lunedì 20 ottobre 2008

Tijuana: guerra all'interno del cartello Arellano-Félix

“Siamo persone dell'ingegnere indebolito”. Un messaggio sinistro accompagna corpi massacrati, con la testa carbonizzata, ennesima macabra scoperta in quel di Tijuana, Baja California. Sono decine ormai, nella settimana tra fine settembre e inizio ottobre gli omicidi barbari che hanno segnato il territorio messicano al confine con gli Usa. E che portano il segno di una lotta tra cartelli. O, per meglio dire, una guerra intestina al cartello Arellano Félix, per decimare gli uomini dell' “Ingegnere”. Sembra infatti impossibile scollegare questa nuova folata di violenza dalla situazione interna del cartello che comanda a Tijuana ma che vede, giorno dopo giorno, franare terreno intorno a sé. Lo confermano le autorità giudiziarie, è vero, ma le sorti del clan Arellano Félix sembravano, se non segnate, quantomeno difficili già nel 2006.

Il nuovo leader

Sono passati poco più di due anni, da quell'agosto. Lo yacht “Dock Holiday” era alla fonda nel rilassante scenario delle acque internazionali della Baja California, a Cabo San Lucas, nei pressi di La Paz, quindici miglia dalla costa. Dopo un lungo appostamento e un preciso lavoro di osservazione la Guardia Costiera, operante per conto della Dea, avvicinava il panfilo, attraccava ed effettuava alcuni arresti eccellenti. Sull’imbarcazione stava infatti trascorrendo le vacanze il Francisco Javier Arellano Félix, esponente di primo piano all’interno del cartello di Tijuana.
Un altro duro colpo per la compagine degli Arellano Félix, dopo che Ramón era stato ucciso nel 2002. Da quel giorno il cartello che controlla la zona immediatamente a sud di San Diego ha attraversato un periodo difficile, alla costante ricerca di un nuovo leader che assumesse la guida dell'organizzazione. Eduardo Arellano Félix, l'ennesimo fratello, è tuttora ricercato, ma non è stato lui a raccogliere l'eredità di leader. Fernando Sanchez Arellano ha 33 anni ed è il nipote dei più famosi zii, un tempo a capo del cartello. “El Ingeniero”, come viene soprannominato è ora considerato il successore di Francisco Javier, a capo della famiglia criminale. A lui dunque erano diretti i messaggi trovati sul luogo del delitto. Un attacco diretto ai suoi uomini. Da parte di chi?

Segnali di guerra

Dopo l'ennesima mattanza anche il procuratore generale Rommel Moreno Manjarréz ha constatato che la guerra lungo la frontiera settentrionale è evidentemente uno scontro interno al cartello di Tijuana. A contrapporsi al “Ingeniero” sarebbe Teodoro Garcia Simental, detto “El Teo”, un ex affiliato del cartello di frontiera e ora principale avversario di Sanchez Arellano. Il nuovo leader sarebbe entrato in contrasto con il sottoposto per aver richiesto di cessare la pratica dei rapimenti in zona, pratica che ha sempre portato le forze dell'ordine a inasprire la lotta al cartello. Una richiesta respinta da Garcia che ha condotto a una scissione interna culminata in uno scontro a fuoco, lo scorso aprile. Quindici corpi a terra, in un bagno di sangue. “El Teo” in fuga, verso lo Stato di Sinaloa. Giusto il tempo di riorganizzarsi. Per poi colpire. Non a viso aperto. Ma gli effetti sono egualmente devastanti. Le prime avvisaglie ad agosto, con quattro corpi decapitati; poi una successione terribili di omicidi. La settimana scorsa, altri otto morti, due dei quali con la testa decapitata posta sul busto e un messaggio di morte sempre indirizzato a “El Ingeniero”.
La vendetta del “Teo” sembra prendere una macabra forma e la violenza non può che aumentare: due piccoli eserciti, con un centinaio di mani armate, dislocate sulla Costa, Sanchez, o padroni della zona est della città, Garcia.

Alianza de Sangre ?

Garcia Simental è tornato in città più forte di prima. Il suo viaggio nello stato di Sinaloa gli ha permesso di venire in contatto con il potente cartello di Sinaloa, di Joaquin “El Chapo” Guzman, che gli ha fornito appoggio militare per rientare a Tijuana in pompa magna. «Lo schema d'azione del cartello di Sinaloa è presente nel modus operandi utilizzato nell'uccisione delle persone» ha dichiarato il procuratore generale Rommel Moreno Manjarréz. Alcune fonti raccolte dal periodico di Tijuana, Zeta, fanno riferimento anche alla possibilità di un contatto tra Garcia e Edgar "La Barbie" Valdez Villarreal, il principale riferimento militare del cartello di Sinaloa, nonché capo dei paramilitari del cartello, i Los Negros. L'accordo potrebbe prevedere non solo un mero attacco vendicativo al nipote degli Arellano Félix, quanto un vero e proprio tentativo di prenderne il posto a capo del cartello. Tutto questo con l'aiuto di Guzman che potrebbe in questo senso trovare un'alleanza importante sull'area pacificia, se Garcia dovesse riuscire a scalzare il giovane Arellano. Il cartello di Tijuana soffocato dagli arresti e dalle uccisioni potrebbe dunque soccombere. E se il cartello di Sinaloa è attivamente interessato, i rivali del cartello del Gulfo non sono da meno. Alcune uccisioni, dice il procuratore Martin Rubio «presentano i tipici tratti dell'organizzazione con base nel sud del Texas». E se fosse davverò così, Tijuana, città di frontiera potrebbe diventare la Nuevo Laredo della costa pacifica: teatro dell'ennesima strage tra i cartelli per il controllo di uno snodo cruciale del narcotraffico, là verso il Texas, qui verso la California statunitense.


Tratto da:
Tijuana, un'altra Nuevo Laredo? Guerra all'interno del cartello Arellano-Félix di Stefano Fantino
su liberainformazione
, Italia, 10 ottobre 2008


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