L’Ufficio Marittimo Internazionale afferma che dall’inizio del 2008 sono state almeno 55 le navi sequestrate dai pirati nel golfo di Aden, al largo delle coste somale. Una cifra prudente perché molte compagnie marittime preferiscono non denunciare gli assalti e risolvere il problema con il pagamento di un riscatto anche per non contribuire a gonfiare un fenomeno in forte crescita.
Nel 2006 furono segnalati 10 atti di pirateria, saliti a 31 l’anno successivo. La Somalia detiene il triste primato di un fenomeno in espansione in tutto il mondo.
Nel golfo di Aden transitano ogni mese almeno 1600 navi. Un mercantile ha un valore sul mercato di almeno 2-3 milioni di dollari. Bocconi succulenti per i filibustieri che hanno le loro basi nel Puntland, una regione autoproclamatasi semi autonoma dieci anni fa, dove la pirateria ed il commercio di clandestini con lo Yemen sono divenuti affari redditizi.
I pirati sono spesso il braccio navale dei gruppi islamici fondamentalisti che da 17 anni alimentano la guerra civile in Somalia. Affari, clan, politica e religione (nell’ordine) sono i loro dettami.
Ma è interessante anche sottolineare come le compagnie assicurative hanno aumentato i prezzi delle polizze per le navi che transitano nel golfo di Aden. La richiesta e’ di almeno 10 mila dollari in più rispetto a pochi anni fa, quando il prezzo di una polizza era fissato a 900 dollari. Anzi oggi le grandi compagnie assicurative cercano di non includere i rischi della pirateria nelle coperture delle normali polizze ma di farli rientrare nelle garanzie per i rischi di guerra, imponendo così prezzi più alti. Secondo alcune stime, sarebbero denunciato solo il 10% degli attacchi.
L’industria marittima perde così ogni anno tra i 13 e 16 milioni di dollari fra costi assicurativi, sequestri e riscatti.
Gli attacchi non risparmiano neanche la navi delle Nazioni Unite che trasportano aiuti alimentari, destinati alla popolazione somala. Da sei mesi questi mercantili navigano da Mombasa (Kenya) a Mogadiscio scortate da navi da guerra della comunità internazionale.
Quello che va in on onda su Raitre è il resoconto della navigazione compiuta a bordo di una nave olandese che ha assistito (anche grazie alle forze speciali) un cargo con il cibo destinato alle zone interne della Somalia.
4 giorni di navigazione nelle acque più pericolose del mondo, l’arrivo a Mogadiscio squassata dalla guerra.
La pirateria marittima resta di attualità per il sequestro di una nave ucraina che stava trasportando 33 carri armati, armi e munizioni destinati ufficialmente al governo del Kenya ma in realtà dirette (attraverso triangolazioni economiche illecite, complicità di stato ed un vorticoso giro di tangenti) alla forze armate del Sud Sudan che si sta riarmando contro il governo centrale di Khartoum, che riceve aiuti militari dalla Cina.
Nel Sud Sudan invece vige l’embargo militare ma che può essere facilmente aggirato come emerso dalle consegne fatte nello scorso febbraio e nell’ottobre 2007 .
I nuovi pirati sono dotati di imbarcazioni veloci, strumentazioni satellitari, armi. La comunità internazionale ha dichiarato loro guerra: almeno 8 navi nel golfo di Aden cercheranno di arginare il fenomeno .
Tratto da:
I pirati della Somalia di Enzo Nucci
su Articolo 21 Liberi di, Italia, 17 ottobre 2008
venerdì 17 ottobre 2008
I pirati della Somalia
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