti, dovuti alla repressione della polizia.

"Siamo decisi alla lotta contro il genocidio dei popoli indigeni nel paese", ha detto il segretario generale dell'Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia (ONIC), Luis Fermando Aias, che ha avvertito che la protesta continuerà indefinitamente "fino a che il Presidente Alvaro Uribe non ci ascolterà".

Intanto, il presidente di questa nazione, Alvaro Uribe, ha proposto questo sabato di comprare terre per gli indigeni in una zona del dipatimeno del Cauca (Sudovest), come soluzione alle proteste di questo gruppo etnico.

Uribe ha avvertito che la polizia antisommossa rimarrà nella zona.

"Ciò che propongo ai compatrioti, ai ministri, è comprare le terre: chiediamo un ribasso dei prezzi e gettiamoci questo problema alle spalle", ha dichiarato Uribe durante un consiglio comunitario del Governo nel municipio di Quetame, nella zona centrale del paese.

Le terre da comprare sono ubicate nella località di Caldono, di popolazione paéz e guambiana, i cui leader assicurano di esserne i legittimi proprietari da età ancestrale.

L'ordine presidenziale fu inviato ai ministri dell'Interno e della Giustizia, dell'Agricoltura e della Protezione Sociale, che cercano un accordo con i delegati dei più di settemila indigeni che reclamano l'occupazione della terra.

Gli indigeni e questi funzionari, che sono stati designati delegati dal presidente Uribe, si riuniscono nella sede del Governatorato di Cauca, nella città di Popayán, capoluogo di questo territorio.

Alcuni minuti prima di iniziare la riunione, i ministri Fabio Valencia, degli Interni e Giustizia; Andrés Felipe Arias, dell'Agricoltura, e DiegoPalacio, della Protezione Sociale, hanno dichiarato ai giornalisti che il governo "non ammetterà posizioni o vie traverse", come quella di occupazioni di strade e poderi.

All'incontro prendono parte anche il governatore del Cauca, Guillermo Alberto Gonzáles MOsquera, e funzionari dell'amministrazione dipartimentale.

Nonostante che il governo colombiano assicuri che queste manifestazioni hanno l'appoggio delle Forze Rivoluzionarie della Colombia (FARC), il segrtariato della ONIC ha assicurato che "non c'è alcun tipo di infiltrazione o di interesse oscuaro".

I reclami sulla terra da parte degli indigeni, il rispetto di accordi sottoscritti dal governo, il rispetto dei loro diritti, la loro neutralità rispetto al conflitto armato, e la firma da parte del governo colombiano della Convenzione sui Diritti Indigeni dell'ONU, sono le principali rivendicazioni.

Sui reclami sulla terra, il presidente Uribe assicura che gli aborigeni posseggono il 27% del territorio della nazione.

Sebbene Arias confermi questa percentuale, riconosce che dal 1961 il governo colombiano ha consegnarto solo 200.000 ettari, e gli altri sono stati conservati in loro nome.

Da parte loro, i 225.000 indigeni Uwa che abitano nel nordest del paese, hanno dichiarato che la loro lotta serve a evitare che la compagnia petrolifera di stato Ecopetrol sfrutti il loro territorio.

"Il governo sostiene che non sta svolgendo operazioni nella riserva, ma temiamo che successivamente, in fase di esplorazione, entrino nella zona. Il petrolio è il sangue della Madre Terra", ha detto alla AFP Armando Tengria, segretario deò consiglio della comuntà.

Si oppongono anche a un trattato di libero commercio (TLC), sottoscritto dalla Colombia con gli Stati Uniti, perché secondo Tengria "arrivano le multinazionali e saccheggiano le risorse naturali dei territori indigeni".


Tratto da:
Indígenas colombianos persisten en la lucha por sus derechos
su telesur, Venezuela, 20 ottobre 2008
tradotto da Gianluca Bifolchi per Achtung Banditen


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