giovedì 2 ottobre 2008

India, il massacro di Cristiani non si ferma

Da un mese lo Stato indiano dell'Orissa è teatro di episodi di violenza tra le comunità cristiane e i fanatici induisti. Epicentro degli scontri è il distretto di Kandhamal, dove gli induisti stanno distruggendo i luoghi di culto e le abitazioni dei cristiani. L' Orissa è una delle zone indiane più povere, identificata per tradizione con le fasce più discriminate della popolazione, (i 4/5 della popolazione sono intoccabili, o paria, o dalit, cioè nella scala sociale sono fuori casta). Il bilancio delle violenze è di 59 morti, 115 chiese cristiane distrutte, abitazioni danneggiate, e 50mila Cristiani sfollati che trovano rifugio nelle foreste, dove continuano a ricevere minacce dai fondamentalisti.

L'episodio che ha fatto esplodere le persecuzioni risale al 23 agosto quando l'uccisione del radicale indù Swami Laxananda è stata attribuita ai Cristiani, anche se la Polizia ha identificato come responsabili i Maoisti. Swami era stato accusato di aver ispirato la precedente fase di violenze nel dicembre scorso. Il massacro dell'ultimo mese "non è che il secondo tempo di una partita cominciata molti anni fa", commenta il giornalista Giorgio Benardelli, dell'Istituo Pontificio Missioni Estere (www.pime.org), che è stato in Orissa a febbraio. I responsabili principali delle minacce sono considerati i radicali del Visha Hindu Parishad e del Rastriya Swayamseyak Sangh, (RSS) che costringono i tribali convertiti al cristianesimo a riconvertirsi all'induismo dietro pesanti minacce. I gruppi fondamentalisti girano per i villaggi dell'Orissa per far firmare una carta dove i Cristiani attestino la conversione all'induismo. Laddove i gruppi estremisti mescolano il fondamentalismo religioso al nazionalismo più estremo, dando una loro interpetazione dell'induismo di Ghandi, il governo centrale indiano sembra restare inerme.

Le radici profonde dell'odio
Come spiega Benardelli, nel suo saggio ‘Orissa, i perseguitati di serie B', pubblicato sul sito del PIME, "Dietro il fanatismo religioso si nasconde un motivo di ordine sociale. Il vero problema non sono le conversioni al cristianesimo, ma l'opera di promozione, di sostegno e assistenza che negli ultimi 140 anni in Orissa i Cristiani hanno compiuto verso le caste più deboli. I tribali e i dalit hanno avuto in questo modo accesso allo studio e all'attività nei villaggi. La violenza a Kandhamal non è semplicemente l'eredità di un passato che fa fatica a lasciarsi alle spalle. Lo scontro riguarda il presente e il futuro dell'Orissa, e riguarda soprattutto chi dopo essere stato ai margini della società inizia ad alzare la testa".

In un rapporto del Centro Asiatico per i diritti umani (ACHR) dal titolo ‘Khandamal massacre: where is the state?’, viene posto il problema di uno Stato assente che non riesce a controllare la situazione. Gli abitanti dell'Orissa erano tribù indigene, esattamente il 52 per cento della popolazione, 650 mila persone, indicati nella costituzione dell'India come scheduled tribes ("tribù inventariate"). a cui vanno aggiunti gli intoccabili o dalit, le persone escluse dalle caste, che sono il 18 per cento. Negli ultimi anni, come si legge nel rapporto, 160mila persone si sono convertite al cristianesimo, uscendo dal sistema delle caste. L'ACHR riconosce che il territorio di Kandhamal è blindato e controllato da persone del partito conservatore BJP , Bharatiya Janata Party, e dal gruppo religioso indù VHP, Vishua Hindu Party, dove la polizia statale trova troppo difficile entrare nel conflitto e regolare le tensioni. Una situazione, per la quale, a detta dell'associazione, non è esenta da colpe il governo centrale, accusato di non impegnarsi abbastanza nel sedare i disordini.

"Non è un caso -sostiene padre Jimmy Dhabby, direttore a New Delhi dell'Indian Social Institute- che queste violenze contro i Cristiani siano scoppiate proprio quando le prossime elezioni sono attese per maggio 2009, e in Orissa si voterà anche per il governo locale". E' noto che i conflitti inter-religiosi polarizzano le comunità e creano un clima di paura. Questo spiega le campagne di odio lanciate dal partito conservatore nazionale del BJP, che spera di avere più voti possibile per vincere le elezioni. Il sistema democratico indiano, che si basa sul 'vote banks', le banche dei voti, porta gli elettori a votare esponenti dello stesso gruppo che appartengono alla stessa religione.


Tratto da:
Il massacro non si ferma
su PeaceReporter
, Italia, 1 ottobre 2008


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