giovedì 23 ottobre 2008

Il Presidente del Senegal respinge le sanzioni alla Mauritania

Il Presidente del Senegal Abdoulaye Wade si oppone all'idea di imporre sanzioni ai leader del colpo di stato in Mauritania. Nel frattempo il Generale golpista Ould Mohamed Abdelaziz ha promesso elezioni molto presto

In questo modo Wade ha rotto la compattezza dei leader africani secondo quanto afferma il corrispondente della BBC dall'Africa occidentale, Will Ross.

Questa settimana l'Unione Europea ha dato alla Mauritania un mese di tempo per reinstaurare l'ordine costituzionale.

Gli Stati Uniti la scorsa settimana hanno imposto un divieto di ingresso per coloro che nel mese di agosto hanno preso il potere in Mauritania con un colpo di stato ai danni del primo governo democraticamente eletto del Paese.

Il Presidente Wade ha detto di preferire la mediazione alle sanzioni.

"[Le sanzioni] Non toccano mai i leader", ha affermato, aggiungendo che mentre un leader elude facilmente le sanzioni è la popolazione a riceverne l'impatto.

I leader militari hanno giustificato la loro azione dicendo che il deposto presidente aveva omesso di affrontare le sfide reali in materia economica e di sicurezza.

Il nostro corrispondente dice che il golpe gode di molta popolarità tra i membri dell'Assemblea Nazionale e del Senato.

Il Presidente Wade ha suggerito che questo fatto debba essere preso in considerazione.

L'UE deve continuare i colloqui con i leader militari che hanno rovesciato il primo presidente della Mauritania eletto democraticamente, Sidi Mohamed Ould Cheikh Abdallahi, il quale rimane agli arresti domiciliari.

Gli aiuti non umanitari sono già stati sospesi.

L'Unione africana ha sospeso l'adesione della Mauritania poco dopo il golpe e ha minacciato di imporre ulteriori sanzioni se l'onorevole Abdallahi non sarà liberato prima del 6 ottobre.


Tratto da:
Wade rejects Mauritania sanctions
su BBC News, Regno Unito, 23 ottobre 2008
tradotto da Bruno Picozzi


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Colpo di stato militare in Mauritania, arrestati presidente e premier

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Golpe in Mauritania: l'analisi di Lettera22


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