Il presidente della Guinea Equatoriale ha grossi problemi di salute, tanto che pare imminente la fine della sua lunga avventura a capo del paese. Nella Repubblica della Guinea Equatoriale il presidente non cambia dal 1979. Nonostante le cronache lo restituiscano come colui che liberò il paese dalla dittatura di Francis Macias Nguema, al potere dal 1964, quasi sempre dimenticano di sottolineare come di quella dittatura egli fosse il capo della spietata polizia segreta e come il dittatore fosse suo zio. Francis Macias era riuscito nella non trascurabile impresa di ridurre di un terzo la popolazione del paese, mentre in quegli anni nei restanti paesi dell'area era in corso un boom demografico. Pare che Teodoro non abbia rinunciato ad ereditare anche una collezione di teschi che faceva parte del feticcio del potere dello zio, che preferiva esercitare il controllo demografico uccidendo in massa gli adulti non abbastanza lesti a lasciare il paese.
Il paese è veramente piccolo, una parte continentale derelitta e una parte insulare che raccoglie la maggioranza della popolazione. Sull'isola maggiore c'è la capitale, all'interno della quale, in una zona cinta da barriere, vive la corte del “presidente”: Sua Eccellenza Teodoro Obiang Nguema Mbasogo. Teodoro non è molto popolare in patria e così ha riservato una zona sicura della capitale ai suoi, all'interno della quale la sua sicurezza è garantita dai mercenari marocchini della Guardia Presidenziale. Secondo il britannico The Indipendent, Teodoro fa sembrare Robert Mugabe “stabile e benigno” al confronto. Mugabe è il dittatore dello Zimbabwe che da anni accoglie l'aperta ostilità britannica ed anglosassone, praticamente l'unico in tutta l'Africa.
I media appartengono alla famiglia del presidente e gli oppositori sono in esilio, visto che Sua Eccellenza ha minacciato di bollire e quindi mangiare i testicoli dei principali avversari politici e che qualcuno sostiene che lo faccia davvero. La feroce dittatura ha anche altre peculiarità che la rendono particolarmente degna d'attenzione, in particolare quella di essere seduta su un mare di petrolio. Con una popolazione inferiore al milione di abitanti e un reddito di oltre 20.000 dollari pro-capite l'isola è un piccolo Kuwait africano, ma curiosamente oltre il 90% della popolazione vive nella miseria più assoluta.
Un dato che stride con un reddito pro-capite che per l'Africa Sub-Sahariana risulta stratosferico. Nonostante sia tra i 60 paesi più ricchi del mondo, la sua popolazione risulta tra le più povere, non ci sono servizi sociali e la ricchezza derivante dal petrolio prende la via delle banche estere. In compenso ottiene un ottimo ottavo posto nella classifica dei paesi più corrotti scalando qualche posizione. Sarà per questo che Teodoro ha subito un calo elettorale, dal 99.5% al 97% dei consensi.
Per migliorare l'immagine del paese Teodoro non bada a spese e ha arruolato anche note agenzie di New York impegnate nel lobbying e nelle pubbliche relazioni; il regime versa da anni quasi mezzo milione di dollari al mese a tre o quattro di queste associazioni professionali, che però non é che possano far miracoli. Anche perché Teodoro deve avere davvero un brutto carattere, sull'isola di Malabo si accede con difficoltà da sempre, ma da quando qualche anno fa una banda di mercenari associati a Mark Thatcher (proprio il figlio dell'ex premier britannico) fu catturata nel bel mezzo di un tentativo di golpe, le cose sono peggiorate. Il fallito golpe se non altro è servito ad accendere una luce sulle carceri di Teodoro, la moglie del mercenario sudafricano Nick Du Toit, gradito ospite delle galere di Teodoro, ha messo in piedi un'apposita associazione per denunciare le torture che vi si praticano sul marito.
Pare che la banda mercenaria fosse vicina ad un fratello del dittatore, a suo volta avvicinato da parte europea, ma sono dettagli. La figura d'insieme vede un intero paese ostaggio di un clan mafioso gestito da uno psicopatico. Quando recentemente l'Onu ha lamentato la presenza di una bidonville attorno a Malabo, Teodoro ha risolto spianandola e cacciando gli abitanti nella foresta. Ovviamente abbattere un regime del genere, privo di forza militare e sostegno popolare, sarebbe un gioco da ragazzi per molti paesi, vicini e lontani, ma questo non accade.
Non accade perché gli equato-guineani non hanno stampa, nessuno conosce i loro tormenti e nemmeno la grottesca dittatura che li governa sin dall'indipendenza, ma soprattutto perché a trarre enorme vantaggio dalla dittatura è la EXXON, che ha controlla il 70% delle estrazioni del paese e che paga a Teodoro royalties decisamente più basse della media di mercato. Il resto dei blocchi se lo dividono altre compagnie americane e una cinese.
Non è un caso che Bush abbia dichiarato qualche anno fa uno spostamento del baricentro delle forniture petrolifere dal Medioriente all'Africa e non è un caso che la Guinea Equatoriale sia considerata abbastanza “stabile” da assurgere a terzo fornitore dell'Africa Sub-sahariana. La zona ora copre una quota del 15% del fabbisogno statunitense, destinata nei piani a salire al 25%. Però a Washington riconoscono che le “elezioni” di Teodoro “sono state segnate da estese frodi ed intimidazioni” e che l'opposizione non si era neppure presentata. Condoleeza Rice alla fine lo presenta alla stampa americana come un “good friend”. Un amico al quale il Dipartimento di Stato ritiene opportuno fornire fondi e assistenza per l'addestramento militare.
Questo basta e avanza per far sparire dall'orizzonte qualsiasi sindacato di legittimità sul potere di Teodoro, ma rende anche evidente perché certi noti e fortissimi esportatori di democrazia ritengono che non ci sia affatto bisogno di democrazia in Guinea Equatoriale. Eppure basterebbe così poco, lo sbarco di un contingente modesto, la cattura degli Obiang e l'indizione di libere elezioni. Però c'è il rischio che qualcuno poi ridiscuta certi contratti e quindi Teodoro può dormire sogni tranquilli fino a quando non cambierà la sua politica commerciale.
Teodoro è ricevuto in Vaticano, perché è un fervente cattolico, anche se ha assurto lo zio alla divinità e dice che lui stesso è in contatto con Dio e che può, per questo, uccidere chiunque senza andare all'inferno. I suoi sudditi in maggioranza, non hanno mai goduto delle gioie dell'istruzione e sono governati con la violenza e la superstizione. Solo per un caso della vita non si è ancora incontrato con il nostro Berlusconi, il quale non avrebbe mancato di chiedergli il segreto del suo successo come già fatto con il dittatore egiziano Mubarak. Quando morirà, un'eventualità che sembra ormai prossima vista l'età e un avanzato tumore alla prostata, l'unica incertezza pare ridursi a quale dei due figli gli succederà. Lo scatenato sciupafemmine Teodorin (tutto suo padre) non sembra troppo simpatico ai petrolieri, che gli preferiscono il più raffinato Gabriel, che quindi appare favorito salvo riedizioni dell'antica storia di Caino e Abele.
Teodorin risiede abitualmente all'Hotel Crillon di Parigi e recentemente ha aggiunto alla sua collezione di bolidi una Bugatti Veyron, che passa per l'auto più costosa del mondo. Il solo valore dell'auto eccede il reddito complessivo del 90% degli equato-guineani. Il patrimonio della famiglia Obiang è enorme e comprende investimenti finanziari ed immobiliari negli USA come in Europa, ma nonostante numerose indagini criminali abbiano individuato numerose operazioni irregolari, sotto numerosi punti di vista, non un solo dollaro della famiglia Obiang è mai stato posto sotto sequestro. A nulla vale nemmeno che il regime sia indicato da tutte le ONG e gli studi ONU come uno dei peggiori del pianeta o che sia richiamato al Congresso americano e riconosciuto come peggiore di quello del defunto Saddam. Non se ne accorge nessuno, non ne parla nessuno. La dittatura della EXXON non esiste.
Tratto da:
GUINEA: LA DITTATURA DELLA EXXON di mazzetta
su Altrenotizie, Italia, 17 ottobre 2008
venerdì 17 ottobre 2008
Guinea Equatoriale: la dittatura della EXXON
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Guinea Equatoriale
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