lunedì 13 ottobre 2008

Lo Zimbabwe appeso a un filo

Intrappolato tra le onde di una crisi politica che dura ormai da mesi, lo Zimbabwe si affida ancora una volta alla mediazione del sudafricano Thabo Mbeki, l'ex - presidente silurato poche settimane fa dalla stessa leadership del suo partito, per far uscire il dialogo politico dalle secche. Lo Zanu - Pf, il partito del presidente Robert Mugabe, e l'opposizione guidata dal Movement for Democratic Change sono ancora una volta ai ferri corti sulla spartizione dei ministeri nel nuovo governo di unità nazionale. Ma superare la nuova crisi potrebbe rivelarsi più difficile del previsto.

Il dialogo tra le parti languiva ormai da giorni quando sabato, in una specie di golpe istituzionale, lo Zanu - Pf ha fatto pubblicare sul quotidiano Herald una presunta lista dei ministri destinati al partito di Mugabe: 14 dicasteri in tutto, tra cui quelli della Difesa, Giustizia, Affari Esteri, Media e Governi Locali. Alle due fazioni del Mdc, guidate rispettivamente da Morgan Tsvangirai e Arthur Mutambara, sarebbero andati 16 ministeri, tra cui quello del Lavoro e della Pianificazione economica. Ma il partito di Tsvangirai ha immediatamente smentito l'accordo, definendo la spartizione la "lista dei desideri" dello Zanu - Pf. In questo modo, infatti, al partito di Mugabe sarebbe rimasto il controllo su polizia, Forze Armate e organi di informazione, i tre gangli vitali del sistema di potere del vecchio presidente, al potere ormai dal 1980.

Secondo il portavoce del Mdc, Nelson Chamisa, messosi in contatto con PeaceReporter, quello dello Zanu - Pf "è un atto di pazzia, che rischia di mandare a monte l'accordo" per la nascita del governo di unità nazionale, raggiunto da Mugabe, Tsvangirai e Mutambara lo scorso 15 settembre. "Questo atto di perfidia - prosegue Chamisa - è la negazione dello spirito di unità che dovrebbe caratterizzare qualsiasi accordo di divisione del potere". Messa ancora una volta all'angolo dall'offensiva dello Mdc, l'opposizione ha lanciato un accorato appello alla Southern African Development Community, a cui è demandata la mediazione, perché faccia tornare alla ragione Mugabe.

Volato in tutta fretta nella capitale Harare, Mbeki lunedì tenterà di salvare il salvabile, incontrando le parti e cercando di capire se c'è ancora margine per far dialogare i tre contendenti. Silurato dalla leadership dell'African National Congress poche settimane fa, e al centro di una crisi politica in patria che potrebbe portare alla spaccatura del partito, Mbeki ha comunque mantenuto il ruolo di mediatore per conto della Sadc. Ma c'è il dubbio che il suo diminuito credito politico possa andare a discapito dei colloqui. "E' chiaro che la Sadc ritiene che solo Mbeki possa fungere da mediatore nella crisi - spiega a PeaceReporter l'analista Tanana Mpanyane - ma cosa succederà se Mbeki dovesse pare qualche passo falso? Lo Zimbabwe si rivolgerà direttamente al governo sudafricano?" Colpiti da un'emergenza economica senza precedenti, che ha fatto schizzare l'inflazione al 231.000.000 percento, ad Harare vedono assottigliarsi sempre di più il filo del dialogo. Anche perché la scarsa propensione al dialogo da parte dello Zanu - Pf è sempre più evidente.


Tratto da:
Lo Zimbabwe appeso a un filo di Matteo Fagotto
su Peacereporter, Italia, 13 ottobre 2008


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